LA DIVINA COMMEDIA DI DANTE ALIGHIERI, CON ARGOMENTI, ED... Dante Alighieri in Digitized by Google Digitized by Google Digitized by Google - I Digitized by Google I iJ » * *■ DANTE. in. » « Digitized by Google Si trova in PIRICI, Presso I. Telalo BAnnors,' figlio, Librajo, Quai Voltaire ì n.° i u 9 ». . » • • Ti *y * / r 'J J IH f j 'Cj v l ?' / DIVINA COMMEDIA DI DANTE ALIGHIERI, Con Argomenti , ed Annotazioni scelte da' migliori Commentatori. NUOVA. EDIZIONE ■ accento di prosodia. feL " ^OMO TERZO. ;c vV^.y PARADISO. r . ». <■ AVIGNONE, Pressa Fr. Seguii» AÌKÉ,Stampatore e Librajq. l8i6. * t Digitized by Google I » I PARADISO. Ss ARGOMENTI. CANTO T. Tratta il Poeta in questo Canto , come egli fcscese verso il primo cielo ; ed essendogli nati alcuni dubbj , gli furono da Beatrice dichiarati. CANTO f T. Sale nel corpo della Luna : dove come fu giunto j muove a Beatrice un dubbio ? e questo è intorno alla cagione dell' ombre che in ossa si veggono dalla Terra : il guai dubbio ella gii risolve pienamente. CANTO tll In questo Canto pone Dante , che nel cer- chio della Luna si trovano 1' anime di quelle eh* hanno fatto voto e professione di verginità e religione, ma che violentemente n' erano state tratte fuori : delle quali gli vien dato contezza da Piccai da sorella di Forese. CANTO IV, Stando t)anfe nel medesimo cielo , da Bea- trice due verità gli si manifestano : V una del luogo de 1 Beati, Y altra della volontà mista e della assoluta. Ei propone una terza questione, la quale è del voto , se per quello si può satis- fare. « ed by Google ARGOMENTI. - * CANTO V. Solve il dubbio y Google ARGOMENTI. , § CANTO XVI, Racconta Cacciaguida quai fossero i suoi an« tichi progenitori , in che tempo egli nacque , e quanto fosse ne 1 suoi tempi popolata Ja città di Fiorenza ; e fa meaatione delle più nobili fa* miglie di essa. CANTO XVII. Cacciaguida predice a Dante ii suo esilio , e le calamità eh* egli aveva a patire : ultimamente Jo esorta a scriver la presente Commedia. CANTO XVIII. Descrive il Poeta come egli ascese al sesto cielo , che è quel di Giove ; nel quale trova coloro che dirittamente avevano amministrato giustizia al mondo. CANTp XTY Introduce a parlar V Aquila ; poi muove un dubbio , se alcuno senza la fede Cristiana si possa salvare. 9 CANTO XX. I-i* Aquila loda alcuni degli antichi re , i quali oltre a tutti gli altri furono giustissimi ed eccellentissimi in ogni virtù ; poscia solve un dubbio a Dante, come potessero essere in cielo alcuni che 0 secondo il creder suo , non avevano avuto fede Cristiana. CANTO XXL Ascende Dante dal cielo di Giove a quello di Saturno , nel quale truova i contemplanti della vita solitaria , e vede in quello una scala fO ARGOMKJTTI. altissima. Poi da San Pier Damiano gli vien ris- posto ad alcune dimande. CANTO XXII. Fa il Poeta a San Benedetto una dimanda : poi sale air ottava spera , e di quella nel segno di GemmTT CANTO XXIII. Descrive Dante come vide il trionfo di Cristo , seguitato da infinito numero di Beati : e spe- cialmente la Beatissima Vergine. CA NTO XXIV. San Pietro esamina Dante della Fede ; al qualfi avendo egli risposto quanto direttamente ere* deva , lo stesso approva la sua Fede» CANTO XXV. * ■ • Il Poeta introduce San Jacopo ad esaminarlo della Speranza , proponendogli tre dubbj : de* quali Beatrice solve il secondo , ed esso gli al* tri. Ultimamente introduce San Giovanni evan- gelista a manifestargli che '1 suo corpo morendo era rimaso in Terra. CANTOXXVI. San Giovanni esamina Dante della Carità. Di- poi Adamo racconta a Dante il tempo della sua felicità ed infelicità. CANTO XXVII. San Pietro riprende i cattivi Pastori. Pòi sale U Poeta con Beatrice alla nona spera , dov' ella ■ % > i Digitized by ARGOMENTI. ?| gli dimostra pienamente la natura e virtù di quella» CANTO XXVIII. Il Poeta dimostra la Essenza Divina , nella guisa che gli fu conceduto di poter vederla , e che ella di grado in grado si appresentò a lui in tre gerarchie di nove cori d' angeli che le stanno d' intorno ; ed in ultimo pone alcuni duhbj dichiaratigli da Beatrice. CANTO XXIX. Dimostra il Poeta, che Beatrice nella Divina Maestà vide alcuni dubbj di lui , i quali risol - ve : indi riprende la ignoranza d'alcuni teologi de* suoi tempi , e V avarizia d'alcuni predica- tori , che lasciando F Evangelio , predicavano ciance e tavole. CANTO XXX. Sale Dante con Beatrice nel cielo empireo ; ove riguardando in un lucidissimo fiume che gli apparve , prese da quello tal virtù , che con PjjutO di Beatrice potè vedere il trionfo degli angeli , e quello dell' anime beate. CANTO XXX r. Tratta Dante della gloria del Paradiso ; poi come Beatrice tornò al suo seggio : nel fine» che San Bernardo gli dimostra la felicità della Regina de' cieli. % CANTO XXXII. San Bernardo solve a Dante un dubbio, che de' parvoli gli era venuto ; gli dimostra poi i fj2 ARGOMENTI* seggi de 9 Santi sì del vecchio còme del nuovo Testamento, i quali alla voce dell 1 angelo Gab- riello lodavano la Beatissima Vergine. CANTO XXXIII. San Bernardo prega Maria che conduca Dante a contemplar V Essenza Divina ; alla quale egli pervenne. E dopo lo aver Dante pregato Dio % che li conceda di potere , scrivendo , di mos- trare alcuna parte della sua gloria , segue , co-» me vide congiunta la Umanità con la Divinità, « Digitized by Goo PARADISO. CANTO I. La gloria di colui che tutto muove, 1 Per V universo penetra e risplende In una parte più, è meno altrove. Nel ciel che più della sua luce prende Fu' io , e vidi cose che ridire Ne sa ne può qual di lassù discende : 6 Perchè appressando sè al suo disire Nostro intelletto si profonda tanto Che retro la memoria non può ire. Veramente quant' io del regno santo Nella mia mente potéi far tesoro Sarà ora materia del mio canto. i% O buono Apollo , all' ultimo lavoro Fammi del tuo valor sì fatto vaso, Come dimandi a dar V amato alloro. 4 Nel cielo empireo , dove Dio si comunica più che altrove. r 7 Al suo disire ; al suo oggetto il più desk derabile , al suo fine , a Dio. 9 Retro ire ; tener dietro , seguitare, io Veramente ; ma non per tanto. l4 Del tuo valore ; cioè del poetico furore. j5 Come dimandi* ec. come richiedi e vu oi ohe sia tal vaso per concedergli la corona , tlel lauro da te amato. 14 PARADISO, Infino a qui V un giogo di Parnaso Assai mi fu : ma òr con amendùe 3VT è uopo entrar nell'aringo rima so. 18 Entra nel petto mio , e spira tue , Sì come quando Marsià traesti Pella vagina delle membra sue. O divina virtù, se mi ti presti Tanto , che V ombra del beato regno Segnata nel mio capo io manifesti ; a£ Venir vedrami al tuo diletto legno, E coronarmi allór di quelle foglie Che la materia e tu mi farai degno. Sì rade volte , padre , se ne coglie, Per trionfare o Cesare o poèta, ( Colpa e vergogna dell' umane voglie ) 3q Che partorir letizia in su la lieta Delfica deità dovria la fronda 19 Espira tu istesso dentro di me e per mezzo de' mìei organi tal suono quale formasti quando venisti in contesa con Marsia suo- natore presuntuoso, e vintolo lo scorti-» casti vivo , e lo traesti fuori dei fodero delle membra , cioè , della pelle. Vedi Ovidio nel lib. 6 delle Trasformazioni. a3 Ombra ; per immagine. 37 Che ; di che , delle quali. 09 Per trionfare , ec. acciochè trionfi o capi- tano vittorioso o poeta insigne. 3o Deli umane voglie , comunemente anni- ghittite e a vili oggetti abbassate e rivolte. La Delfioa deità-, Apollo. Lfi frondafeneay Digitized by Google CANÌt) £ 15 Etnèa i quando alcun di se asseta. Poca favilla gran fiamma seconda : Forse diretro a ilie con miglior voci Si pregherà perchè Cirra risponda. 36 Surge a mortali per divette foci La lucerna del mondo : ma dà quella the quattro cerchi giughe con tre croci ^ • Con miglior corso e con migliore stella Esce congiunta , e la mondana cera • il lauro , in cui fu trasmutata Dafne fi-» gliuola di Peneo fiume di Tessaglia. 33 Assetare; per eccitar desiderio, invaghire. 36 Si pregherà da altri poeti mossi dal mio esempio. Perchè Cirra risponde ; cioè , acciocché Apollo , ( al quale è dedicata Cirra , città in Focide ) essi preghi esau- disca. 3y Foce ; qui per la parte donde nasce il Sole. 38 La lucerna del mondo ; il Sole. Ma da quella foce e «ito del cielo dove si con- giungono e si tagliono quattro circoli ce- lesti , cioè , P Orizzonte , lo Zodiaco , l'Equatore , e il Coluro equinoziale , ( nel qual punto si tagliano e s incrocicchiano i tre ultimi in modo che formano tre croci , tome si vede nella sfera armillare); da quel sito dunque il Sole esce congiunto con migliore stella , cioè , colla costella- zione oeir Ariete , congiunzione tale da produrre , coi suoi influssi , più benigni effetti nella terra , a quelli disposta Como là céra all' impronta dell' immagine. fri La molisana cera } la terra ( stando sul/a 16 PARADISO. Più à suo modo tempera e suggella. 4jf Fatto avéa di là mane e di qua sera Tal foce quasi , e tutto era là bianco Quello emisperio e 1' altra parte nera. Quando Beatrice in sul sinistro fianco Vidi rivolta e riguardar nel Sole : A'quila sì tìon gli s'affisse unquanco. 48 E sì come secondo raggio suole metafora del suggellare ) che per gì* in* flussi più propizj si riveste a Primavera* 43 Di là dove io era allora , mattino 5 di qua dove ora scrivo , sera. Era Dante nella . detta cima del monte del Purgatorio che stava agli antipodi. 44 Tal foce quasi ; cioè , il Sole che trovavasi in tal parte > non per V appunto , ma quasi, perchè il Sole era nel primo grado dell' Ariete quando Dante salì il colle. I Vedi il Canto 1 dell'Inferno. ) Onde essendo scorsi già sette di, doveva adesso trovarsi nell'ottavo, avanzandosi il Sole quasi un grado per dì. Bianco di là , per T alba ; quà nero , per le tenebre della notte, che essendo sera si accostavano. In somma era di Primavera , e la prima ora del di. 46 In sul sinistro fianco ; perchè per essere nell' emisperio opposto al nostro , il Sole f mentre Beatrice stava colla faccia a Le- vante , doveva nascerle a sinistra , come a noi a destra. 49 E sì come raggio del Sole riflettendo si rU Digitized by Googl CANTO t tf ÌJscir del primo e risalire insnso , Pur come peregria che tornar vuole; Così dell'atto suo, per gli occhi infuso ' KelF immàgine mia , il mio si fece , E fissi gli occhi al Sole oltre a nostr* uso. 54 Molto è licito là , che qui non lece Alle nostre virtù , mercè del loco Fatto pet proprio dell' umana spece. Io noi soffersi molto , ne sì poco Ch' io noi vedessi sfavillar d' intorno , Qual ferro che bollente esce del ftioco^ 60 E di subito parve giorno a giorno Èssere aggiunto i come quei che puote Avesse il ciel d' un altro Sole adorno» Beatrice tutta neli' eterne ruote, fissa con gli occhi stava > ed io in lei Le luci fisse , di lassù rimote , 66 * * * . torna su > a similitudine del pellegrino che vuol ritornar a caisa. Sa Così il mio atto di riguardar nel Sole si fece e nacque come di riflesso dall' atto di Beatrice. $3 Immagine ; immaginativa. S7 Per proprio ; per abitazione propria. 62 Come quei che puote , ec. come se Dio . che agevolmente il può , avesse un altro Sole creato. 64 TJ eterne ruote \ i cieli. 65 In lei ; negli occhi suoi. 66 Di lassù remote ; avendoli rimossi e ritirati dal guardare il Sole. 3, A *8 PARADISO. Nel suo aspetto tal dentro mi fèi Qua! si fe' Glauco nel gustar dell 1 erba Che il fe' consorto in mar degli altri DeL Trasumanar significar per verba Pfon si poria : però V esempio basti A cui esperiènza grazia serba. 72É S' io èra sol di me quel che creasti Novellamente , Amor che il ciel governi , Tu 'Isai, che col tuo lume mi levasti. Quando la ruota che tu sempiterni Desiderato , a se mi fece atteso Con l'armonia che témperi e discerni , 78 68 Ùeir erba che di puro uomo lo fece dio marino. Vedi nel i3 delle Trasform. 70 Trasumanare ; passare dall' umanità a grado di natura più alta. Il senso è : Questo di- venir più che uomo non si può abbas- tanza esprimere con parole ; e però , per intenderlo in qualche modo , basti l'esem- pio di Glauco , a chi la grazia di Dio con- cederà dì averlo a sapere per esperienza. y3 Se io era di me non già più quel eh' era prima , ma solamente quello in che di nuovo per tua virtù era trasformato \ tra- sumanato , tu '1 sai , o Amore divino , o Spirito Santo che mi sollevasti in quel!' istante dal Paradiso terrestro verso il cielo. 70 Quando il giro de' cieli , che tu , o Spirito» sommamente desiderabile , fai sempre durare in volta e rendi sempiterno. 77 Mi fece attento a quella rivoluzione de' Digitized by Google CANTO t tg Parvenu tanto allór del cielo acceso Dalla fiamma del Sol , che pioggia o fiume Lago non fece mai tanto disteso. JLa novità del suono e il grande lume Di lor cagión m' accesero un disfo Mai non sentito di cotanto acume. 84 Ond' ella che vedéa me sì conV io , Ad acquetarmi V ànimo conimosso , Pria eh' io à dimandar , la bocca aprìo ; E cominciò : Tu stesso ti fai grosso Col falso immaginar , sì che non vedi Ciò che vedresti se V avessi scosso. 90 Tu non se' in terra si come tu credi : Ma fólgore , fuggendo il proprio sito , cieli , per V armonia che n' è generata , e che tu temperi e discerni. Muto non è , cojn altri crede , il cielo : Sordi siam noi , a cui V orecchio serra Lo strepito insolente della terrai secondo F opinione de' Pitagorici , q\x\ abbracciata dai Poeta. 79 Tanto del cielo acceso dalla fiamma del Sole, Questo era la Luna veduta in là molto da vicino 9 discernendosi bene che la luce veniva in lei dal Sole. 85 Ella che vedea me , ec. Beatrice , cjje co- nosceva il mio desiderio , come lo cono- sceva io medesimo. SS Grosso; di tardo ingegno ad intendere. 90 Scosso da te questo falso immaginare. ga II proprio sito j il cielo dove fu generato* ti ao PARADISO. Non corse come tu eh' ad esso riedi. * S* io fai del primo dubbio disvestito Per le sorrise parolette brevi, Dentro ad un nuovo più fui irretito : 96 E dissi : Già contento requièvi Di grande ammirazión ; ma ora ammiro ConV io trascenda questi corpi lievi. Ond' ella , appresso d' un piò sospiro , Gli occhi drizzò ver me con quel sembiante Che madre fa sopra figliuói deliro: xoa E cominciò : Le cose tutte quante Hann' órdine tra loro ; e questo è forma Che l'universo a Dio fa simigiiante. Qui yéggion V alte creature Y orma Dell' eterno valore , il quale è fine , Al quale è fatta la toccata norma. 108 93 Ad esso sito ; al cielo. 94 Disvestito \ spogliato , privato, 95 Sorrise ; cioè , aette sorridendo. 96 Irretito ; inviluppato , intrigato. 97 Rcquievi \ per requiai , m' acquietai. 99 Questi corpi lievi ; cioè, V aria e il fuoco, elementi più leggieri in spezie di me. Già dunque sin qui era salito alla sfera del fuoco sotto il concavo del cielo lu«. nare, seguendo Dante il sistema antiquo e antiquato di Tolommeo. joi Deliro ; che vaneggia , fuor di senno. 106 Qui ; cioè , in quello bellissimo ordine dell'universo. V alte creature; le creature ragionevoli dottale d* intelletto. igitized by Goc CANTO L ' , a* Neil' órdine , eh' io 4ico , sono gccline Tutte nature, per diverse sorti fiii al principio loro e men vicine : Onde si muovono a diversi porti Per lo gran mar delF essere , e ciascuna Con istinto a lei dato che la porti; 114 Questi ne porta il fuoco invér la Luna : Questi ne' cuor' mortali è promotore: Questi la terra in sè stringe ed aduna. Ne pur le creature che son fuore D' intelligenzia , quest' arco saétta , Ma quelle eh' hanno intelletto ed amore : 120 La providenzia , che cotanto assetta , Del suo lume fa il ciel sempre quièto , Nel qual si volge quel eh' ha maggior fretta : 108 La toccata norma; l'ordine ora detto dell* universo. 109 Accline ; inclinate , propense. 110 Tutte nature ; tutte le creature.^ jìi P/womenvicincaDioJorprincipio; cioè, più o meno partecipi delle sue perfezioni. 109 Porto ; per fine , termine. Ij5 Questi; questo istinto. ImerlaLuna; alla sua sfera sotto il concavo della Luna. 316 Ne' cuor* mortali ; nel!' anime mortali quali sono quelle de' bruti. Promotore } * che promuove. 119 Quest* arco saetta; quest' istinto stimola. 121 Assetta; ordinae dispone sì mirabilmente, jaa llcielo empireo. Quieto; contento e felice, i>3 Nel anale , ec. dentro al quale immediate PARADISO. Ed ora lì , com' a sito decreto . Cen porta la virtù di quella corda Che ciò che scocca drizza in segno lieto* i 2 fi Vero è , che come forma non s' accorda Molte fiate alla intenzión dell' arte , Perchè a rispónder la materia è sorda ; Così da questo corso si diparte Talór la creatura, eh' ha podere Pi piegar, così pinta , in altra parte ; i3a E sì , come vedér si può cadere - - si volge il primo mobile , che si ruota con maggior fretta di tutti gli altri cieli. 124 £J ; a quel cielo empireo. Decreto ; de* terminato , prefisso. xa5 Ccn porta , ec. ci spinge la virtù di quelP' ordine e istinto. Dice corda , per conti- nuare la metafora dell' arco. ia6 Drizza in segno lieto ; indirizzasi suo fine giocondo e conveniente. la 9 Sorda ; mal' adattata e disposta a ricever la forma : qual sarebbe per esempio il cristallo a rispondere e acconsentire ali* intenzione dello statuario. x 3o Così da questo corso verso il cielo empireo^ i3a Così pinta ; cioè, sebbene da naturale is- tinto spinta così verso il ciclo. *33 E sì , se l'impeto primo , ec. cioè , e ciò accadde, se quello istinto naturale vien deviato e torto da un piacere che con ingannevoli sembianze lo piega e l'affe- ziona alla terra; come fuoco di nube, il jjuale naturalmente andrebbe all' insù , _ Digiiized by £klDgI CANTO t a g Fuoco di nube, se V impeto primo A terra è torto da falso piacere, . Non dei più ammirar , se bene stimo , Lo tuo salir , se non come d' un rivo Se d' alto monte scende giuso ad imo. i3& Maraviglia sarebbe in te se privo D'impedimento giù ti fossi assiso, Com' a terra quièto fuoco vivo. ♦ Quinci rivolse invér lo cielo il viso. i4a canto n. O voi che siete , in piccioletta barca Desiderosi, d' ascoltar , seguiti Dietro al mio legno che cantando varca , N Tornate a riveder li vostri liti: Non vi mettete in pèlago, che forse perdendo me rimarreste smarriti, 6 tuttavia è contra la sua natura costretto a cadere e venire all' ingiù. i4o Ti fossi in terra fermato. j4* Com a terra , ec. non altrimenti che sai rebbe maraviglia se la fiamma giacesse e stagnasse in terra senza muoversi ali* insù. a Seguili; cioè , siete seguiti t siete venuti dietro al mio legno seguitandolo. " 6 Perdendo me di vista rimarreste senza guida perduti. t4 PARADISO. L' acqua eh' io prendo giammài non ri corse: Minerva spira , e E nove Muse mi dimostran 1 Orse. Voi altri pochi che drizzaste il collo Per tempo al pan degli angeli , d*l quale [Vivesi qui , ma non si vién satollo ; li Métter potete ben per V alto sale Vostro navigio , servando mio solco Dinanzi all' acqua che ritorna eguale. Que' gloriosi che passaro a Coleo, ' Non s' ammiràron , come voi farete , Quando Jason vidér fatto bifolco. xS La concreata e perpetua sete Del deiforme regno cen portava q V Orsa maggiore e minore , che sono le due stalle regolatrici della navigazione di qua dall'Equinoziale, io Voi altri pochi di alto intelletto che a buon* ora alzaste la mente alla contenjpiazion* del Sommo Bene. , j3 Sala ; per mare. 17 Non s ammirarono ec. non tanto stupirono gli Argonauti. 18 Fatto bifolco ; fatto aratore e seminatore ' de' denti del serpente ucciso da lui , de" quali nascevano uomini armati. Vedi nel 7 delle Trasform. # % 19 Concreata sete ; per ardente desiderio in- nato. 00 Del deiforme regno ; deUa beatitudine di vita eterna. 1 Digitized by Google CANTO II. *5 Veloci quasi come il ciel vedete. Beatrice in suso , ed io in lei guardava : E forse in tanto in quanto un quadrél posa E vola e dalla noce si dischiava , a£ Giunto mi vidi ove miràbil cosa Mi torse il viso a sè : è però quella Cui non potéa mia cura esser ascosa , Volta ver me sì lieta come bella : Drizza la mente in Dio grata, mi disse. Che n*ha congiunti con la prima stella, 3o- Pareva a me che nube ne coprisse Lucida , spessa , sòlida , e pulita , Quasi adamante che lo Sol ferisse. Per entro sè V etema margherita Ne ricevette , com' acqua ricepe Raggio di luce permanendo unita- 36 S' io èra corpo , e qui non si concepe a I Come il cicl vedete muoversi a3 In tanto tempo in quanto. a4 Dalla noce , eh' è quella parte della bales- tra dove si appicca la corda , quando si carica. 3o La prima stella ; P astro più alla terra vicino f che è la Luna. 34 V eterna margherita , ec. la Luna simile a una grandissima perla ricevè noi , come 1' acqua in se riceve il raggio del Sole f senza eh 1 essa si disunisca e divida. 37 S io era corpo e nondimeno entrai dentro il corpo della Luna , compenettandosi ftg PARADISO. Com' una dimensione altra patio, Ch* esser convién se corpo in corpo repe Accender ne dovria più il disio Di veder queir essenzia , in che si vede Come nostra natura e Dio $' inno. 4 % Lì si vedrà ciò che teném per fede , Non dimostrato , ma fia per se noto , A guisa del ver primo che I" uom crede. Io risposi : Madonna , sì devoto , Com' èsser posso più, ringrazio lui, Lo qual dal mortài mondo m' ha rimoto : 48 Ma ditemi , che sono i segni bui Di questo corpo che laggiuso in terra. , Fan di C^m favoleggiare altrui ? . però i nostri corpi , e qui in terra dal corto intelletto degli uomini non s'arriva a capire questa cqmpenetraaùone di due corpi così uniti che occupino un istesso luogo ; dovrebbe molto più accendersi in noi il desio di capire e vedere come in Cristo due nature 9 divina e umana , si uniscano in una medesima persona. 39 Repere; per insinuarsi , penetrare. 44 ÌSon dimostrato ; non già per via di razio- cinio. 45 Del ver primo , ec. delle prime e videntis- sime verità e degli assiomi per se noti. 49 I segni bui ; le macchie della Luna. 5 1 Fan di Cain , ec. danno occasione al volgo di dire favolosamente esservi Caino con una forcata di pruni. Vedi U Canto xx^ Y. 135 dell' inferno. v Digitized by Googl CANTO IL ; 27 Ella sorrise alquanto; e poi : S' egli erra ; f opinion , mi disse , de* mortali , Dove chiave di senso non disserra, 54 Certo non ti dovrien ptfnger gli strali D' ammirazione ornai : poi dietro a' sensi .Vedi che la ragione ha corte V ali. Ma dimmi quel che tu da te ne pensi. Ed io : Ciò che n' appàr quassù diverso , Credo che il fanno i corpi rari e densi, (fo . Ed ella : Certo assai vedrai sommerso - Nel falso il créder tuo , , se bene ascolti 1/ argomentar eh' io gli farò avverso. La spera ottava vi dimostra molti Lumi , li quali è nel quale e nel quanto Notar si pósson di diversi volti. 66 Se raro e denso ciò facésser tanto , . Una sola virtù sarebbe in tutti « ■ • ■ 54 Dove chiave di senso t ec. cioè , nelle* còse che noii rimangano soggetto ai sensi , che chiaramente le facciano discenderò e ren« dano manifeste. è 56 Poi; poiché, giacché. 59 Quassù; nella Luna. Diverso; di apparenza j . diversa,essendodovechiaraedovesciira. 64 La spera ottava ; il cielo delle stelle fìise , 1 le quali sì nella qualità della lucè , si nella quantità della mole , ec. 66 Di diversi -volti ; di vari aspetti. ">'■., 67 Se ciò facesser tanto ; se questa diversità la cagionassero solamente la- rarità e densità dei cfwrfu delle stelle Osse. 4 * ■ Digitized by Google ? a » PARADISO. Più è men distributa , ed altrettanto. Virtù diverse èsser convéngon fruiti DI principii formali , e quei , fuor eh' uno Seguiteriano a tua ragion distrutti. 7* Ancor se raro fosse di quel brano Cagron , che tu dimandi , od oltre in parte Fora di sua materia si digiuno Esto pianeta , o , sì come comparte Lo grasso e il magro un corpo , cosi questo Nei suo volume cangerebbe carte. 7S Se il primo fosse , fora manifesto Neil' ecclisse dei Sol , per trasparere ji E quei , fuor cK uno\ e tutti gli altri prin- cipi formali e intrinseci , eccettuatone questo solo della rarità e densità. 2* Seguiteriano , ec. sariano , secondo la ra- gione eh' hai detto , distrutti. 7 3 Ancor ; di più , in olire. y4 Odoltrc in parte^ ec. cioè 7 quel raro , per scarsezza di materia , o passerebbe il corpo lunare dall' una parte o superficie all' altra ; o non lo passerebbe , ma ver* rebbe ad esser seguito di denso , siccome un corpo ( per esempio il majale ) che prima ha '1 grasso eh* è raro , e poi il magro eh* è denso. 58 Nel suo volume ; nel suo corpo. Cange- rebbe carte ; cangerebbe aspetto : e dice . % carte per aver detto volume f il qual è libro ; e i libri al tempo del Poeta erano di carte pecore , le quali hanno una fac- ciata più bianca e V altra più bruna. Digitized by Google CANTO tt. 39 lo lume , come in altro raro ingesto. Questa non è t però è da vedere Dell'altro : e 8* egli avvién eh 1 io T altro cassi 9 Falsificato fià lo tuo parere. 84 S 1 egli è che questo raro non trapassi , Èsser conviene un termine da onde Lo suo contrario più passar non lassi : E indi l'altrui raggio si rifonde Così , come cotór torna per vetro , Lo qual diretro a sè piombo nasconde. 00 F Or dirai tu , eh' el si dimostra tetro Quivi lo raggio più che in altre parti , Per esser U rifratto più à retro. Da questa instanzia può deliberarti Esperiènza, se giammai la pruovi, di' esser suol fonte a' rivi di vostr' arti. 96 Tre specchi prenderai , e due rimuovi Da te d' un modo ; e V altro più rimosso TV ambo li primi gli occhi tuoi ritruovi 1 Rivolto ad essi & che dopo il dosso 4 81 Ingesto; messo dentro , introdotto. 83 Cassare ; annullare , distruggere. 84 Falsificami per dimostrato falso. 87 Non lassi più passarla luce. 88 Siri/onde ; si riflette. gì Taro ; per oscuro. Cioè, meno accesso più slavata la luce. 98 D* un modo ; in ugual distanzia, ioo Dopo il dosso ; di dietro alla tua persona , ma più alto del tuo capo» 3. 3 3o PARADISO. Ti stea ini lume che i tre specchi accenda j E torni a te da tutti ripercosso: 102 Benché nel quanto tanfo non si stenda La vista più lontana , lì vedrai Come convién, ch' egualmente risplenda. Òr come ai colpi .degli caldi rai Della neve rimari nudo .il suggetto, E dal colore e dal freddo primài : 108 Cosi rimaso te nello 'ntelletto .yoglio informar di luce sì vivace Che ti tremolerà nel suo aspetto. Dentro dal ciel della divina pace * * - * 103 Benché nello specchio più lontano il lume apparisca più piccino , nondimeno non è la luce meno vivace. Nel quanto; nella quantità. . 104 La vista\ cioè , lo specchio. Lì j in quello specchio. J07 II sugge tto ; il terreno su cui prima era aitala neve. 108 Dalcolore ; cioè, dalla bianchezza'. 109 Così essendo tu rimasto dal mio discorso coli' intelletto- di s impressionato della' tua falsa opinióne. 110 Voglio informarlo di luce di verità tanto vivace , che scintillerà nelf apprese n tar- tisi avanti. iia Dentro , ec. Il sistema di Dante è che sieno dieci cieli : i sette de' pianeti Luna , Mercurio , Venere Sole , Marte, Giove , Saturno , Y ottava sfera ove sono le «file fiigte, il primo niobilo , é l'empi- Digitized by Googl CANTO H. 3| Si gira un corpo , nella cui virtute J/ esser di tutto suo contento giace. 114 Lo ciel seguente eh' ha tante vedute , Queir esser parte per diverse essenze Da lui distinte , e da lui contenute. Gli altri girón 1 per varie differenze Xe distinzióni che dentro da sè hanno , Dispongono a lor fini e lor semenze» isq Questi òrgani del mondo così vanno , Come tu vedi ornai , di grado in grado , Che di su prendono e di sotto fanno. Riguarda bene a me sì com' io vado , Per questo loco al ver che tu disiri , Sì che poi sappi sol tener 16 guado. 126 . reo. Il ciel della divina pace ; il cicalo empireo , immobile , dove $i gode in Dio pace e riposo. ii3 Un corpo ; il primo mobile. 3 1 5 Lo citi che segue, l' ottava sfera , la quale, ha tante stelle fisse visibili , scompartisce queir essere e virtù che ha dal primo mobile , in varie sostanze , che sono le sue stelle distinte e di un esser diverso da esso. 118 Gli altri gironi ] gli altri sette cieli che sono quei de' pianeti. in Questi cieli dunque , che sono come gli organi e le principali membra del mondo. ia3 Che prendono di su la virtù lor comuni- cata , e di sotto operano , all' inferiori partecipandola. A li r L 3j» PARADISO. Lo moto e la virtù de* santi giri, Come dal fabbro V arte del martello , Da' beati motór' convién che spiri. E il ciel , cui tanti lumi fanno bello , Dalla mente profonda , che lui voi ve, Prende V image e fàssene suggello. i3a E come l'alma dentro a vostra polve, Per differenti membra e conformate A diverse potenzie si risolve ; Cosi r intclligenzia sua bontate Moltiplicata per le stelle spiega, Girando sè sovra sua ùnitate. i38 Virtù diversa fa diversa lega , Col prezioso corpo eh' eli' avviva , . Nel qual , si come vita in voi , si lega. Per la natura lieta , onde deriva , 129 Convien che procede dagli angeli o intelli- genze motrici , pome dal fabbro pro- viene tutto ciò che di artifizioso fa il martello. 130 II ciclo delle stelle fisse , V ottava sfera. x3i Dalla mente , ec. dall' angelo suo motore. l33 Polve ; per corpo mortale , che dee risol- versi in polvere. l38 Girando se , ec. mantenendo per altro se stessa nella sua unità quanto alla sostanza. i3q Lega ; commistione , congiugnimento. • i4o Col prezioso corpo di ciascun astro. ì 4a Per la natura lieta dell'istewa intelligenza motrice. • Digitized by Google CANTO II. La virtù mista per lo corpo luce , Come letizia , per pupilla -viva. i44 Da essa vien ciò che da luce a luce Par differente , non da denso e raro : Essa è formai principio che produce , Conforme a sua bontà , lo turbo e il chiaro. 148 CANTO III. % QuelSol chepria d'amor mi scaldò Ipetto , Di belici verità m 1 avéa scoverto Provando e riprovando il dolce aspetto: Ed io , per confessar corretto e certo Me stesso , tanto quanto si convenne , Levai iil capo a profferir più èrto. 6 Ma visione apparve, che ritenne A se me tanto stretto , per vedersi , Che di mia confessila non mi sovvenne. i43 Luce come la letizia dell' animo nel vivace brillare delle pupille. 1 Quel Sole di bellezza , cioè Beatrice. 3 Provando la vera sentenza, e riprovando la falsa. 4 Corretto e certo ; disingannato del falso e certificato del vero. 5 Quanto richiedeva la creanza e la gratitudine. 6 Erto; eretto. 9 Di mia confession ; di confessarmi per di- singannato e convinto. 3.. 34 PARADISO. Quali per vetri trasparenti e tersi, 0 ver per acque nitide e tranquille Non sì profonde che i fondi sien persi , l% Tornan de' nostri visi le postille Débili sì , che perla in biancsj fronte Non vien men forle alle nostre pupille ; Tali vid' io più facce a parldr pronte : Perch* io dentro all' errór contrario corsi A quel eh' accese amor tra l'uomo e il fonte. 1 $ Subito , sì com' io di lor m' accorsi t Quelle slimando specchiati sembianti, Per veder di cui fósser gli occhi torsi, JB nulla vidi , e ritórsili avanti Dritti nei lume della dolce guida Che sorridendo ardéa negli occhi santi, 24 Non ti maravigliar perch' io sorrida , Mi disse , appresso il tuo puèril coto , Poi sopra il vero ancor lo pie non fida , Ma te rivolve , come suole , a voto; Vere sustanzie son , ciò che tu vedi , i3 Postille \ cioè /rappresentazioni e figure. 3[7 Al? error contrario a quello che inganni* Narcisso , innamorato di se stesso nella specchiarsi a un fonte.: perchè Narcisso, credeva essere vera faccia di giovinetto quella che n' era una semplice immagine; ed io credeva semplici immagini quelle che erano vere facce di beati spiriti.; 36 Coto ; pensiero. 37 Poi ; poiché , giacché. CANTO IH. 35 Qui rilegate per manco di voto, 3q Però parla con esse , ed odi e credi- Che la verace luce che le appaga, JD3 se non lascia lor torcer li piedi. Ed io ali* ombra che parca più vaga Di ragionar , drizzami , e cominciai , Quasi com' uom cui troppa voglia smaga: 36 O ben creato spirito qhe a* r^i Di vita eterna la dolcezza senti , Che non gustata non s' intende mai ; Grazioso mi fia se mi contenti Del nome tuo è della vostra sorte : Ond' ella pronta e con occhi ridenti : 4^ La nostra carità non serra porte A giusta voglia , se non come quella Che vuol simile a se tutta sua corte. Io fai nel mondo vérgine sorella : E se la niente tua ben si riguarda Non mi ti cederà Y esser più bella. 48 Ma riconoscerai eh' io son Piccar da , . » 3o Per manco di poto ; per aver mancato di adempire perfettamente ciò che avevan con voto promesso a Dio. 36 Smaga ; fa smarrire , sicché non sa trovar parole da cominciare. 4o Grazioso \ per gradito , grato. 44 Quella ; la carità divina. 46 V'ergine sorella ; cioè, monadi di S. Ghiara. 49 Piccarda, sorella di Forese. Vedi il Canto xxiii , v. 48 del Purgatorio., 36 PARADISO. Che posta qui con questi altri beati , Beata son nella spera più tarda. Li nostri affetti che solo infiammati Son nei piacér dello Spirito santo, Letizian del suo órdine formati : 5$ . E questa sorte che par giù cotanto , Però n' è data perchè fur 1 negletti li nostri voti , e voti in alcun canto. Ond' io à lei : Ne' miràbili aspetti Vostri risplende non so che divino Che vi trasmuta da' primi concetti; 60 Però non fui a rimembrar festino : Ma òr m' ajuta ciò che tu mi dici , Sì che il raffigurar m'è più latino. Ma dimmi : Voi che siete qui felici , Desiderate voi più alto loco Per più vedere o per più farvi amici ? 66 Si Nella spera più tarda ; nel ciel della Luna il più lento nel muoversi di tutti gii altri cieli. 54 Letiziare ; aver letizia , gioire , giubbilare. Formati ; fatti , divenuti dell' Ordine dello Spirito Santo , che è Ordine di ca- rità. $5 Che par già cotanto ; che pare essere tanto giù , tanto bassa. 60 Concetto ; per immagine. - \ 61 Festino ; pronto , presto y sollecito. 63 Latino ; non greco e diffìcile , ma latino , italiano , e facile a intendersi. 66 Ver più vedere f ec. per meglio conoscere canto in. 3r Coh queir altr ombre pria sorrise un poco : Da indi mi rispose tanto lieta , Ch* arder paréa cT amor nel primo foco : Frate , la nostra volontà quièta Virtù di carità che fa volerne Sol quel di' avemo, e d'altro non ci asseta. 7* Se disiassimo èsser più superne , Fóran discordi gli nostri disiri Dal voler di colui che qui ne cerne : Che vedrai non capere in questi giri ; S* essere in caritate è qui necesse , E se la sua natura ben rimiri ; 78 Anzi è formale ad esto beato esse , Tenersi dentro alla divina voglia , Perch' una fansi nostre voglie stesse. Si che come noi siam di soglia in soglia Per questo Tegno , a tutto il regno piace Com' allo Re , che in suo voler ne invoglia. 84 In la sua volontade è nostra pace : . • Iddio , ed esser da lui più amate , e più amarlo. 69 Nel primo foco \ o in Dio t eh* è il primo amore ; o nella Luna , prima pianeta a noi. 76 Che vedrai , eo. la qual discordanza o con* trarietà di desiri al voler di Dio tu vedrai non poter aver luogo in Cielo. 77 Necesse \ per necessario. 78 La natura e V indole della carità, 79 Esse ; essere. 1 38 PARADISO. ! Ella è quel mare al qual tatto si muore Ciò eh' ella cria , ò che natura face. Chiaro mi fu àllór , com' ogni dowe In cielo è Paradiso , e sì la grazia Del sommo ben d' un modo non -vi piove. 90 1 Ma sì com' egli awién eh' un cibo sazia, E d'un altro rimane ancor la gola, Che quel si chiere e di quel si ringrazia : Così fec' io con atto e con parola , Per apprender da lei qual fu la tela , Onde non trasse insino al co la spola. 96 Perfetta vita ed alto merto inciela Donna più su , mi disse , alla cui norma Nel vostro mondo giù si veste e vela ; Perchè 'nfìno al morir si vegghi e dorma 88 Ogni dove ; ogni posto f ogni mansione- 8y E sì ; sebbene , benché. 93 Gola ; per appetito , fame. 93 Chicfe f chiède. yS Qual [fu la tela , ec. cioè , qual' istituto di vita religiosa che Pi ccarda cominciò e non, finì. 96 Co ; per capo. Spola ; strumento da' tessi» tqri. 97 Inciela più su j alluoga in Cielo in più sur blinie posto. 98 Donna , ec- Santa Chiara , conforme alla, Regola della quale si vesta libito reli- gioso e si porta il velo monacale. 100 Perchè, ec. affinchè si perseveri sino alla morte , giorno e notte -vivendo secon4ft le prescrizioni della sua Regola. Digitized by Goo canto m. Con quello sposo eh 9 ogni voto acfcettà; Che càritate a suo piacer conforma, io* Dal mondo , per seguirla , giovinetta Fuggimmi , e nel sii' àbito mi chiusi j È promisi la via della sua setta; i Uómirfi poi , a mal più che a bene usi JT Fuor mi rapiron della dolcè chiostra : Dio lo si sa qual poi mia vita fusi. 108 E quest' altro splendor che tisi mostra Dalla rfria destra parte , e che s' accende Di tutto il lume della spera, nostra, Ciò eh' io dico di me , di sè intende : . . . Sorella fu , e còsi le fu tolta Di capo 1 ombra delle sacre bende : ni Ma poi che pur al móndo fa rivolta Contra suo grado e contra buona usanza, Non fa dal vel del cuor giammài disciolta. Quest' è la luce della gran Gostanza , ioi Con quello sposo , ec. Cristo , sposo ce- lestè dell' ahimé e delle vergini sagre in una parti colar maniera. 108 Fusi \ si fu. • in Della spera della Luna. Ji3 Sorella fu , ec. fu monaca anch' essa , ed anche ad essà fu tratto a forza di capo il sacro velo. \ * 17 Non fu dal vel , ec. non perdè mai P af- fetto al sacro velo , e ne ritenne sempre -, .il desiderio nel cuore. hi Gónànéa , figliuola, di Ruggieri, re di Si- Che del fecondo vento di Soave ; Generò '1 terzo, e l'ultima possanza, no Così pari omini : e poi cominciò Ave Maria , cantando ; e cantando vaino Come per acqua cupa cosa grave. La vista mia che tanto Ja segm'o Quanto possibil fu , poi che la perse , Vóiscsi al segno di maggior disio , 126 Ed a Beatrice tutta si converse : Ma quella folgorò nello mio sguardo Si che la prima il viso non sofferse ; E ciò mi fece a dimandar più tardo* 1 3a CANTO IV. • Intra due cibi distanti e moventi D* un modo prima si morria di fame, Che liber' uomo V un recasse a' denti. cilia , la quale tirata a forza fu ora del moni stero dove aveva professato in Pa- lermo , fu data in moglie ad Arrigo V ìmperadore , figliuolo di Federigo Bar- ba rossa , e di quello generò Federigo IL Ita Che dei secondo vento, ee. la quale della seconda gloria o superbia della casa di Svevia , cioè d' Arrigo V , figliuolo dei Barharossa che ne fu il primo vento , generò il terzo, e V ultimo imperadore di quella famiglia , che fu Federigo IL t a* Vanio \ 6vani e disparve. Digitized by Goo Canto iv. 4t Si si starebbe un agno intra due brame Di fieri lupi , egualmente temendo : Si si starebbe un cane intra due dame, 6 Perchè s' io mi tacéa me non riprendo Dalli miei dubbi d' un modo sospinto , > Poich' era necessario , nè commendo' Io mi tacéa ; ma il mio disir dipinto M' era nel viso , e il dimandar con elio Più caldo assai che per parlar distinto. 13 Fé' si Beatrice, qual fé' Daniello Nabucodònosor levando d* ira Che r avéa fatto ingiustamente fello. E disse : Io veggio ben come ti tira Uno ed altro disiò, sì che tua cura Se stessa lega sì che fuor non spira. 18 Tu argomenti, Se il buon voler dura, 4 Intra due brame, ec. cioè, intra due lupi fieri e bramosi , senza saper verso dove cercar lo scampo. 6 Intra due daini o cavrioli , senza risolversi qualeinseguire./>a/7i«;perdamma,daino « te si Beatrice con esso me indovinando i miei pensieri e i miei dubbj , qua l fessi il profeta Daniello con Nabuccodono- sorre , di cui placò lo sdegno , manifes- tandogli il sogno di cui l' istesso re non si ricordava. Vedi Dan. c. a. 18 Sì che tua cura non si palesa per la borea con dimandarmi la soluzione dei dubbi che ti premono. J 19 Tu argomenti -, cioè, t eco stesso la iJ cKscorri 3. 4 4 a PARADISO, ta violenza altrui pel* qual ragione Di meritar mi scema la misura ? Ancor di dubitar ti dà cagione , Parer tornarsi V anime alle stelle , Secondo la sentenza di Platone. 24 Queste son le questión' che nel tuo velie PóntanD iguàlemente : e però pria Tratterò quella che più hà di felle. De' Serafin' colui che più s' india , Mòisè , Samuèllo , é quel Giovanni , Qual prènder vuogli, io dico , non Maria, 3o Non hanno in altro cielo i loro scanni , Che questi spirti, the ino t'apparirò, così. Se ilbuon voler dura , come pare che durasse nelle suddette monache smona* cate per altrui violenza. a3 Pvtrer tornarsi , ec. da che queste due mo- nache smonacate , e però incostanti nella professione intrapresa , le troviamo nella Luna , pianeta mutabile e incostante ; dove però par verisimile che abitassero prima che scendessero in terra a congiun- gersi coi suoi corpi. i5 Velie ; volere, Volontà , animo. 2^ Felle ; fiele o fele : cioè , del secondo dub- bio più pernicioso. 2$ Indiarsi ; farsi partecipe di Dio , e quasi deificarsi. 3o Qual prender vuogli s o sia il Batista , o sia V Evangelista. Io dico? nonMaria^ cioè , anzi uè pur Maria. Digitized by CANTO IV. 43 Nè hatmo all' esser lor più ò raen anni. Ma tutti fanno bello il primo gira, E differentemente han dolce vita Per sentir più è men V eterno spiro : 36 Qui si mostraro , non perchè sortita Sia questa spera lor , ma per far segno Della celestiài eh' ha men salita. Così parlar con viensi al vostro ingegno , Perocché solo da sensato apprende Ciò che fa poscia d' intelletto degno. 4 a Per questo la Scrittura condiscende À vostra facultate, e piedi e mano Attribuisce a Dio , éd altro intende : E santa Chiesa con aspetto umano GabbriélT e Michel vi rappresenta, E l'altro che Tobbf* rifece sano. 48 Quel che Timeo dell' Unirne argomenta 33 Ne hanno ali* esser lor più o men anni , perchè tutti sono eterni. 34 II primo giro; per lo cielo empireo. 36 L'eterno spiro ; V eterna gloria spirata in loro e loro comunicata a misura del me- rito. 38 Per far segno , ec. per dare a te un sensi- bile indizio di quella gloria che hanno bensì nel cielo empireo , ma di molti gradi inferiore a quella degli altri. il Sensato; sensibile , soggetto a' sensi. 49 Timeo ; cioè, Platone nel suo Timeo p dia* logo in cui tratta della creazione dei mondo. * 4« 44 PARADISO. Non è simile a ciò che qui si Tede, Perocché , come dice , par che senta. Dice , che V alma alla sua stella riede 9 Credendo quella quindi esser decisa Quando natura per forma la diede, 54 E forse sua sentenza è d' altra guisa Che la vooe non suona , ed esser puote Con intenzión da non esser derisa. « $' egli intende tornare a queste ruote JJ onór della influènza e il biasmo , forse In alcun vero suo arco percuote. 60 Questo principio male inteso torse Già tutto il mondo quasi , sì che Giove , Mercurio, e Marte a nominar trascorse. L* altra dubitazióni che ti commuove , Ha men velén , però che sua malizia Non ti porta menar da me altrove. 65 5i Perocché pare che V intenda conforme es- primono nel senso e significato loro na- turale quelle parole che adopra. 53 Decisa; per discesa , o distaccata. 64 Per forma al corpo. 59 L' onore non già dell* azioni umane * ma solo dell' influenze buone e il biasimo delle ree , forse coglie nel punto e dice qualche cosa di vero. 61 Torse il mondo all' idolatria. 66 Da me ) che sono in figura la Sacra Teolo- gia in fede fondata , a qualche dogma perverso. Digitized by Google CANTO IV. 45 Parere ingiusta la nostra giustizia * Negli occhi de' mortali è argomento Di fede e non di eretica nequizia. Ma perchè puote vostro accorgimento Ben penetrare a questa ventate , Come disiri ti farò contento. ^% Se violenza è , quando quel che paté Niènte conferisce a quel che sforza , Non Air' quest' alme per essa scusate : Che volontà , se non vuol , non s'ammorza, Ma fa come natura face in foco, Se mille volte violenza il torza : 78. Perchè s' ella si piega assai ò poco Segue la forza : e così queste fero Potendo ritornare al santo loco. Se fosse stato il lor volere intero, Come tenne Lorenzo in su la grada , 68 E argomento di dover credere , e non già di ereticamente dubitare. 73 Quel che patisce , quello al qual è fatto la violenza. 74 Niente conferisce ; niente coopera uè ade- risce , anzi resiste a chi tenta farle vio- lenza. 76 Quest'alme; Piccarda e Gostanza. Non fu- ron per essa scusate , perchè non fu fatta lor tal violenza. 77 Face ; per fa. Foco ; fiamma. 78 Torza ; torca , pieghi. 83 Come tenne San Lorenzo nella graticola. A 4 .. 46 PARADISO. E fece Muzio alla sua man severo; $4 Cosi 1' avria ripinte per la strada OncT éran tratte , come furo sciolte : Ma così salda voglia è troppo rada. E per queste parole , se ricolte li' hai come dei, è Y argomento casso , Che t' avria fatto noja ancor più volte. 9Q Ma òr ti s' attraversa un altro passo Dinanzi agli occhi tal , che per te stesso Non n' usciresti , pria saresti lasso. Io t' ho per certo nella mente messo Ch' alma beata non poria mentire , Però eh' è sempre al primo vero appresso : 9S E poi potesti da Piccarda udire , Che F affezión del vel Gostanza tenne Sì eh' ella par qui meco contraddire. Molte fiate già , frate , adivenne Che per fuggir periglio , contra grato Si fé' di quel che far non si convenne : 1 oa Come Almeòne , che , di ciò pregato Dal padre suo, la propria madre spense; Per non perder pietà si fé' spietato. 84 Muzio Scevoh, Vedi Tito Livio nel 2 libro. 85 Così come , ec. tantosto che furono ritor- nate in loro libertà. 88 Se ricolle , ec. se Je hai ben comprese. 89 Casso) annichilato. 98 Del vel; d' esser monaca. lo3 Mtneone. Vedi nel lib. 9 delle Trasforma Digitized by Google CANTO IV. 4? À questo punto voglio che tu pense , Che la forza al volér si mischia , e fanno Si che scusar non si pósson l'offense. 108 Voglia assoluta non consente al danno : Ma conséntevi intanto in quanto teme , Se si ritrae , cadere in più affanno. Però quando Piccarda quello sprieme Della voglia assoluta intende , ed io Dell'altra , sì che ver diciamo insieme. 114 Cotàl fu V ondeggiar del santo rio CV uscia del fonte ond' ogni ver deriva : Tal ppse in pace uno ed altro disio. O amanza del primo amante , o diva Diss' io appresso , il cui parlar m' innonda E scalda sì, che più è più m* avviva: 120, Non è T affezión mia tanto profonda Che basti a render voi grazia per grazia ; Ma quei che vede e puote a ciò risponda. Io veggio ben che giammài non si sazia Nostro intelletto , se 1 ver non lo illustra , 108 Offensa ; per colpa , peccato. 112 Spriemere ; per esprimere con parole. 1 1 5 L ondeggiar del santo rio ; cioè , il parlar di Beatrice. 116 Cìi uscia dal fonte d'ogni verità , eh' è Dio. T17 Tal pose in pace t ec. cosi acquietò V uno e V altro desiderio intorno alio sciogli- mento di quei due dubbj. 218 Amanza ; per donna amata. xa5 Se non l'illustra Iddio , fuor del qual« nessuno vero si trova. 48 PARADISO. Di fuor dal qual nessun vero si spazia. 116 Posasi in esso come fera in lustra , Tosto che giunto V ha : e giunger puoi lo, Se non ciascun disio sarebbe frustra: Nasce per quello a guisa di rampollo Appiè del vero il dubbio : ed è natura, Ch' al sommo pinge noi di collo in collo. i3a Questo m' invita , questo ra' assicura Con riverenza , Donna , a dimandarvi D' un* altra verità che m' è oscura. Io vo' saper se V uom può soddisfarvi A voti manchi sì con altri beni, Ch 1 alla vostra stadera non sien parvi. i38 137 (msìtu ; per ovile di fiera , tana , caverna. lag Se non, ec. altrimenti ogni nostro innato appetito sarebheci dato invano dall'Au- tore della natura. Frustra, voce latina; indarno , invano. 130 Nasce da quel desio e curiosità di sapere. 131 Ed è effetto della provvida natura che spinge noi da un vero conosciuto all' altro incognito , finché giunga alla som- ma Verità, come di colle in colle salendo si giunge alla cima del monte. l33 Qi/euo; cioè, il sapere che il desiderio d* imparare è naturale in nói , e però non frustaneo ed impossibile ad appa- garsi. 137 Manchi ; non adempiti. 138 Vostra stadera ; la stadera di voi altri del Cielo. Parvi ; piccioli. \ Digitized by CANTO IV. 49 Beatrice mi guardo con gli occhi pieni Di faville d' amor , con sì divini , Che vinta mia virtù diede le reni, £ quasi mi perdéi con gli occhi chini. 4 CANTO V. S' io ti fiammeggio nel caldo d' amore Di là dal modo che in terra si vede , Sì che degli occhi tuoi vinco il valore , Non li maravigliar ; che ciò procede Da perfetto veder che , come apprende > Così nel bene appresso muove il piede. 6 Io veggio ben sì come già risplende Nello intelletto tuo V eterna luce Che vista sola sempre amore accende; E s' altra cosa vostro amor seduce % Non è se non di quella alcun vestigio Mal conosciuto che quivi traluce. i% 140 Con sì divini occhi. 141 Vinta mia virtù visiva , fuggì l'incontra degli occhi suoi. 142 Mi perdei \ rimasi come smarrito. 1 & io ti apparisco fiammeggiante nel divina amore. 5 Che , come apprende meglio e più vivamente il bene , così a quello si porta con più vigore , spintovi da maggior affetto, li Di quella luce eterna* 5o PARADISO. Tu voi saper se con altro servigio Per manco voto si può render tanto Che F anima sicuri di litigio. Si cominciò Beatrice questo Canto : E sì coni uom che suo parlar non spezza , Continuò così 1 processo santo. 18 Lo maggior don che Dio per sua larghezza Fesse creando , e alla sua bontate Più conformato , e quel eh 1 ei più apprezza , ' Fu della volontà la liberiate, Di che le creature intelligenti E tutte e sole furo e son dotate. 24 Or ti parrà , se tu quinci argomenti , JJ alto valor del voto , s 1 è sì fatto , Che Dio consenta, quando tu consenti: Che nel fermar tra Dio è V uomo il patto Vittima fassi di questo tesoro , Tal qual io dico , e fassi col suo atto. 3o Dunque , che render puossi per ristoro ? Se credi bene usàr quel eh' hai offerto , Di mal toiletto vuoi far buon lavoro. 14 Alarico , manchevole; per non adempito. 18 II processo santo; il filo del suo santo dis- corso. a 9 Vittima/assi , ec. si fa sacrificio di questo tesoro della libera voluntà. 3o E fassi con suo consenso d' essa libera vo- lontà. 33 Di mal toiletto , ec. cioè , vuoi far buon* impiego della cesa rubata. Digitized by Google CANTO V. 54 *Tu se' ornai del maggior punto certo. Ma perchè santa Chiesa in ciò dispensa , Che par contrario al ver eh' io t' ho scoverto , 3 6 Convienti ancor sedere un poco a mensa , Perocché 1 cibo rigido eh' hai preso Richiede ancora ajuto a tua dispensa. Apri la mente a quel eh* io ti paleso , E férmalvi entro : che non fa sciènza , Senza lo ritenere, avere inteso. 4* Due cose si convengono all' essenza Di questo sacrifìcio : V una è quella Di che si fa ; F altra è la convenenza. Quest 1 ultima giammài non si cancella Se non servata, ed intorno di lei Sì preciso di sopra si favella: 48 Però necessitato fu agli Ebrei Pur r offerire , ancor che alcuna offerta 39 jijuto a tua dispensa ; qualche cosa dì più alla tua porzione di cibo , che ne faciliti la digestione. 4 1 Fermalvi ; fermavelo , dentro ritenendolo. 44 Vuna è la materia del voto ; e Y altra il patto e la convenzione, che è come quasi la forma che dà l' esser alla cosa. 48 Sifavella^ec. si tratta con termini sì stretti' e risoluti di sopra , dove concludo non potersi con altro equivalente ristorare. 49 Necessitato fu , ec. fu ingiunto per neces* sita indispensabile 1* obbligo d' offerire. 50 Ancorché in vece di una cosa potessero of- ferirne un' altra , per esempio due tortore 5* PARADISO. Si permutasse , come saper dei. V altra , che per materia t' è aperta, Puote bene èsser tal , che non si falla , Se con altra materia si converta. 54 Ma non trasmuti carco alla sua spalla Per suo arbitrio alcun, senza la volta E della chiave bianca e della gialla: Ed Ogni permutanza credi stolta, Se la cosa dimessa in la sorpresa , Come 1 quattro nel sei, non è raccolta, 6o Però qualunque cosa tanto pesa Per suo valor , che tragga ogni bilancia, Soddisfar non si può con altra spesa. Non prendano i mortali il voto a ciancia : Siate fedeli , ed a ciò far non bieci , o due colombe in vece di un agnello ; come però faceva la povera gente. 5a Materia del voto. Aperta; nota, manifes- tata. 56 Senza lo volgimento delle chiavi del Som- mo Pontefice , V una d' argento V altra d'oro; aimbolo della sua suprema potestà e giurisdizione ecclesiastica. Vedi il Can- to ix, n. 76 e v. 1 18 del Purgatorio. 56 Permutanza ; commutazione del voto. 59 Dimessa ; condonata , rilasciata. In la sor* presa ; nella cosa sostituita. 60 Raccolta; contenuta. 65 Non bieci\ non loschi e inconsiderati : pen* sateci molto bene. kJ by Googh CANTO V. SS Come fu Jepte alla sua prima mancia : 66 Cm\ più si convema dicer : Mal feci , Che servando far peggio : e cosi stolto Ritrovar 1 puoi lo gran duca de* Greci : Onde pianse Ifigenia il suo bel volto , £ f V pianger di sè é i folli e i savi Ch' udir' parlar di così fatto colto. 7 a Siate , Cristiani , a muovervi più gravi : Non siate come penna ad ogni vento , E non crediate eh' ogni acqua vi lavL Avete il vecchio e il nuovo Testamento £ il Pa stór della Chiesa che vi guida : Questo vi basti a vostro salvamento. 78 Se mala cupidigia altro vi grida, Uomini siate e non pecore matte , A $1 che il Giudeo tra voi di voi non rìda. Non fate come agnél che lascia il latte Della sua madre, e sémplice e lascivo Seco medesmo a suo piacer combatte. 84 66 Comejii bieco e inconsiderato Jepte. Man- cia ; cioè , offerta. 69 Lo gran duca de' Greci , Agamemnone. 7 1 Di così fatto culto e sacrilego sacrifizio. 5*5 Cfi ogni acqua , ec. che basti ogni po* d' acqua a mondarvi da questa macchia. Si II Giudeo che vive tra di voi , nelle vostre città. Di voi non sirida per il vostro mal vivere, tanto del vostro ben credere dis- cordante. 84 Combatte scherzando contra se medesimo e a suo danno. 3. * 54 PARADISO. Così Beatrice a me com* io scrivo t Poi si rivolse tutta disiànte A quella parte ove il mondo è più vivo* Lo suo tacere e il tramutar sembiante Póser silenzio al mio cupido ingegno, Che già nuove quistioni avéa davante. geK E sì come saétta , che nel segno Percuote pria che sia la corda queta , Così corremmo nel secondo regno. Quivi la donna mia vid' io sì lieta , Come nel lume di quel ciel si mise , Che più lucente se ne fé' il pianeta. 9S , E se la stella si cambiò è rise ; Qual mi fec' io , che pur di mia natura Trasmutàbile son per tutte guise! Come in peschiera eh' è tranquilla e pura , Traggono i pesci a ciò che vien di fuori Per modo che lo stimin lor pastura; ioa Si vid' io ben più di mille splendori Trarsi ver noi , ed in ciascun s' udia : Ecco chi crescerà li nostri amori. E sì come ciascuno a noi venia ; Vedéasi V ombra piena di letizia Nel fólgor chiaro che di lei ùscia. ìoi By A quella parte , ec. l' Oriente. Altri inten-. dono la parte Equinoziale. 0,3 Così noi velocissimamente muovendoci y giungemmo al secondo cielo , che è quel * di Mercurio. £oi Traggono se medesimi e accorrono agaja. Digitized by Google CANTO V. 55 Pensa , lettor , se quel che qui $' inizia Non procedesse , come tu avresti Di più savere angosciosa carizia 2 E per te vederài, come da questi era in disio cV udir lor condizioni , Sì come agli occhi mi fur' manifesti. 1 14 O bene nato , a cui veder li troni Del trionfo eternai concede grazia , Prima che la milizia s' abbandoni ; Del lume che per tutto il ciel si spazia f Noi semo accesi : e però se disii Di noi chiarirti , a tuo piacer ti sazia. 120 Così da un di quelli spirti pii Detto mi fu ; è da Beatrice : Dì , dì Sicuramente , e credi come a Dh\ I09 Quel che qui s* inizia ; quel di che ora si comincia a trattare , il principiato rac- conto. ili Carizia; carestia : qui per appetito. xi4 Sì come ; tosto che. Ji5 O bene nato , ec O felice , a cui gi fa la grazia di vedere i Troni della Chiesa trionfante , prima di aver finito di com- battere nella militante contra il demo- nio , il mondo e la carne. 118 Del lume , ec. dello splendore e dell'ar- dore della divina carità. iaa Dì, dìy ec. Interroga pure senza pigliarti soggezione ed aver temenza , e presta loro intiera fede come se incapaci t 'ossero cT essere ingannati , e ingannare. 1 56 PARADISO. Io veggio ben si come tu t' annidi Nel proprio lume , e che dagli occhi il traggi , Perch' ei corrusca sì come tu ridi: 126 Ma non so chi tu se' , nè perchè àggi , Anima degna , il grado della spera Che si vela a' mortài con gli altrui raggi : Questo diss' io diritto alla lumiera Che pria m' avéa parlato : ond' ella fessi Lucente più assai di quel eh' eli* era. i3a Sì come il Sol che si cela egli stessi Per troppa luce , quando il caldo ha roso Le temperanze de' vapori spessi: Per più letizia sì mi si nascose Dentro al suo raggio la figura santa , E così chiusa chiusa mi rispose Nel modo che il seguente Canto canta* 1 3g 128 Della spera di Mercurio , che per esser tanto vicino al Sole , vien quasi sempre dai raggi di quello velato. l33 Come il Sole egli stesso ci si lascia vedere più la mattina che quando col suo ca- ini e ha consumato i vapori che frap- posi tra lui e noi ne temperavano l'ec- cessiva luce ; e però a mezzo giorno nel troppo lume suo viene a celarsi. Scessi; per iste&so. Digitized by PARADISO. 57 CANTO VI. Posciachè Goslantin P àquila volse Contra il corso del ciel che la segmo Dietro all' antico che Lavinia tolse , Cento e cent' anni e più V uccél di Dio Nello stremo d' Europa si ritenne .Vicino a' monti de' quai primo uscio : 6 1 Gos tantino , o Costantino Magno . V aquila ; cioè , V Imperio Romano le cui insegne sono l'aquila. * Contra il corso del ciel ; Terso V Oriente , col trasportare la sede dell' Imperio da Roma a Costantinopoli , e così da Ponente a Levante , e con ciò facendo andare 1' aquila contra il corso del cielo che si muove da Levante a Ponente. Che la se* guì, ce. il qua 1 corso del cielo seguì essa aquila dietro ad Enea che venne da Troja paese Orientale, in Italia paese Occiden- tale , dove tolta per moglie Lavinia vi fondò il nuovo regno da cui nacque V Im- perio Romano. 4 V uccel di Dio\ l'aquila, minisfra di Giove. 5 Si ritenne , ec. si riposò , fu dominante in Costantinopoli situata in una estremità d' Europa e nei confini dell' Asia vicino a quei monti di Troja donde egli primo per venir in Italia si parti. 5 t. 58 PARADISO. E sotto l'ombra delle sacre penne Governò '1 mondo li di mano in mano f E sì cangiando in su la mia pervenne. Cesare fui , e son Giustiniano , die per voler del primo amor eh' io sento jy entro alle leggi trassi il troppo e il vano : i % E prima eh' io all' opra fossi attento , Una natura in Cristo èsser non pitie, Credeva, e di tal fede era contento. Ma il benedetto Agabito , che fiie Sommo pastore , alla fede sincera Mi ridrizzò con le parole sue. iB Io gli credetti : e ciò che suo dir era , Veggio ora chiaro , sì come tu vedi Ogni contraddizión e falsa e vera. Tosto che con la Chiesa mossi i piedi, 7 Penne dell' aquila consacrata a Giove. 8 Di mano in mano , ec. successivamente di uno in un' altro imperadore passando per- venne finalmente nelle mie mani. jo Cesare ; per lo 'inperadore. %2 Trassi fuori del corpo delle leggi ciò che vi era stato inserito di superfluo o poco sussistente ; compilandole , correggen- dole , e riducendole a metodo nelle Pan- dette , nel Codice , ec. *3 All'opra di riformare e raccorre le leggi. ai Contraddizione ; per due proposizioni con- traddittorie, una delle quali bisogna per necessità che sia vera , V altra falsa. *% Tosto che fui ortodosso. xJ by Googl CANTO VI. 5$ A. Dio , per grazia, piacque d' inspirarmi L' alto lavoro , e tutto in lui mi diedi. 24 E ài mio Bellisàr commendai V armi , Cui la destra del ciel fu sì congiunta Che segno fu eh' io dovessi posarmi. Or qui alla quistión prima s' appunta La mia risposta, ma sua condizione Mi stringe a seguitare alcuna giunta : 3o Perchè tu veggi con quanta ragione Si muove contra il sacrosanto segno, E chi 1 s' appropria , e chi a lui s' oppone. : Vedi quanta virtù Y ha fatto degno Di reverenza, e cominciò dall'ora . 35 Bcllisar, Bellisario , capitano valorosissimo dell' imperador Giustiniano , riportò de' Goti molte vittorie, e li costrinse a partir d'Italia. Commendare ; consegnare , rac- co m mandare. 37 Posarmi , non divertirmi dall' alto lavoro di compendiare e ordinare le leggi. h 38 Appuntarsi; per fermarsi , far punto. 39 Sua condizione ; la qualità della risposta che ha toccata per incidenza qualche cosa dell' aquila imperiale. 3i Perchè; affinchè. Con quanta ràgione , per ironia ; con quanto torto. 33 E chi 7 s y appropria , ec. cioè , tanto chi se V appropria , come fanno i Ghibellini , che appropriatasi questa bandiera se 11' abusano a favore della loro ambizione e avarizia ; quanto chi s' oppone al par- tito imperiale , come fanno i Guelfi-, Digitized by Google 6* PARADISO. Che Pallante morì, per darli regno. 35 Tu sai che '1 fece in Alba sua dimora Per trecent' anni ed oltre infino al fine Che i tre à tre pugnar' per lui àncora* Sai quel che fé' dal mal delle Sabine Al dolor di Lucrezia in sette regi, Vincendo intorno le genti vicine* Jji Sai quel che fé* portato dagli egregi Romani incontro a Brenno , incontro a Pirro , Incontro agli altri principi e collegi : Onde Torquato e Quintio • che dal cirro - Negletto fu nomato , e Deci e Fabi Kb ber la fama, che volontiér mirro* 48 36 Palì ante * venuto in soccorso d'Enea. Vedi l'Eneide di Virgilio* lib. 8 e 11. 39 Che i tre Orazj combatterono centra i tre Curiazj , per aver la gloria di questo se- gno dell' aquila. 40 Sai quel che fece di glorioso al tempo de i sette re , dal fatto delle Sabine fino al violato talamo di Lucrezia. 44 Brenno, duca de' Galli Sennoni. Pirro , re degli Epiroti. 45 Collegi ; per nazioni insieme collegate ed unite. , 46 Torquato ; cioè , Tito Manlio Torquato* Quintio Cincinnato , cosi detto dall' in- colta e mal composta chioma. Cirro 9 voce latina ; riccio* 48 Mirro; per miro , ammiro* in rima : ovvero dal verbo mirrare che vaie Condire colla jnirra. Digitized by'Googl CANTO VI. Esso atterrò P orgoglio degli Àrabi Che diretro ad Annibale passaro L'alpestre rocce , Po , di che tu labi, Sott 1 esso giovanetti triònfaro Scipione e Pompeo , ed a quel colle , Sotto il qual tu nascesti , parve amaro. 54 Poi presso al tempo che tutto il Ciel volle Ridur lo mondo a suo modo sereno , Cesare per voler di Roma il tolle : f E quel che fé' da Varo infino al Reno , Isara vide ed Era, e vide Senna 49 Degli Arabi e altri Affricani che sotto la condotta di Annibale passarono per le montagne delle Alpi , dalle quali tu na- scendo , o fiume Po , scendi traversando la Lombardia. , 53 A quel colle dov' era la città di Fiesole , la quale dall' esercito Romano fu arsa e distrutta per aver dato ricovero a Cali» lina ed agli altri congiurati. 54 Sotto il qual tu , Dante , nascesti. Dante nacque in Firenze , eh* è vicina al còlle dov* era Fiesole. 55 V olle ridurre il mondo tutto in pace e a quella tranquillità di cui esso Cielo gode, preparandolo alla venuta del Salvatore. $j Cesare ; Giulio Cesare. Per voler di Roma ; per ordine e decreto del Senato e Popola Romano. 58 Quel che fe , inviato a sottomettere la Gallia. transalpina. Varo y Reno \ fiumi notissimi. $9 Isara, Era ; ( Isère , Saone , dei Francesi ) fiumi che mettono nel Rodano, 62 PARADISO. J£d ogni valle onde il Ródano è pieno. 60 Quel che fe' poi ch'egli uscì di Ravenna, E saltò '1 Rubicon, fu di tal volo Che non seguiteria lingua nè penna. Invér la Spagna rivolse lo stuolo : Poi ver Durazzo , e Farsaglia percosse Sì che il Nil caldo sentissi del duolo. 6S Antandro e Simoènta , onde si mosse, Rivide, e là dove Éttore si cuba, E mal per Tolomméo poi si riscosse. Da onde venne folgorando a Giuba: Poi si rivolse nel vostro Occidente , Dove senria la Pompcjana tuba. 7* 65 Durazzo; lat. Dyrrachium f città di Mace- donia. 66 // Nil caldo , ec. Qui s' accenna la guerra Alessandrina di Giulio Cesare. 67 Antandro , ec. Questo segno dell'aquila da Cesare inalberata rivide Antandro città vicina a Troia , e Simoènta fiume di Trpja , donde con Enea per venire a Roma si era già partito. (58 E là dove giace sepolto il forte Ettore ; cioè, i campi dove fu Troja. 69 Tolommeo , re d' Egitto , uccisore di Pom- peo , poi vinto da Cesare. 70 Vcntie folgorando ; si portò a guisa di fol- gore. Giuba, re di Mauritania. 71 Nel vostro Occidente ; verso gli ùltimi con- fini delle Spagne. La Pompejana tuba } la tromba guerriera Digitized by Google CANTO Vii 63 Di quel che fé' col bàjulo seguentè , > ferato con Cassio nello Inferno latra , E Modona é Perugia fu dolente. ^ Kangene ancor la trista Cleopatra -, Che , fuggéndogli innanzi , dal colubro La morte prese subitana ed atra. 78 Con costui corse insino al lito rubro , Con costui pose il mondo in tanta pace , Che fu serrato a Giano il suo delubro. Ma ciò che il segno che parlar mi face , Fatto avéa prima , e poi èra fatturo Per lo regno mortài eh' a lui soggiace , 84 Diventa in apparenza poco e scuro , Se in mano ai terzo Cesare si mira de' duo figliuoli di Pompeo che lo sfida- vano a battaglia. 73 Dì quelchefé* poi questo segno dell' aquila con chi lo portò dopo Giulio Cesare , cioè , con Augusto ( bajulo , dal latino % portatore , gonfaloniere ) , ne parlano an- cora con dispetto e con rabbia Bruto e Cassio giù neir Inferno. 79 Con costui ; con Augusto. * di 11 suo delubro ; il tempio di Giano , che si apriva nel cominciare delle guerre , e chiudevasi quando erano tutte finite. 83 E poi era fatturo ; ed era per far dopo. &4 Per lo regno mortai , ec. per X imperio del mondo ottenuto da' Romani. t6 Al terzo Cesare , che fu Tiberio , sotto U cui imperio fu c}ai Giudei crocifisso N. S . Gesù Cristo. 64 PARADISO. Con occhio chiaro e con affetto puro t Che la viva giustizia che mi spira f Gli concedette in mano a quel eh' io dico , Gloria di far vendetta alla sua ira. 90 Or qui t' ammira in ciò eh' io ti replico. Poscia con Tito a far vendetta corse Della vendetta del peccato antico. E quando il dente Longobardo morse La santa Chiesa , sotto a le sue ali Carlo Magno vincendo la soccorse. 96 Ornai puoi giudicar di que* cotali, Ch* io accusai di sopra , e de* lor falli , Che son cagión di tutti i vostri mali. L' uno al pubblico segno i gigli gialli 88 Che la viva giustizia , ec. Perchè la divina Giustizia che m' ispira ai cuore ciò che io narro , diede in mano a costui di cui parlo , T occasione di poter far gloriosa vendetta sopra gli empj Giudei , vendi-» cando l' ira conceputa contra di essi dal Padre Eterno , se esso Tiberio avesse vo- luto aspirare a tal gloria. «fi Or qui t'ammira , ec. rinnova l'ammira- zione , e senti ciò che torno a dirti dei pregi di questo segno. 921 A far vendetta , colla distruzione di Geru- salemme | della crocifissione di Cristo , la quale fu la vendetta che Dio si prese del peccato d'Adamo. 97 Di que* cotali ; de' Guelfi e Ghibellini. Vedi sopra, al n. 33. zed by Googl CANTO VI. €5 Oppone, e V altro appropria quello a parte, Si eh' è forte a veder qual più si falli. ioa Faccian gli Ghibellin' , facciali lor arte Sott' altro segno : che mal segue quello Sempre chi la giustizia e lui diparte: E non T abbatta esto Carlo novello Co' Guelfi suoi , ma tema degli artigli Ch' a più altro léón trasse lo vello. 108 Molte fiate già pianser li figli Per la colpa del padre : e non si creda Che Dio trasmuti Tarmi per suoi gigli : Questa picciola stella si correda 101 A parte ; a suo partito , a sua fazione. 106 Esto Carlo novello. Intende di Carlo II re di Puglia. 107 Degli artìgli dell' aquila , che trassero il pelo e spellicciarono leoni più gagliardi e generosi. Ilo Per la colpa del padre , ec. Dice questo per esso Carlo II , il quale era succeduto a Carlo I suo padre , nel reame di Puglia che , secondo Dante , s' aspettava ali* Imperio. Mi Che Dio trasmuti P armi ; cioè , che Dio voglia mutar armi e dimenticarsi della giustizia con cui punisce chi usurpa gli Stati altrui , come faceva Carlo II tenendo la Puglia. ni Si correda ; si fornisce e adorna. Passa a rispondere alla seconda interrogazione di Dante , che fu , perchè abitasse i% quella spera, 3 . ^ 6S PARADISO. De 1 buoni spirti che son stati attivi , Perchè onore è fama gli succeda: 11$ E quando li disiri póggian quivi Sì disviando * pur convién che i raggi Bel vero amore in su póggin men vivi. Ma nel commensurar de' nostri gaggi Col merto , è parte di nostra letizia , Perchè non li vedém minor' , nè maggi. 120 Quinci addolcisce la viva giustizia In noi V affetto sì , che non si puote Torcer giammài ad alcuna nequizia» Diverse voci fanno dólci note : m3 Che son stati attivi 1 ec. che hanno ope- rato azioni lodevoli , per lasciare dopo di se onore e fama ; le quali se avesser fatte puramente per piacere a Dio , sa* rebhero in più sublime grado di gloria. ti 5 Poggian quivi ; tendono a questo segno , declinando « oli' intenzione a fine meno retto. tl8 Gaggi \ per preraj, ricompense, xao Maggi ; maggióri. ijai Quinci dal vedere con tanta equità pareg- giata la ricompensa al merito , nasce che la Giustizia di Dio tira à se tanto soave- mente tutto il nostro affetto , che non può torcersi a desiderare cosa ingiusta , come sarebbe al nostro scarso merito un grado di gloria più alto. Vedi sopra al Canto III , v. 73. rc4 Dolci note\ dolce concento. Digitized by CANTO VI. 67 Cosi diversi scanni in nostra vita Béndon dolce armonia tra queste ruote. iaQ E dentro alla presente margherita lAice la luce di Romeo, di cui fu P opra grande e bella mal gradita. Ma i Provenzali , che fer' contra lui , Non hanno riso : e però mal cammina f ia5 Scanni} gradi di gloria. In nostra e/frz beata. 137 Margherita, perla ; per lo corpo risplen- dente del pianeta di Mercurio. 12$ Luce la luminosa anima di Romeo. Questo incognito peregrino , accomodatosi in casa di Raimondo Berlinghieri conte di Provenza , maneggiò sì bene i suoi in-» teressi , che fu cagione che quattro fi-* gliuole del Conte si maritassero a quat- tro re : la prima data a San Lodovico re di Francia , la seconda ad Arrigo re d' Inghilterra , la terza a Riccardo re de' Romani, la quarta a Carlo d' Angiò re di Puglia. Ma il Conte ingratissimo , a sommossa dei suoi invidiosi Baroni % gP intimò il render conto dell'amminis- trazione ; il quale puntualmente gli diede , facendogli vedere di avergli au- mentate P entrate d' un quinto , ren- dendogli dodici quando aveva ricevuto dieci : e non volendo piùservire al conte, partissi povero e vecchio , e da indi in poi sostentò sua vita mendicando. j3i Non hanno riso ; non risero molto* tempo, perchè dalla Casa reale di Francia fu occupata la metà della Provenza a conv* 6. Digitized by Google 68 PARADISO. Qual si fa danno del ben far d' altrui. i3a Quattro figlie ebbe, e ciascuna rema, Ramondo Berlinghieri , e ciò gli fece Romeo persona umile e peregrina : E poi il mósser le parole biece A dimandar ragione a questo giusto , Che gli assegnò sette e cinque per diece. i3S Indi partissi povero e vetusto : E se il mondo sapesse il cuor eh* egli ebbe , Mendicando sua vita a frusto a frusto , Assai lo loda , e più lo loderebbe, i4* CANTO VII. Cesarina sanctus Deus Sabaoth, Superillustrans claritate tua Felices ignes horum malahoth ; Così volgendosi alla ruota sua Fu viso a me cantare essa sustanza, di dote. Alai cammina , e non è mai per giungere a lieto fine, i Osanna , ec. Cioè , Salva , ti prego , o santo Dio degli eserciti, che colla tua luce oltremodo rischiari i felici fuochi, ( cioè , i beati Spi ri ti "accesi d* amore) di questi celesti regni. 3 Malahoth ; parola pure Ebraica , che signU fica de regni. 5 Essa sustanzu ; V anima di Giustiniano. i Digitized by Googl CANTO VII. 6g Sopra la qua] doppio lume s* addtia : 6 Ed essa e 1' altre mossero a sua danza , E quasi velocissime faville Mi si velar di subita distanza. Io dubitava , e dicéa : Dille , dille ; Fra me , dille , diceva , alla mia donna , Che mi disseta con le dolci stille: ia Ma quella reverenza , che s' indonna Di tutto me , pur per B è per ICE , Mi richinava come Y uom eh' assonna. Poco sofferse me cotàl Beatrice , E cominciò , raggiandomi d' un riso , Tal che nel fuoco faria Y uom felice : 1 8 Secondo mio infallibile avviso , Come giusta vendetta giustamente Punita fosse , t 1 hai in pensiér miso : Ma io ti solverò tosto la mente : E tu ascolta , che le mie parole Di gran sentenzia ti faràn presente. 24 6 Additarsi \ raddoppiarsi. 7 Mossero il passo a quel regolato ballo. 9 Mi si velarono , ec. mi disparvero improv- visamente allontanandosi, io Io dubitava , ec. Mi nacque allora nell'ani- mo un dubbio ; e, dillo , dicea tra me, dillo francamente a Beatrice. 14 Per B e ICE; per rispetto di Bice , sincope e abbreviatura di Beatrice, 15 Richinarsi ; chinarsi , umiliarsi con segno di riverenza. 6. 7 o PARADISO. Per non soffrire alla virtù, che vuole Freno a suo prode , queir uom che non nacque Dannando sè dannò tutta sua prole: Onde T umana spezie inferma giacque Giù per secoli molti in grande errore , Fin eh' al Verbo di Dio di scénder piacque, 3q IT la natura , che dal suo fattore S'era allungata , um'o à se in persona Con T atto sol del suo eterno amore. Or drizza il viso a quel che si ragiona ; Questa natura al suo fattore unita,. Qua! fu creata, fu sincera e buona: 36 Ma per se stessa pur fu isbandita Di Paradiso , perocché si torse Da via di verità è da sua vita. La pena , dunque , che la croce porse , $ alla natura assunta si misura, ISulla giammai sì giustamente morse : 4* E così nulla fu di tanta ingiura , Guardando alla persona che sofferse, Jn che era contratta tal natura, *5 Alla virtù che vuole ; alla propria volontà. 26 A /no prode ; a suo prò e vantaggio. QueW uomche non nacque \ cioè , Adamo. x 3i ZP\ dove : cioè , nell'utero di Maria. 3 9 Da via di verità , ec. cioè , da Dio. 40 La pena che la croce porse ; la morte data dalla croce. 41 Alla natura umana assunta,. 4«* Morse ; tormentò. 45 Contra(ia\ unita , congiunta. « Digitized by Google CANTO Vn. 71 « Però d'un atto uscir' cose diverse: Ch' a Dio ed a Giudei piacque una morte : Per lei tremò la terra, el Ciel s'aperse. 48 Non ti dee oramai parer più forte , Quando si dice che giusta vendetta Poscia vengiata fu da giusta corte. Ma io veggi' or la tua mente ristretta Di pensiér in pensiér dentro ad un nodo , Del qua! con gran disio solver s' aspetta. 54 Tu dici : Ben discerno ciò eh' io odo : Ma perchè Dio volesse , m' è occulto , A nostra redenzión pur questo modo. Questo decreto , frate , sta sepulto Àgli occhi di ciascuno , il cui ingegno Nella fiamma d' amor non è adulto. 60 Veramente , però eh' a questo segno Molto si mira e poco si discerne , Dirò perchè tal modo fu più degno. La divina bontà che da sè speme 49 Forte ; difficile a capirsi. 5i Vengiata ; vendicata , punita negl'ingiusti Ehrei dal giusto e pio Tito. 68 Sepulto } per nascosto. 60 Adulto , ec. nutrito e cresciuto nell'ardore della carità. 61 Segno ; per bersaglio , scopo. 62 Molto si mira , ec. cioè , molto si specola e studia per rintracciare la vera ragione di questo modo di redenzione , ma poco si conosce ed intende. 64 Da se speme \ da se rimuove. \ 7 » PARADISO. » Ogni livore, ardendo in sè sfavilla Sì che dispiega le bellezze eterne. 65 Ciò che da lei senza mezzo distilla , Non ha poi fine , perchè non si move La sua imprenta qtiand' ella sigilla. Ciò che da èssa senza mezzo piove , Libero è tutto , perchè non soggiace Alla virtute delle cose nove. 73 Più l'è conforme, e però più le piace : Che V ardór santo eh* ogni cosa raggia Nella più simiglianie è più vivace. Di tutte queste cose s' avvantaggia L* umana creatura , e s 1 una manca , Di sua nobiltà convién che caggia. 78 66 Sì che comunicando alle sue creature le sue eterne bellezze, le manifesta e spiega. 68 Non si muove \ non si muta, riman sempre indelebile. 69 La sua immagine , quando la Bontà di Dio ve la sigilla e v' imprime la simiglianza di se stessa. 70 Senza mezzo ; senza intervento e coopera- t zione di cause seconde. 71 E Ubero dalla subordinazione alle altre cose seconde , perchè non è sottoposto ali* influenze di nuove combinazioni di stelle. 76 Di tutte queste cose, ec. L'uomo supera le creatureirrazionali in queste prerogative; cioè , netr immortalità , nella libertà , nella speziai simiglianza con Dio , ec. e se una di queste prerogative gli manca , de* càde dalla sua nobiltà» Digitized by Googl CANTO VII. 73 Solo il peccato è quel che la disfranca, E falla dissimile al sommo bene , Perchè del lume suo poco s' imbianca : Ed in sua dignità mai non riviene , Se non riémpie , dove colpa vota , Contra mal dilettar con giuste pene. 8£ Vostra natura quando peccò tota Nel seme suo , da queste dignitadi Come di Paradiso fu remota: Nè ricovràr potéasi, se tu badi Ben sottilmente , per alcuna via Senza passar pèr un di questi guadi : 90 O che Dio solo per sua cortesia Dimesso avesse , o che V uomo per se isso Avesse soddisfatto a sua follia. Ficca mo 1' occhio perentro Y abisso Dell' eterno consiglio , quanto puoi 79 La disfranca ; di franca e libera che era la fa serva e schiava , la rende ignobile , T avvilisce. 8i Del lume suo poco $' imbianca ; è poco illu- minata dalla divina grazia. 83 Se non riempie la privazione di quel pregio che le toglie la colpa , compensando con giuste penalità al mal preso diletto , e per quello soddisfacendo. 85 Tota , voce latina ; tutta. 90 Per uno di questi due solamente praticabili tragetti. 9» Avesse dimesso , rimesso per via di puro liberal condonazione. hso\ esso , stesso* ; 7 4 PARADISO, Al mio parlar distrettamente fisso* 96 Non potéa V uomo ne' tèrmini suoi Mai soddisfar , per non potere ir giuso Con umiltate obbedièndo poi, Quanto disubbidendo intese ir suso : E. questa è la ragion perchè T uom fue Da poter soddisfar per sè dischiuso. *oa Dunque a Dio convema con le vie sue Riparar V uomo a sua intera vita , Dico con T una o ver con ambedue. Ma perchè Y opra tanto è più gradita Peli' operante , quanto più appresenta Della bontà del cuore ond' è uscita , 108 La divina bontà che il mondo imprenta* Di procéder per tutte le sue vie A rilevarvi suso fu contenta ; Nè tra V ultima notte e il primo die 97 2VV termini suoi ; nell'essere di puro uomo* 102 Dischiuso ; escluso , dichiarato incapace. 103 Con le vie sue , le quali sono la via delia misericordia , e la via delia giustizia. 104 Vita di grazia , senza la quale V anima è in peccato , che è la sua morte. in Fu contenta , ec. elesse di usare giustizia e misericordia. li 2 Ne tra V ultima notte % ec. E dal primo dì della creazione del mondo fino all'ulti* ma notte di sua distruzione , nè fu n& sarà mai un procedere si sublime e. glo- rioso , tanto per la divina bontà quanto, per i' uomo redento.. CANTO Vlfc jjf Si alto c sì magnificò processo O per Tuna ó per l'altro fue ò fie. tifi Che più largo fu Dio à dar se stesso In far V uom sufficiente a rilevarsi , Che s' egli avesse sol da sè dimesso. E tùtti gli altri mòdi eràrio scarsi Alla giustizia, se il Figliuóì di Dio JSon fosse umiliato ad incarnarsi. 14* Or per empierti bene ógni disio, Ritorno a dichiarare in alcon. loco; Perchè tu Veggi li così com' io. Tu dici : Io veggio l'aere , io veggio il foco , acqua e la terra , e tutte lor misture , .Venire a corruzione e durar poco : 126 E queste cose pur fur' creature: Perchè se ciò eh' ho dettò è stato vero , i Èsser dovmn da common sicure. Gli angeli , frate , e il paese sincero IVeI qual tu sei , dir si pósson creati , Sì come sono in loro essere intero : i3a Ma gli elementi che tu hai nomati, E quelle cose che di lor si fanno, Da creata virtù sono informati. L 1*7 Fur creature ; furono immediatamente create da Dio. *3o II paese sincero , ec. i cieli , che è il luogo dove tu sei , luogo libero e purgato cU qualità tra se contrarie. 3 35 Sono informati da quella creata virtk effeltrice che Dio ripose nelle stelle. 1 7 6 PARADISO. CreSta fu la materia eh' egli hanno: Creata fo la virtù Informante In queste stelle che intorno a lor vanno. i3S L'anima d' ogni bruto e delle piante Di coroplessión potenziata lira Lo raggio e il moto delle luci sante. Ma nostra vita senza mezzo spira La somma benignanza , e V innamora Di sè sì che poi sempre la disira. 144 E quinci pupi argomentare ancora Vostra resurrezión, se tu ripensi Come r umana carne fessi allora Che li primi parenti intrambo fensi. 148 140 Potenziata; che ha virtù attiva* 141 Delle luci sante 5 delle stelle. 143 Ma la somma benignità di Dio , senza cooperazione di alcuna seconda cagione , spira, creandola, nostra anima ragione* vole. 146 Prostra resurrezion ; la resurrezione de' corpi umani , siccome propagati da due corpi non generati per via naturale , ma da Dio immediatamente formati. 147 Come fu fatta immediatamente da Dio , allorché furon creati Adamo ed Eva. Fensi : si fecero» W 6 Digitized by Google MADISO, „; CANTO Vili. Soléa créderlo mondo in suo periclo, Che la bella Ciprigna il folle amore Raggiasse volta nel terzo epiciclo; Perchè non pure a lei facéano onore Di sacrifici e di votivo grido Le genti antiche neh" antico errore , 6 Ma Dione onoravano e Cupido, Quella per madre sua , questo per figlio, E dicéan eh' ei sedette in grembo a Dido : E da costèi , ond' io principio piglio , 2 fn suo periclo di dannazione eterna , quando delirava dietro a una turba di deità bu*> giarde e lorde. 2 Ciprigna ; la dea Venere. 3 foggiasse j ec. coi raggi suoi influisse e imprimesse negli uomini l'amor lascivo, dal suo epiciclo o picciolo cerchio che descrive nel terzo cielo in cui ella si volge. 5 Di votivo grido; di voto fatto ad alta voce! 7 Dione, madre della dea Venere; il qual nome poi fu dato alla stessa Venere. 9 Edicean, ec. Nel lib. i dell'Eneide. 10 E da costei , ec. da questa Venere impu- dica , da cui ora piglio il principio di Suesto mio Canto , pigliavano il nome ella stella ( chiamandola pur Venere ) la quale vagheggia il Sole ora dalla parte 3. 7 $8 rÀRA6iS(£ Pigliavano il vocàbol della stella Che il Sol vagheggia oifda coppa or da ciglio. 12 Io non m' accorsi del salire in ella : l\la d' ésserv 1 entro mi fece assai fede La donila mia clf io vidi faf più bella.- E come in fiamma favilla si vede, E come in voce voce si discerne , Quando una è ferma e V altra va è riede ; i9 Vid' io in essa luce altré lucerne Muoversi in giro più è meo correnti , Al modo, credo , di lor viste eterne. Di fredda nube non dfiscéser venti' O visibili o no tanto festini, die non paresse? impediti e lenti 24 A chi avesse quei lumi divini t T eduto a noi venir y lasciando il giro Pria cominciato in gli alti Serafini : di dietro ora dalla parte dinanzi ; cosr puxtancTo il girare di questo pianeta in- torno al Sole , che però si vede ora avanti al suo nascere , ora dopo il sua tramontare.. T7 Coppa ; la parte di dietro del capo. 18 Quando una è continuata d' un medesimo * tenore , mentre va T altra variando note. sii Vista eterna ; per visione beatifica. a3 Visibili ne' suoi effetti , per esempio nel moto delle nuvole. Festini^ veloci. a 6 Lasciando il moto circolare cominciato da' Serafini in più alto cielo. Vedi sotto nei Canto xxYii , v. 108. Digitized by Googl CANTO VITI. 7a E dietro a quei che più 'nuanzi apparirò, Sonava Osanna sì che inique poi Di riùdir non fui senza (Jisiro. 3o ( Indi si fece V un più presso a noi , E solo incominciò : Tutti sem presti ~ < Al tuo piacer perchè di noi ti gioi. , Noi ci volgiam co' Principi celesti D' un giro, e d' un girare, e d' una sete , A' quali tu nel mondo già dicesti : 36 Voi, ette intendendo il terzo del movete: E sem sì pien' d' amor, che per piacerti Non fia men dolce un poco di quiète. Poscia che gli occhi miei si furo offerti Alla mia donna riverenti , ed essa Fatti gli avéa di sè contenti e certi ; 4* 34 Principi celesti 9 o Principati ; primo coro , d' angeli della terza gerarchia , i quali 4 secondo Dante, muovono il cielo di Ve- nere ; movendo gli Arcangeli il ciel di Mercurio, e gli Angeli il ciel della Luna. Vedi sotto nel Canto xxvin, v. 98 e seq. 37 Voi^ che intendendo \ % ec. principio d' una Canzone di Dante. Il senso è : Voi , che rimirando in Dio, intendete qual deve essere il moto del terzo cielo , e intesolo in quel modo appunto lo movete. 4o &ifuro offerti , quasi dimandandole licenza d'interrogare. 4 a Contenti per il suo consenso, e certi A\ averlo ottenuto. k 7 . J 80 PARADISO. N Rivolersi alla luce che promessa Tanto s avéa, e, Dì, chi se' tu, faè La voce mia di grande affettò impressa, O quanta e quale vid 1 io lei far piue f ' Per allegrezza nuova che s' accrebbe , Quand' io parlai , all' allegrezze sue. 4& Così fatta , mi disse , il mondo m* ebbe Giù poco tempo ; e se più fosse stato , Molto sarà di mal che non sarebbe. La mia letizia mi ti tien celato, Che mi raggia dintorno e mi nasconde Quasi animai di sua seta fasciato. 5{ Assai m' amasti , ed avesti bene onde : Che , s' io fossi giù stato , io ti mostrava 43 Che promessa tanto s' avea ; che s* era of- ferta al mio piacere con tanta- cortesia. 46 Quanta e quale luce. 49 II mondo m ebbe ^ ec Costui è Carlo Mar* tulio , re di Ungheria , primogenito di Carlo il zoppo re di Puglia , di Sicilia, e signore di Provenza ; i quali reami h aspettavano ad esso Martello quando dopo '1 padre fosse vivuto. Fu costui principe virtù oso egrandeamicodi Dante. 5i Che non sarebbe ; perchè se egli fosse vi- vuto più , avrebbe ben governati quegli Stati che Roberto suo fratello , che in quelli succedette, per lasua mala condotta rovinò. 64 Animai di sua seta fasciato ; il baco di seta nel suo bozzolo* Digitized by Goo canto vm. St Di mio àmór più oltre che le fronde. Quella sinistra riva che si lava Di Ródano , poich' è misto con Sorga , Per suo signore a tempo m' aspettava : 60 E quel corno d' Ausonia che s'imborga Di Bari , di Gaeta , e di Crotona , Da ónde Tronto e Verde in mare sgorga. Fulgéami già in fronte la corona Di quella terra che il Danubio riga, Poi che le ripe Tedesche abbandona : 66 E la bella Trinàcria ( che caliga , Tra Pachino e Peloro sopra il golfo Che riceve da Euro maggior briga, 58 Quella sinistra riva , ec. la Provenza. 59 Sorga , fiume che nasce in Valchiusa tanto illustre. {>i Quel corno et Ausonia ; quella punta d'Italia ; cioè , la Puglia. Che s imborga ; che si riempie di questi borghi e terre murate. 63 Tronto e Verde , fiumi della Puglia , che sboccano nei mare Adriatico. 65 Di quella terra , ec. dell* Ungheria , di cui era stato coronato re. 67 Trinacria; la Sicilia , detta cosi dai tre pro- montorj , Peloro , Pachino e Lilibeo. Caliga ; $ innebbia , si ricopre di cali- gine , sboccando fummo dal Mongibello. 68 Sopra il golfo di Catania ; il quale è più Sercosso da Euro , vento orientale , eh* a altro vento. Digitized by Google 6, PARADISO. Non per Tiféo , ma per nascente solfo , ) Attesi avrebbe li suoi regi ancora Nati per me di Carlo e di Ridolfo , 71 . Se mala signoria , che sempre accuora Li popoli suggetti , non avesse Mosso Palermo a gridar : Mora , mora, E s£ mio frate questo antivedesse , 70 Non perchè Tifeo , ( uno de' giganti fulmi- nati da Giove , è subbissato sotto l'isola di Sicilia , secondo le favole ) respiri fiamme e fummo , ma per il solfo e bitu- me che nelle caverne del monte Etna si genera , einfiammandosi viene empiendo quel isola di fummo e di caligine. 71 Attesi avrebbe ,ec. La Sicilia non si sarebbe ribellata alla nostra casa , dandosi a Pietro d' Aragona , ma avrebbe attesi e aspettati come suoi legittimi re i discendenti di Carlo I , mio avolo , nati di lui per mio mezzo , e Ridolfo I , imperadore , me- diante la figliuola di esso Clemenza mia consorte. J73 Se mala signoria , ec. se la rapacità e la sciaurataggine de' nostri governatori e ministri in Palermo , che sempre accuora , cioè, da coraggio e fa scotere il giogo al popolo angariato. v 75 Mora , mora , trucidandosi dai ribelli tutti i Francesi che erano nella Sicilia nel ce- lebre Vespro Siciliano. 76 Se mio frale Roberto prevedesse questo , cioè , che la mate signoria partorisce si- mili sconcerti , non si prevarrebbe per CANTO Vili. - 83 L* avara povertà di Catalogna ■Già fuggirla, perchè non gli offendesse : 78 Che veramente provveder bisogna Per lui ò per altrui , sì eh' a sua barca Carica più di carco non si pogna : . La sua natura , che di larga parca Discese , avria mestiér di tal milizia Che non curasse di méttere in arca. 84 Perócch'io credo che V alta letizia Che '1 tua parlar m' infonde , signor mio, Ov' ogni ben si termina e s'inizia, Per te si veggia come la vegg' io , il governo di ministri Catalani , gente avara e affamata, masi disfarebbe diloro, perchè non irritassero i poveri popoli. 80 Per lui o per altrui , ec. cioè, che Roberto per se medesimo , o per mezzo de' suoi governatori , provveda che non s' imponga altro dazio o gabella ai suoi popoli aggra- va t issi mi. Questo vuol dire con V allego- ria della barca che per il troppo pezzo si affonda. 8* La natura di mio fratello , che, dalla larga e liberal natura de' suoi antenati dege- nerando , discese e nacque parca e incli- nata air avarizia. 84 Mettere in arca; accumular pecunia. 85 Peroccìì io credo , ec. Qui ripiglia Dante , ringraziando-Carlo della cortese risposta , e pregandolo a risolvergli un dubbio. 88 Per te si -veggia , ec. tu la vegga in Dio, come la vedo io che la provo. $4 PARADISO. Grata nV è più ; è anche questo ho caro , perchè '1 discerni rimirando in Dio. 90 Fatto m' hai lieto : e così mi fa chiaro, Poiché parlando a dubitar m' hai mosso , Come uscir può di dolce seme amaro. Questo io à lui : ed egli a me : S' io posso Mostrarti un vero, a quel che tu dimandi Terrai il viso come tieni il dosso. 96 Lo ben , che tutto il regno che tu scandi Volge e contenta, fa esser virtute Sua provvidenza in questi corpi grandi : E non pur le nature provvedute S011 nella mente eh' è da sè perfetta , Ma èsse insieme con la lor salute. roa « » 90 Discerni, ec. vedi , rimirando in Dio , il mio rallegrarmi al tuo parlare. 93 Di dolce seme amaro ; di padre liberale 6 buono , figliuolo avaro e malvagio. 95 Un vero ; una verità. 96 Terrai il mo , ec. cioè , vedrai quello che ara non vedi per avergli volto le spalle. 97 Lo ìfen , ec. Iddio , che governa e felicita questo regno celeste per il quale tu vieni salendo, fa che la virtù d* influire , in- fusa in questi gran corpi celesti , aia ope- ratrice secondo i fini e i disegni della sua /rovvidenza. non pur solamente sono nella sua per- fetta mente le nature di ciascuna cosa provveduta da lui, ma sonvi con la lor salute insieme , la quale è il fine a che esse sature sono state ordinate. CANTO Vili. * 85 Perchè quantunque questo arcò saétta , Disposto cade a provveduto fine, Sì come cocca in suo segno diretta. Se ciò non fosse , il Gel che tu cammine Producerebbe si li suoi effetti, Che non sarébber arti ma mine : 108 E ciò èsser non può , se gì' intelletti Che muóvon queste stette non son manchi, E manco il primo che non gli ha perfètti» Vuo' tu che questo ver più ti s'imbianchi? Ed io : Non, già ; perchè impossibii veggio, Che la natura in quel eh' è uopo stanchi. 1 1 4 Ond' egli ancora : Or dì , sarebbe il peggio Per r uomo in terra , se non fosse cive ? Sì , rispóY io , e qui ragion non cheggio. E può égli esser, se giù non si vive io3 Perchè qualunque cosa mette al mondo la divina provvidenza , tal cosa tende , co- me già disposta , al preveduto e desti- nato (ine ; siccome saetta drizzata al suo bersaglio , quando viene a scoccarsi dall'arco. i 108 Non ani ma mine ; non cose fatte a dise- gno , ma a caso. iti II primo motore , cioè , Iddio. Perfetti ; cioè , creati a perfezione. Ua Questo vero, ec. questa verità ti si dimos- tri più chiara. tifi Se non fosse cive ; se non vivesse in società. Il8 E può egli essere che l'uomo sia cive, e viva vita civile e sociale , se giù in terra 86 ' PARADISO. Diversamente per diversi ufici ? JNo : se il maèstro vostro ben vi scrive. 120 Sì venne deducendo insino a quinci: Poscia conchiuse : Dunque èsser diverse Convién de' vostri effetti le radici : Perchè un nasce Solone, ed altro Serse , • Altro Melchisedéch , ed altro quello Che volando per V aere il figlio perse. 126 La circular natura eh' è suggello Alla cera mortai , fa ben su' arte , Ma non distingue V un dall' altro ostello. Quinci adivién eh' Esaù si diparte gli uomini non si applicassero a diverse maniere di vita e di occupazioni ; uno di contadino , V altro di soldato ; uno di medico , V altro di legista ? ripiglia così il suo discorso il soprammentovato Carlo. tao II maestro; Aristotile , neh 0 Etica e nella Politica. ia3 Le radici ; le cause , cioè, le attitudini e i genj alle faccende umane , sicché non tutti sieno portati dalla natura all' eser- cizio della medesima professione. 124 tJn nasce inclinato ed atto a dar leggi co- me Solone , a comandar eserciti come . Serse e governar regni , ad esercitar Tofiìzio sacerdotale come Melchisedech, eal ritrovamento dell'arti come Dedalo. fio Ostello ; per casa , famiglia ; ovvero per lo corpo umano , albergo dell' anima, Digitized by Googl CANTO vin. »i Per seme da "Jacob ; e vien Quirino - Da si vii padre che si rende a Marte. i3a Natura generata il suo cammino Simil farebbe sempre a 1 generanti, Se non vincesse il provveder divino. Or qùel che t' era dietro , f è davanti. Ma perchè sappi che di te mi giova , Un corollario voglio che t' ammanti. i38 Sempre natura , èe fortuna truova Discorde a sè , come ogni altra semente Fuor di sua región , fa mala pruova. È se il mondo laggiù ponesse mente ' i3i Per seme , e fin dall' utero della madre Kebecca. Quirino; cioè , Romùlo, fon- datore di Roma , generato. di padre in- , . certo ; ma per lo «no valore attribuito 4 al Dio Marte. i33 La natura generata de' figliuoli sarebbe t sempre ne' costumi e inclinazioni simile alla natura generante de' padri, se noii vi s'interponesse il provvedere divino, che per opera deli' influenze celesti vincesse la simiglianza della natura. 137 Giovare; per dilettare , piacere. 138 Ammantare; coprire, aggiungere come si fa del manto sopra degli abiti. l3o, Sempre V inclinazione ed abilità naturale , se incontrasi in fortuna avversa o in mala elezione discordante dai suoi ta- lenti , fa trista riuscita , come suole av- venire ad ogni altro seme, che fuòri del proprio c connaturai terreno traligna*. «8 PARADISO. ÀI fondamento che natura pon$ # Seguendo lui, avria buona la gente. 144 Ma voi torcete alla religione Tal che fu nato a cingersi la spada , E fate re di tal eh' è da sermone : Onde la traccia vostra è fuor di strada. 148 CANTO IX. Dappoiché Carlo tuo , bella Clemenza , M' ebbe chiarito , mi narrò gì' inganni Che ricéver dovéa la sua semenza. M» di»«: Taci,*Uscia yólger gli anni: i43 Al fondamento , ec. a questa abilità innata e questo genio connaturale che ad un mestiero determinato e ad una pai rica- lar sorta di vita inclina. ?44 Avria buona la gente \ avrebbe persone in ogni genere di cose eccellenti. 248 Onde il proceder vostro è imperfetto e vano. 1 Clemenza. Questa Clemenza, a cui Dante ri- volta il discorso , era figliuola di Carlo Martello , e moglie di Lodovico X re di Francia. 2 M* ebbe chiarito del mio dubbio , mi pre- disse i tradimenti che dovevano esser fatti a' suoi discendenti. Allude all' usur- parsi che fece Roberto fratello di Carlo il reame di Puglia che a* aspettava al fi* |liuolo 4x esso Carlo. 1 Digitized by Google • CANTO IX* < 6g Si di* io non posso dir , se non che pianto Giusto verrà dirietro ai vostri danni. 6 E già la vita di quel lume santo Rivolta s'era al Sol che la riempie , Come quel ben eh' ad ogni cosa è tanto. Ahi anime ingannate fatue ed empie Che da sì fatto ben torcete i cuori, Drizzando in vanità le vostre tempie! la Ed ecco un altro di quegli splendori Ver me si fece , e '1 suo voler piacermi Significava nel chiarir di fuori* Gli occhi di Beatrice eh' éran fermi Sovra me, come pria , di caro assenso Al mio disio certificato fermi : 18 Deh metti al mio voler tosto compenso , Beato spirto , dissi , e fammi pruova Ch' io possa in te riflètter quel eh* io penso* 7 Vita ; per anima. 8 Al Sol , ec. a Dio. 9 Tanto ad ogni cosa , cioè « capace di riem- piere offni cosa , secondo la misura di ciascheduna, 18 Fermi ; mi ferono f mi fecero, 19 Metti , ec. soddisfa ed appaga il mio desi* derio. 30 E fammi pruova, ec. e fammi vedere per pruova , che il mio pensiero reflette in te » cioè , che tu ben vedi ciò che io penso , senza che abbia bisogno che con parole te lo manifesti. 3, . *~ - 9<> » PARADISO:- Ondel 1 uce * che nv era ancor nuova '/ Del suo profondo * ond' ella pria cantava , Seguette* come a cui di ben far giova. 1 4 In quella partè della terra prava Italica , che siede intra Rialto E le fontane di Brenta e di Piava, Si leva un colle, e non surge niohV alto , La onde scese già iinà facella >I « Che fece alla contrada grande assalto : 3o D' Una radice nacqui ed io ed élla ; Cunizza fui chiamata e qui rifulgo Perchè mi vinse il lume cT està stella. Ma lietamente a me médesma indulga ài Nuova ; per ignota. 14 'Seghette ; Seguitò , continuò" , dicendo. 36 Rialto ; contrada di Venezia : e prendesi .0 per la stessa Venezia. 27 Le fontane ; le sorgenti donde nascono f fiumi della Brenta e Piava. 28 Un colle , dov è situato un castello detto Romana. 29 Una facella , ed. Intende di Ezzelino da Romano , di cui vedi nel Canto ih dell* Inferno , v. 110. . < ««• 3i D y una radice , ec. d'un medesimo padre. 33 Mi 'vinse il molle influsso di lei. Cioè, io sono in questo basso grado di beatitudine* perchè mi è stato d'impedimento a pog- <- giare ad un grado più sublime Tessere .stata dedita a folli amori. 34 Indulgo , ec. a me perdono , e non Pie ne pigUp più fastidio» Digitized by ^ ^ CANTO IX. r gì la^^ion di mia sorte , e non mi noja : Che forse parria forte al vostro vulgo. 36 Di questa luculenta e cara gioja Del nostro cielo , che più nV è propinqua , Grande fama rimase , e pria che mtioja Questo cen tési m anno ancor s ' incinqua : Vedi se far si dee Y uomo eccellente , Si ch'altra vita la prima relinqua : 4 a E ciò non pensa la turba presente Che Tagliamento ed A'dice richiude, Tfè per esser battuta ancor si pente. Ma tosto fia che Pàdova al palude 35 La cagion di mia sorte , ec. cioè , i miei passati, trascorsi giovanili non mi danno pena ne rimorso , la qual cosa alla gente volgare forse sembrerà diffìcile a capirsi , non intendendo che il rimorso di co- scienza non può star con la beatitudine. 37 Di ques? anima giojosa e piena di luce \ di cui vedi sotto al v. 94. 4o Questo centesimo anno ; V anno i3oo nel quale si figura farsi questa profezia. In- cinquarsi ; raddoppiarsi cinque volte , mu Implicarsi. 4* Sì eh* altra vita, ec. acciochè la prima vita mortale del corpo lasci dopo di se la vita quasi immortale della fama. '44 Tagliamento ed sJdige , fiumi che sono quasi i confini della Marca Trivigiana. 45 Battuta ; afflitta da calamità. ^6 Padova, éc. che i Padovani nella rotta. r 9 * PARADISO. Cangerà 1* acqua che Vincenza bagni Per èssere al do vèr le genti crude. ^ E dove Sile e Cagnàn s accompagna, Tal signoreggia e va con la testa alta, Che già per lui carpir si fa la ragna. Piangerà Feltro ancora la diffelta Dell' empio suo pastór , che sarà sconcia Sì, che per sunil non s'entrò in che avranno da Can Grande della Scala % cangeranno, col sangue sparso, di colore V acqua del fiume Bacchiglione , dove fa palude presso Vincenza. 48 Crude al doveri ingiuste. 49 E dove , ec. £ in Trevigi , dove si congiun- gono insieme questi due fiumi Sile e Ca- gnano , vi è un tal signore ( intende di Ricciardo da Cammino) che domina e va altiero , per cui già si fa la rete che dovrà prenderlo come un merletto. Costui dai congiurati fu ucciso mentre giuocava a* scacchi. 5a Feltro , città ai confini della Marca Trivi* giana , piangerà lo sconcio e disonorato mancar di parola che fece Alessandro suo vescovo ; che dopo aver assicurati sotto la parola molti signori Ferraresi ribelli del Papa , furono da lui tutti dati in mano del governator di Ferrara , dove furono decapitati. 54 Malta; una torre alla sboccatura di un fiu» mietanolo di tal nome che mette nel lago di fiolsena , dove dicono che il Papa Digitized by Google CANTO IX. 93 Troppo sarebbe larga ìa bigoncia Che ricevesse '1 sangue Ferrarese , E stanco chi '1 pesasse ad oncia ad oncia, Che donerà questo prete cortese Per mostrarsi di parte: e cotài doni Conformi fieno al viver del paese. 60 Su sono specchi , voi dicete Troni , Onde rifulge a noi Dio giudicante, Sì che questi parlar' ne pajon buoni. Qui si tacette, e fécemi sembiante Che fosse ad altro volta per la ruota In che si mise com' era davante. 66 U altra letizia che m' era già nota riteneva in perpetuo carcere quei cherici, i peccati de' quali erano irremissibili. 55 Bigoncia ; vaso di legno senza coperchio , che adoprasi per someggiare l'uva al tem- po della vendemmia. 58 Cortese ( per ironia ) per mostrarsi parti- giano del Papa. 60 Al viver ; al barbaro costume. 61 Su m nei settimo cielo. Troni ; il terzo coro d'angeli della prima gerarchia * nei quali , come in specchi, rilucono I giudiciidi Dio. 63 Questi parlari , ec. questo mio parlare non devi dubitare che non sia veridico. 65 Ruota; per moto circolare. 67 L altra letizia; cioè , Folco di Marsiglia , noto solamente per quelio che me n« aveva detto in confuso Cunizza. Vedi sopra al v. 37. S • • - % §4 PARADISO. ^ Preclara cosa mi si fece in vista , Qual fin balascio in che lo Sol percuota. Per letiziar lassù fulgor s' acquista $ì come riso qui : ma giù s' abbuja L'ombra di fuor come la mente e trista. 7 a Dio vede tutto , e tuo veder s' inluja , Diss n io , beato spirto , sì che nulla Voglia ,di sè à te puote esser fuja. Dunque la voce tua , che '1 ciel trastulla Sempre col canto -di que' fuochi pii Che di sei ali fannosi cuculia, 78 . Perchè non soddisface a* miei disii ? Già non attendere 1 io tua dimanda S 1 io m' intuissi come tu t' immii. La maggior valle in che X acqua si spanda , 1 68 Preclara ; alarissima , risplendentissima. 69 Baiaselo', pietra preciosa, spezie di rubino. JT Gii neir Inferno. 72 Ombra ; per anima dannata. 73 In lu j ars ì : entrare , penetrare in lui : voce usata solo dall' Alighieri , il quale disse peli' istesso mòdo immiarsi, intuarsi , e simili , perchè, com' egli confessa , disse sempre quel che e' voleva dire , senza badare all' uso ricevuto delle parole. 75 Fuja; per oscura , celata. 77 Quel fuochi pii , ec. i Serafini. 78 Si fanno cucitila ; si velano , come i mo- naci della cocolla. 81 Imitarsi, immiarsi : vedi sopra al n.73. 0a Vuol dire nelle seguenti quattro terzine t / Digitized by Googl< CANTO IX. 95 Incominciaro allór le sue parole , lìior di quel mar che la terra inghirlanda , 84 Tra discordanti liti contra 1 Sole Tanto sen va , che fa meridiano li dove l'orizzonte pria far suole* Di quella valle fu io littorano Tra Ebro e Macra che per cammm corte lo Genovese parte dal Toscano. 90 Ad un occaso quasi e ad un orto Buggéà siede , e la terra ond' io fui , Che fé' del sangue suo già caldo il porto. 10 nacqui in Genova. La maggior vattene. 11 mare mediterraneo. 84 Fuor dell' Oceano , da cui è circondata la terra. 85 Tradiscordantiliti\ tra l'Europa e l'affrica. Contra il Sole ; verso Levante sboc- cando il mare Atlantico dallo stretto di Gibilterra , e distendendosi fin' alla Sona « 86 Che fa ,ec. che viene a fare a se medesima in tal sito il meridiano , dove far suole* r orizzonte rispetto a se stessa presa dal suo principio allo stretto di Gibilterra. 88 Littorano ; nativo ed abitatore del lido di quel mare. 89 Ebro e Macra ; due fiumi che tra di se com- prendono la Riviera di Genòva , l'Ebro a Ponente, la Macra a Levante. Percarn- min corto , perchè nascendo nell' Apen- nino , poco dopo sboccano in mare. 92 Buggea , città nelle coste di Affrica posta quasi a dirimpetto a Genova , onde hanno g 6 PARADISO. Folco mi disse quella gente a cui Fu noto il nome mio : e questo cielo Di me s imprenta com' io fc' di lui : 96 Che più non arse la figlia di Belo, Nojando ed a Sichéo ed a Creusa , Di me , infin che si convenne al pelo : Nè quella Rodopéa che delusa Fu da Demofoònte , nè Alcide (Quando Iole nel core ebbe richiusa* loi Easi il medesimo Ponente e Levante. terra , ec. cioè, Genova , che V anno 936 fu saccheggiata da' Saracini. 94 Folco. Costui nacque in Genova , ma poi andato a stare a Marsiglia , quivi tolse moglie , e in appresso s' innamorò di Adalagia , moglie del signore della città : per amore di quella compose moke belle canzoni , e tanto della sua morte si addo- lorò , che essendo già vedovo , si fece monaco Cisterciese; fu poi fatto vescovo di Tolosa. 96 S' imprenta , s' impronta di me e della mia luce, come io in terra m'improntai delle sue amorose influenze. 97 La figlia di Belo ; Didone t col suo folle amore facendo torto ed a Sicheo suo Srimo marito ed a Creusa prima moglie ' Enea. 99 Infin che non disdisse al pelo ancor non canuto , air età mio giovanile. 100 Ne quella Filli , signora del paese attorno alla montagna di Rodope. Digitized by Googl CANTO IX. 97 < Non però qui si pente, ma si ride, Non (iella colpa , eh' a mente non torna , Ma del valor eh* ordinò è provvide. Qui si rimira neir arte eh' adorna Cotanta effetto, e discérnesi '1 bene Perchè '1 mondo di su quel di giù torna. 108 Ma perchè le tue voglie tutte piene Ten porti che son nate in questa spera , Procèdere ancor oltre mi conviene. 1 Tu vuoi sapér chi è 'n questa lumiera Che qui appresso me così scintilla Come raggio di Sole in acqua mera. n4 Or sappi che là entro si tranquilla ftààb , ed a nostr' órdine congiunta Di lei nel sommo grado si sigilla. Da questo cielo , in cui I 4 ombra s' appunta jphel vostro mondo fece, pria eh' altr* alma Del trionfo di Cristo fu assunta. 120 \ io5 II valor , ec. cioè , la divina provvidenza. 108 Torna ; cangia , rende pure e perfette le mortali affezioni. 109 Pie/te ; pienamente soddisfatte. 115 Si tranquilla ; si rallegra e gioisce. 116 Raab , donna di Gerico. Vedi Josue , c. a. 117 Sigillarsi; segnalarsi , distinguersi. 120 Fu assunta pria di ogni anima del trionfo di Cristo (quando ritornò vittorioso dal limbo con le anime liberate ) e accolta da questo cielo , dove arriva e termina la punta o il cono dell* ombra che fa la Terra non passando più avante. 9 3 PARADISO. Ben si convenne lei lasciar per palma In alcun cielo dell* alta vittoria Che s' acquistò con V una e l f altra palma : Perch'ella favorò la prima gloria Di Josiiè in su la terra santa , Ghe poco tocca al Papa la memoria. ia6 La tua città , che di colui è pianta Che pria volse le spalle al suo fattóre f E di cui è la 'nvidia tanto pianta , Produce e spande il maladetto fiore Ch' ha disviate le pecore e gli agni , jar Palma ; per trofeo, segno di vittoria. ja3 V una e V altra palma; le mani del Sai* vatore conficcate alla Croce. ia4 Pereti ella favorò, ec. perchè favori la pri- ma impresa dì Giosuè sulla Terra Santa. ia6, Clic poco tocca , ec. la memor a della qual Terra Santa tien poco sollecito il Papa, non curandosi egli he sia in mano de Saraci ni. 1*7 La tua città , ec. cioè , O Dante , la tua città di Firenze , che può dirsi nata da Lucifero , dall' invidia di cui nacque \\ peccato , la morte , e ogni male degno d' esser pianto. l3o II Jìore ; il fiorino d' oro , moneta coli* impronta del giglio, che coniavasi nella zecca di Firenze. j3i Ha disviate , ec. ha fatti prevaricare non soloi laici ma eziandio gli ecclesiastici; dappoiché ha fatto divenir il Sommo Pastore Bonifazio Vili rapace lupo. Digitized by Kj Perocché fatto ha lupo del pastore. i3a Per questo l'Evangelio è i Dottor magni $on derelitti , e solo ai Decretali Si studia sì die pare a' lor vivagni. » A questo intende '1 Papa e i Cardinali : Non vanno i lor pensieri a INazzarette , Là dove Gabbriéllo aperse ¥ ali. i38 Ma Vaticano e Y altre parti elette Di Roma, che son state cimitero Alla milizia che Pietro seguette, Tosto libere fien dall' adultero. . " CANTO X. Guardando nel suo Figlio èori V Àmtfre Che F uno e r altro eternalmente spira , lo primo ed ineffàbile valore , j34 Ai Decretali ; alla Legge Canonica si ap- plica , perdi' è stùdio da arricchire , sic- come apparisce nei loro sfarzi e com- parse pompose. - , " i35 Vivagno ; orlo di panno fino : qui per drappi , stoffe , velluti , ee. J37 ANàzzarette; alla ricuperazione di Terra Santa. 241 La milizia, ec. i santi martiri della CU lesa primitiva, i V Amore divino ; lo Spirito Santo. 3 Valore primo ) il Padre Eterno. iOo PARADISO. Quanto per mente o per occhio si gira i Con tanto órdine fé' , eh' esser non puote Senza gustar di lui chi ciò rimira. 5 Leva dunque , lettore , all' alte ruote Meco la vista dritto a quella parte Dove Pun moto all'altro si percuote: E li comincia a vagheggiar nelP arte Di quel Maèstro , che dentro a se l'ama Tanto che mai da lei l'occhio non parte, ili Vedi come da ìndi si dirama L* ebbliquo cerchio che i pianeti porta , Per soddisfare al mondo che gli chiama : E se la strada lor non fosse torta , Molta virtù nel Ciel sarebbe invano , E quasi ogni potenzia quaggiù morta. 18 E se dal dritto più ò men lontano 8 A quella parte di cielo in cui s' incrocic- chiano insieme il circolo Equinoziale e lo Zodiaco, dove ( secondo il sistema tenuto da Dante) si fa la maggiore riper- cussione del moto del primo mobile , e di quello del Sole e degli altri pianeti- io A vagheggiar \ a rimirar con diletto. i5 Chiamare ; qui per aver bisogno. L'obbli* 3uità del Zodiaco è cagione della varietà elle stagioni , ec. 1 9 E se dal cerchio dritto , che è P Equinoziale, il Zodiaco si slontanasse più o meno di quel che fa , sarebbe assai difettoso e sa in Cielo e giù in Terra l' ordine da Di* posto nel mondo. Digitized by Google CANTO X. ' io« Fosse 1 partire , assai sarebbe manco E giù è su dell' órdine mondano. Or ti riman , lettor, sovra l tuo banco , Dietro pensando a ciò che si preliba , S' esser vuoi lieto assai prima che stanco, a 4 Messo f ho innanzi : ornai per te ti ciba ; Che a se ritorce tutta la mia cura Quella materia ond' io son fatto scriba. Lo ministro maggior della natura t Che del valor del Cielo il mondo imprenta E col suo lume il tempo ne misura , 3q Con quella parte che su si rammenta Congiunto si girava per le spire In che più tosto ogni ora s' appresemi ; Ed io era con lui; ma del salire Non m' accórs' io se non corri' uom s'accorge Anzi 'l primo pensiér del suo venire : 36 * 2» Banco di studio. a3 Prelibare ; gustare , assaggiare : qui breve- mente toccare. a5 Messo , ec. ti ho apparecchiata la mensa, e messe le vivande davanti. a 8 Lo ministro , ec. il Sole. 3c Quella parte , ec. Vedi sopra al v. 8. 3i Per le spire ; per quelle rivoluzioni che descrive dopo V equinozio di Primavera fino al solstizio di State. > 33 In e he ogni giorno viene a nascer più presto. 36 Del venire del primo pensiero innanzi che venga : la qual cosa è impossibile. 3. 8 ' ) iòi PÀrtÀDtéÒ. E Be&tricc , quella che si scorgé Di bene in meglio sì subitamente Che T atto suo per tempo non si sporge, Quant' èsser convenfa dà se lucente Quel ch'età dentro ài Sol dov'io entrami, "Non per color ma per lume parvente, 4 a Perdi' io lo 'ilgegno e l' arte è Y uso chiami i Sì noi direi che mài s' immaginasse : Ma créder puossi, e di veder si brami. E se le fantasie nostre son basse 'A tanta àltezzà i non è maraviglia: Che sovra '1 Sol non fa òcchio eh' andasse. 48 Tal era quivi la quarta famiglia Dell' atto padre che sempré la sazia , Mostrando cóme spira e come figlia. E Beatrice cominciò : Ringrazia , Ringrazia il Sòl degli angeli eh* a questo Sensibil t' ha levato per sua grazia. 54 Cuor di mortài non fu mai sì digesto À divozión ed a rendersi a Dio » Quella che si vede sempre più luminosa quanto più sale ; e 1' atto suo d* illus«- trarsi è sì rapido è repentino , che in un istante, e non in processo di tempo , divien di luce più abbellita e più vaga. 4a Parvente ; visibile , che apparisce. 43 Perchè ; contuttoché. 5i Spira la terza e genera la seconda Divina Persona. Sii A questo Sóle. # Digitized by Google CANTO X. ro3 Con tutto 1 suo gradii- cotanto presto , Com' a quelle parole rai fec* io : E sì tutto U mio amore in lui si mise , Che beatrice eclissò nelF obblto. fio Non le dispiacque , ma sì se ne rise, Che lo splendor degli cechi suoi ridenti Mia niente Milita in più cose divise. Io vidi più fulgor 1 -vivi e vincenti Far di noi centro e di sè far corona , Più dolci in voce che 'n vista lucenti. 6Q Così cinger la figlia di Latona Vedém tal volta , quando V aere è pregno Sì che ritenga il fij che fa 1* zona. Nella corte del ciel , ond' io rivegno , Si truóvan molte gioje care- e belle Tanto che non si pósson trar del regno. 7* E '1 canto di qua' lumi era di quelle : Chi non s* impenna sì che lassù voli , Dal m^to aspetti quindi le novelle. 5-7 Gradire; per desiderio d'esser gradito. 63 Unita e tutta raccolta in Dio. In più cose; in più spiriti beati. 67 La figlia di Latone ; la Luna. $§Mfil che fa la zona ; quel filo o nastro di luce riflessa che forma V alone o sia la corona della Luna. 72 Non siposson trar del regno, come quaggiù non è lecito di estrarre da uu regno in u n al t ro cer te cose pi ù ra re, come pi 1 tu re f statue , ed altri layori di celebri artelicij 9 • ■ t*4 PARADISO. Poi si cantando quegli ardenti Soli Si fur girali intorno a noi tre volte Come stelle vicine a 1 fermi poli ; 78 Donne mi pàrver non da ballo sciolte , Ma che s' arréstin tàcite ascoltando * Fin che le nuove note hanno ricohe : E dentro all' un sentii cominciar : Quando Lo raggio delia grazia onde s' accende .Verace amore, e che poi cresce amando , 8^ Multiplicato in te tanto risplende , Che ti conduce su per quella scala , U* senza risalir nessun discende ; Qual ti negasse 1 vin della sua fiala Per la tua sete , in libertà non fora , Se non com* acqua eh' al mar non si cala. 90 Tu voi saper di quai piante s* infiora Questa ghirlanda , che intorno vagheggia La bella dotina eh' al Ciel t' avvalora : Io fui degli agni della santa greggia Che Doménico mena per cammino, IT ben i impingua se non si vaneggia. 96 Questi , che m'è à destra più vicinò , Frate è maèstro fummi ; ed esso Alberto È di Cologna , ed io Thomàs d' Aquino. - 81 Ricolte ; comprese, bene intese , per muo- versi a tempo. 88 Fiala ; ampolla , caraffa. 89 Non fora in libertà di farlo. 98 Alberto Magno , di Cologna , scrittore di molti volumi. Digitized by Google I CANTO X. loS Se tu di tutti gli altri esser vuoi certo , Diretro al mio parlar ten vien coi viso Girando su per lo beato serto. ioa Queir altro fiammeggiare esce del riso Di Grazian , che 1' uno e V altro foro Ajutò sì, che piacque in Paradiso. L'altro, ch'appresso adorna il nostro coro, Quel Pietro fu che con la poverella Offerse a santa Chiesa il suo tesoro. id8 La quinta luce , eh' è tra noi più bella , Spira di tale amor , che tutto 1 mondo Laggiù n' ha gola di saper novella : Entro v' è V alta luce u' si profondo Savér fu messo che, se 'L vero è vero , A veder tanto non surse '1 secondo. 11L 104 Graziano da Chiusi , monaco , compila* tore del Decreto per uso dei canonisti. V uno e V altro foro ; la giurisdizione secolare e 1* ecclesiastica. 107 Pietro Lombardo , chiamato il Maestro delle sentenze , scrisse quattro famosi libri di Teologia , e le offerse alla Chiesa con quella divozione e umiltà con la quale la poverella offerse al tempio due piccioli. ( Lue e ai. ) 109 La quinta luce. Questo è il sapientissimo Salomone. 111 Ha gola , ec. ha desiderio di sapere se sia salvo o dannato. Ii3 Se 7 vero è vero ; se la Verità che ce R afe- testa ci dice il vero. 9* *o6 PARADISO. Appresso vedi '1 lume di quel cera N Che gluso in carne più addentro vide L'angelica natura e '1 ministero. NelF altra piccioletla luce ride Queir avvocato de' templi cristiani, Del cui latino Agostin si provvide. 120 * Or , se tu r occhio della mente trani Di luce in luce dietro alle mie lode, Già dell' ottava con sete rimani : Per veder ogni ben dentro vi gode L' anima santa che '1 mondo fallace Fa manifesto a chiedi lei ben ode : 116 Lo corpo , ond' ella fu cacciata , giace * p fiS 11 lume di quella torcia grande è San Pio- nisio Areopagita. I misteriosi libri delle Angeliche Gerarchie gli furono falsa- mente attribuiti. 119 Queir avvocato , ec. Paolo Orosio, il quale scrisse sette libri a difesa delia Religione Cristiana, dei quali servesi Santo Agos- tino ne' suoi libri de Qivilale Dei. 120 Latino ; per dottrina e composizione, jac Trainare ; tirare , movere, condurre. is3 Con sette rimani ; brami sapere. ia5 L' anima santa , ec. Boezio , che ncll' aureo suo libretto de consolatane più- losopliias si stende a lungo sulla falsa mondana e sulla vera eelestial beati- tudine. 127 Lo corpo , on tV ella fu cacciata , perchè fu fallo strangolale in prigione dal re Teo- CANTO X. 107 Ginso in Cieldauro , ed essa da martiro E da èsiglio venne a questa pace. Vedi olire fiammeggiar V ardente spiro D' Isidoro , di Beda , e di Riccardo Che à considerar fu più che viro. i3a Questi, onde a me ritorna il tuo riguardo, È il lume d' uno spirto che 'n pensieri Gravi a morire gli parve esser tardo. Essa è la luce eterna di Sigieri Che leggendo nel vico degli strami Sillogizzò invidiosi veri. i38 Indi , come orologio che ne chiami dorico , è sepolto in Pavia nel monis- teco di San Pietro in Ciel d'oro. 130 Spiro ; spirito. 131 È? Isidoro di Siviglia , di Berla il Venera* bile , di Riccardo , fratello d' Ugo di San Vittore , scrittore molto sublime. i33 Questi , dal quale, ritorna a me il tuo sguardo che da me si era dipartito aven- do tu coir occhio consideralo tutti gli spiriti che formano questa corona , co- minciando da Alberto il più vicino alla mia destra , fino a colui che mi è il più prossimo alla sinistra. 136 /)' uno spirto ; di Sigieri , professore di Jogica in Parigi. 137 Nel -vico degli strami : così era chiamata una Contrada in Parigi. 138 Sillogizzò , ce. mostrò argomentando ve- lila da tirarsi contra l'invidia. PARADISO. Neil' ora che la sposa di Dio surge A mattinar lo sposo perchè V ami , Che T una parte e V altra tira ed urge , Tin tìn sonando con si dolce nota , Che '1 ben disposto spirto d' amor turge ; i44 Così vid' io la gloriosa ruota Muoversi e rènder voce a voce in tempra Ed in dolcezza eh' esser non può nota Se non colà dove 1 gioir s insempra. 148 CANTO XI. O insensata cura de' mortali, Quanto son difettivi sillogismi, <^uei che ti fanno in basso batter V ali ! Chi dietro SLjura e chi ad aforismi 140 La sposa di Dio; la Chiesa. *4 £ Surge a mattinar, ec. sorge a cantar Mat- tutino al suo Sposo , acciocché V ami e la tenga cara. ifo Che una parte di quelle ruote dell' orolo- gio, tira quelle che le vengono dietro , e spinge quelle che le vanno avanti. 144 Turge ; si gonfia. j4S S' insempra ; s'eterna , è sempiterno, a Difettivi sillogismi; dilettosi e fallaci i dis- corsi e i ragionamenti. 4 Chi dietro a jura , ec. chi alla professione di legista , e chi di medico. Digitized by Google CANTO XI. io 9 Sen giva , e chi seguendo sacerdozio , E chi regnar per forza e per sofismi : 6 E chi rubare , e chi civil negozio , Chi nel diletto della carne involto S' affatica va , « chi si dava all' ozio: Quand' io , da tutte queste cose sciolto, Con Beatrice na era suso in Cielo, Cotanto gloriosamente accolto. za Poi che ciascuno fu tornato ne lo Punto del cerchio in che avanti s' era , Fermossi come a candelliér candeio : Ed io senti' dentro a quella lumiera , Che pria m' avéa parlato , sorridendo Incominciar , facéndosi più mera : 1$ Cosi com' io del suo raggio m' accendo, Sì riguardando nella luce eterna lituo' pensieri f onde cagioni , apprendo. Tu dubbi , ed hai voler che si ricerna In sì aperta e si distesa lingua Lo dicer mio , eh' al tuo sentir si sterna , 24 Ove dinanzi dissi : U* ben s* impingua , E là ùj dissi : Non surse il secondo : E qui è uopo che ben si distingua, 19 Del raggio della luce eterna. ai Onde sieno cagionati. 22 Che si ricerna ; che di nuovo da me si di* chiari con maggior distinzione. *4 OC al tuo intendimento si rtn4a piano e4 agevole. no . PARADISO. La providenza , che governa il mondo Con quel consiglio nel qual ogni aspetto Creato è vinto pria die vada al fondo , 3q Perocché andasse ver lo suo diletto La sposa di colui clf ad alte grida Disposò lei col sangue benedetto , In sè sicura e anche a lui più fida ; Due principi ordinò in suo favore, Che quinci e quindi le fósser per guida. 3§ L' un fu tutto serafico in ardore, L n altro per sapiènza in terra fue Di cherubica luce uno splendore. Dell' un dirò , perocché d' aroendue Si dice T un pregiando quai eh' uom prende , „ Perchè ad un fine fur l'opere sue. 4* Intra Tupino e V acqua che discende Del colle eletto dal beato Ubaldo, 3t Perocché ; affinchè. Lo suo diletto Cristo. 3a La sposa ; la Santa Chiesa. 33 Disposò lei; sposò ioi , gridando altamente dalla croce , talli ino di questo divino sposo. 37 U un : San Francesco d' Assisi, fondatore dell' Ordine de 1 Frati Minori. Serafico ; che partecipa della carità de* Serafini. 38 JJ altro : San Domenico , fondatore dell' Ordine de' Frati Predicatori. 43 Tupino , fiume vicino alla città d' Assisi. (J acqua , ec. il fiumicello Chiasi , che. nasce da un monte che S. Ubaldo elesse per suo ritiro nel territorio d' Agobbio. I I Digitized by Google canto xr: iih Fertile costà d' alto monte pende , Onde Perugia sente freddò e caldo Da Pòrta Sole , e dirietro lè piànge Per greve giogo Nocera con Gualdo : 48 Di quella costa là , dòv' dia frange Più sua rattezzà , nacque al mondo un Sole Come fa questo tal volta di Gange. Però chi d' essó loco fa parole Non dica Ascesi , the direbbe corto , Ma Oriènte , se proprio dir tuolè. 5£ Non era tfneór molto lontón dall' orto , Clie comincio à far sèntir la terra Della sua gran virtude alcun conforto. 46 Freddo per le nevi , e caldo per il riflesso . del Sole. 47 Porta Sole : così chiama vasi quella porta che da Perugia apre la strada ad Assisi. 48 Per greve giogo- } per le gravi imposizioni colie quali eran premuti questi luoghi allora soggetti a Perugia * 49 Frange , ec. rompe il ripido precipitoso in una molto più agevole discesa. 5i Come fa questo Sole dentro al corpo del quale ora noi siamo , quando, tal volta , cioè nel Verno, pare che sale di Gange^ fiume dell' India in Oriente che pende Terso Mezzodì. Sa Però chi parla d'esso loco , non dica Ascesi o Assisi , perchè direbbe poco , ma dica Oriente , essendo di qui nato quel Sole, ,.cioè , San Francesco. 55 Orto ; per nascimento. 56 Sentir alla terra. lia PARADISO. Che per tal donna giovinetto in gnettà Del padre corse , a cui com' alla morte La porta del piacér nessun disserra : 60 E dinanzi alla sua spiritai corte Et corani patre le si fece unito , Poscia di dì in di X amò più forte. Questa , privata del primo marito , ]V|ille e cent' anni e più dispetta e scura Fino a costui si stette senza invito : 66 Nè valse udir che la trovò sicura Con Amiclate al suon della sua voce Colui eh' a tutto 1 mondo fe* paura : 58 Per tal donna , ec. cioè , contrastò colla conti aria voglia di suo padre , a conto di volere sposarsi colla Povertà evange- lica. Vedi sotto al v. 74- $9 A cniy ec. alla qual Povertà , come appunto si fa alla morte , nessuno apre le porte del piacere ; cioè, la quale tutti fuggono come la morte , ed odiano. fil Spiritai corte ; tribunale ecclesiastico. 6a Etcoram patre , voci latine ; ed alla presenza del suo Vescovo , padre suo spirituale. fi 4 Primo marito ; Cristo. , 65 Dispetta e scura ; dispregiata e tenuta a vile. 67 Ne valse a questa Povertà che Cesare dicesse T 8vcr trovata sicura , senza timore ed in pace con Amiclate quel povero pesca- tore», quando egli volle da Durazzo pas- sare sulla sua barca in Italia. Vedi Lucana nel lib. 5. 1 1 Digitized by Google CANTO XI. 1x3 Ne valse èsser costante nè feroce, Sì che dove Maria rimase giuso Ella con Cristo salse in su la croce. 7* Ma perch' io non proceda troppo chiuso ; Francesco e Povertà per questi amanti Prendi oramai nel mio parlar diffuso. La lor concordia, e i lor lieti sembianti , Amore , e maraviglia , e dolce sguardo Facéano èsser cagión de* pensiér santi : 78, Tanto che 1 veneràbile Bernardo Si scalzò prima , e dietro a tanta pace Corse , e correndo gli parV èsser tardo. O ignota ricchezza , o ben verace I Scalzasi Egidio, e scalzasi Silvestro Dietro allo sposo , sì la sposa piace. 84 Indi sen va quel padre e quel maèstro Con la sua donna , e con quella famiglia Che già legava 1' limile capestro ; Nè gli gravò viltà di cuor le ciglia 1 70 Ne valse a questa Povertà , sicché da altri fosse poi in isposa richiesta , V esser ella stata costante e generosa a tal segno che sali in Croce con Cristo nudo , quando Maria sua madre restò a piè della Croce* 78 Pensieri santi cagionavano in altri che ve- devano questo amore scambievole. 79 Bernardo , uno de' primi compagni di San Francesco . 87 Capestro , fune , corda; per sacro cordone. 88 Ne gli gravò le ciglia , ec. cioè, nè si ?er- 3. ,10 i \ Digitized by Google *r4 'Paradiso. i Per èsser fi' di Pietro Bernardone f Pìè per parer dispetto a maraviglia. 90 Ma regalmente sua dura intenzione Ad Innocenzio aperse , e da lui ebbe Plinio sigillo a sua religione. .Poi che la gente poverella crebbe » Dietro a costui, la cui miràbii vita ,Meglio in gloria dei Ciel si canterebbe ; 96 Di seconda corona redimita Fu per Onorio dall' eterno spiro La santa voglia d' este archimandrita : E poi che per la sete del martiro Nella presenza dei Soldàn superba gogne per esser figlio di Pietro Bernar- , done , persona di bassa nascita. 90 Dispetto a maraviglia ; dispregevole al sommo nell' esterna sembianza da far maravigliare le genti. 93 Innocenzio Papa HI. 9^ A sua religione ; all'aspra ed austera Regola ' dell* Ordine che fondava. 96 Meglio in Cielo dagli angeli , perchè lingua umana non basta ne vale a tanto. •97 Redimita \ coronala. 98 Fu dallo Spirito Santo per mezzo di Papa Onorio ornata di seconda corona, cioè , di poter aver i suoi Prati la dignità sacer- ' dotale , ordinandosi a titolo di Povertà senza patrimonio , per poter amminis- trare i Sacramenti, 99 Archimandrita ; per fondatore d* Ordine lei gius© - )igitized by Google CANTO XI. MS Predicò Cristo e gii altri che 1 seguirò : 102 E per trovare a conversione acerba Troppo la gente , e per non stare indarno , Reddissi al frutto dell' Italica erba. Nel crudo sasso intra Tevere ed Arno Da Cristo prese V ultimo sigillo , Che le sue membra du' anni portarno. 108 Quando a colui eh' ha tanto ben sortillo Piacque di trarlo suso alla mercede CU' el meritò nel suo farsi pusillo ; Ai frati suoi , sì com' a giuste erede , Raccomandò la sua donna più cara, E comandò che V amassero a fede: 114 E del suo grembo l'anima preclara „ Muover si volle, tornando al suo regno : Ed al suo corpo non volle altra bara. Pensa oramai qual fu colui che degno Collega fu à mantener la barca Di Pietro in alto mar per dritto segno : 1 oo 10% E gli altri , ec. e gli Appostoli che segui- tarono Cristo. io3 Acerba ; immatura e mal disposta. 105 Re d di* si i ec. ritornò a coltivare 1* Italia e a santificarla. 106 Nel crudo sasso ; nell' aspro monte d' Al- verna , dove San Francesco ricevette le sacre stimmate. n4 A fede ; con fede , con fedeltà. 117 Altra bara ; altra pompa di esequie che la Povertà. 119 La barca della Chiesa Cattolica» Ii6 . PARADISO. E questi fu il nostro Patriarca: Perchè qual segue lui , com' ei comanda , Discérner poi che buona merce carca. Ma il suo peculio di nuova vivanda È fatto ghiotto sì , eh' èsser non puote Che per diversi salti non si spanda ; 126 E quanto le sue pecore rimote E vagabonde più da esso vanno , Più tornano all' ovil di latte vote. Ben son di quelle che temono '1 danno, E stringonsi al pastór ; ma son sì poche , Che le cappe fornisce poco panno. *3a Or se le mie parole non son fioche , Se la tua àudiénza è stata attenta, Se ciò eh* ho detto alla mente rivoche , In parte fia la tua voglia contenta : Perchè vedrai la pianta onde si scheggia, E vedrai il corrègger eh* argomenta V ben s* impingua se non si vaneggia. 139 sai Nostro Patriarca San Domenico. 1*3 Buona merce per la vita eterna. 5 a4 Peculio; gregge. xa6 Salti , boschi , pasture : cioè , fuor del ( . claustro religioso per i palazzi f per le corti y ec. i33 Fioche ; oscure. 137 Lapianta onde si scheggia ; il legno da cui si levan le schegge : cioè , la Religione Domenicana da cui i più valenti uomini si distaccano per promuoverli a cariche e prelature. x38 E vedrai , ec. e intenderai la riprensione ■ Digitized by PARADISO. ii? * CANTO XII. < Sì tosto come Y ùltima parola La benedetta fiamma per dir tolse, A rotar cominciò la santa mola: £ nel suo giro tutta non si volse , Prima eh' un' altra d' un cerchio la chiuse, E moto a moto , e canto a canto colse : 6 Canto che tanto vince nostre Muse, Nostre Sirene , in quelle dolci tube , Quanto primo splendor quel che rifuse. Come si vólgon per tenera nube Du* archi paralleli e concolori, nascosta e inclusa in quel raziocinio fatto di sopra. Vedi il v. 96 del Canto x. s La benedetta fiamma ; San Tommaso. Tolse , ec. chiamò alle labbra 1' ultima parola per pronunziarla. 3 Mola ; macine di mulino : qui per ruota , corona, cerchio de* Beati dove esso santo era. 5 Un altra ruota di più ampia circonferenza la chiuse in mezzo. 6 Colse ; unì ed accordò con la prima. 9 Quanto il raggio diretto vince il riflesso. Rifondere ; per riflettere. i« &' volgono ; si piegano in forma circolare» io •« n8 PARADISO. < • Quando Giunone a sua ancella jube , ia Nascendo di quel d 1 entro quel di fuori, A guisa del parlar di quella vaga, Ch' amor consunse , come Sol vapori : E fanno qui la gente esser presaga Per lo patto che Dio con Noè pose Del mondo , che giammai più non s allaga : 1 8 Così di quelle sempiterne rose Volgéansi circa noi le due ghirlande , E sì T estrema all' intima rispose. Poiché 1 tripudio e V altra festa grande Sì del cantare e sì del fiammeggiarsi Luce con luce gaudiose e blande , a4 Insieme a punto ed a vólér quetarsi; Pur come gli occhi eh' al piacer che i muove Conviene insieme chiudere e levarsi; m Sua ancella Iride, secondo le Favole, Jube , voce latina ; comanda che vada a fare qualche sua ambasciata. 14 Di quella vaga , ec. della ninfa Ecco , che la smania amorosa per la ritrosia di Nar- cisso ridusse di corpo a mera voce , ta- cendola affatto svanire dagli occhi , come il Sole fa dei vapori dileguandoli e dissi- pandoli. 16 £g!i stessi archi baleni fanno-. io Rosc \ per anime beate. 35 Insieme a punto , ec. fermaroosi ad un tempo e di comun consentimento. 76 Al piacer che i muove ; ad arbitrio deli* uomo che li muove. CANTO XII. ji 9 Del cuor dell' una ddle luci nuove Si mosse voce, che V ago alla stella Parer mi fece in volgermi al suo dove. 3o E cominciò : L' amor che mi fa bella , Mi tragge a ragionar dell' altro duca , Per cui del mio sì ben ci si favella. Degno è che dov* è V un , V altro s' induca , Sì che conV elli ad una militaro , Così la gloria loro insieme luca. 36 L' esercito di Cristo , che sì caro Costò a riarmar , dietro alla 'nsegna Si movéa tardo , sospeccioso e raro ; Quando lo 'mperadór che sempre regna , Provvide alla milizia eh' era in forse , Per sola grazia, non per èsser degna : 4 2 39 V ago alla stella ; V ago calamitato che si drizza verso la stella polare. , . 30 In volgermi al suo dove ; nel farmi voltare a quella parte di dove essa voce veniva. 31 E cominciò. Questi che cominciò è San Bo- naventura. 3* Dell' altro duca , San Domenico. 33 Del mio duca; dì San Francesco. 34 S y induca ; % introduca. 37 V esercito di Cristo , ec il popolo Cristia- no , che a riarmarlo contra il Demonio della grazia perduta , costò si caro a Cristo. /38 Dietro alla 'nsegna , la Santa Croce- 39 Tardo per la pigrizia , raro per il numero, sospettoso per li duhbj mossi dagli eretici. 4i In forse ; in pericolo. lao PARADISO. E , com' è detto , a sua sposa soccorse Con duo campioni, al cui fare al cui dire Lo pópol disviato si raccorse., In quella parte ove surge ad aprire Zéffiro dolce le novelle frondfc, Di che si vede Europa rivestire; 48 Non molto lungi al percuoter dell'onde, Dietro alle quali per la lunga foga Lo Sol talvolta ad ogni uom si nasconde , Siede la fortunata Callaroga Sotto la protezión del grande scudo In che soggiace il leone e soggioga. 54 Dentro vi nacque 1' amoroso drudo Della fede cristiana , il santo atleta, Benigno a* suoi ed a' nimici crudo: E, come fh creata, fa repleta Sì la sua mente di viva virtute , 46 Ove surge , ec. da cui viene il Seffiro , vento occidentale e fecondo giusta il dir de £oeti. 49 DelP onde dell' Oceano. , 50 Per la lunga carriera che fa il Sole quando abbiamo i giorni più lunghi. 5a Callaroga o Cala li or ra , patria di San Do* menico ; appartenendo tal città al regno di Castilla , nella cui arme in un quarto v'è un leone che ha sotto di se una rocca o castello , e in un altro quarto ha un castello che ha sotto di se un leone. 55 timoroso drudo; amatore appassionato. £>7 jf nimici j agli eretici. CANTO XII. iai Che nella madre lei fece profeta. 60 Poiché le sponsalizie far' compiute Al sacro fonte intra lui è la Fede , U' si dottar' di mutua salute; La donna che per lui l' assenso diede , Vide nel sonno il miràbile frutto Ch'uscir dovéa di lui è delle rede: 66 £ perchè fosse quale era in costrutto , Quinci si mosse spirito a nomarlo Del possessivo di cui £ra tutto : Doménico fu detto : ed io ne parlo Sì come dell'agricola che Cristo Elesse all' orto suo per a j ut a rio. 7* Ben parve messo e famigliar di Cristo , Che '1 primo amor che 'n lui fa manifesto Fu al primo consiglio che diè Cristo. Spesse fiate fu tàcito e desto 60 Nella madre , ec. Allude al sogno eh' ella ebbe , mentre di lui erfr gravida : pen- dole parso che partoriva un cagno bianco e nero con una fiaccola accesa in bocca ; sìmbolo dell' abito dell' Ordine e del ar- dente zelo del santo Patriarca. 64 La donna , ec. la comare che tiene a batte* simo. 67 In costrutto ; in effetto. 68 A nomarlo del possessivo ; a nomarlo Do* minicus , nome possessivo di Dominus , perchè era tutto del' Signore. 7$ Fu l'amor della Povertà evangelica daCristq consigliata. . i*» PARADISO. Trovato in tara dalla sua nutrice , Come dicesse : Io son venuto a questo. 78 O padre suo veramente Felice ! O madre sua veramente Giovanna, Se 'nterpretata vai come si dice ! Non per lo mondo , per cui mo s' affanna Diretro ad Ostiènse ed a Taddeo , Ma per amor della verace manna , 84 In picciol tempo gran dottor si feo , Tal che si mise a circuir la vigna Che tosto imbianca se '1 vignajo è reo : Ed alla sedia , che fu già benigna Più à poveri giusti , non per lei , 78 A questo ; cioè , per fare orazione e morti- fi carmi. * 79 Felice in realtà , com' era nel nome. 60 Giovanna , in lingua ebrea , significa grazia o dono del Signore. 82 Non per le ricchezze nè per le mondane dignità , per lè quali ottenere ciascun* ora con affanno si travaglia. 83 Ostiense , cardinale , commentatore de* Decretali. Taddeo, legista , o medico Fio» rentino. 87 Imbianca* perde il verde e si secca 9 se il vignaiuolo è un birbone. 88 Alla sedia; alla Sede Appostolica. 89 Non pcflei , non mica per colpo di lei , la quaf è sempre P istessa ne* suoi dogmi, ma ben per colpa di colui che vi siede % il quale degenera dai suoi santi anteces- sori. Digitized by CANTO XII. 12Ì Ma por colui che siede e che traligna , 90 Non dispensare o due ò tre per sei , Non la fortuna di primo vacante , Non decima* , quce sunt pauperum Dei , Àddimandò ; ma contra '1 mondo errante Licenzia di combàtter per lo seme Del qual ti fascian ventiquattro piante. 96 Poi con dottrina e con volere insieme , Con F uficio apostolico si mosse , Quasi torrente ch'alta vena preme: E negli sterpi erètici percosse X' impeto suo più vivamente quivi Dove le resistenze éran più grosse. ioa 91 Non àddimandò dispensare , ec. non chiese di potersi comporre con dispensare in uso pio, per il mal' acquistato o posseduto, solamente la terza parte o la metà ; né il primo benefizio che vacasse , quale giieP offerisse la sorte o pingue o scarso ; nè le pensioni o decime , che son dovuti ai poveri di Dio. 94 Ala dimandò solo licenza di poter combat- tere contra il mondo depravato dall' eresie. 95 Per io seme; cioè, per la Fede , che è seni? delle anime beate. 1 96 Pentiquattro piante ; cioè , le due corone di anime gloriose , dodici per corona , che ti cingono. 98 Coni uficio apostolico dì sacro Inquisito] e. 1 01 Quivi; in Tolosa , dove imperversava i' ei *- sia degli Albigesi. ii4 PARADISO* Di lui 1 si fécer poi diversi rivi , Onde r orto cattolico si riga Sì che i suoi àrbuscelli stari più vivi. Se tal fu T una ruota della biga In cbe la santa Chiesa si difese £ vinse iti campo la sua ci vii briga , 1 08 Ben ti dovrebbe assai èsser palese V eccellenza dell' altra , di cui Tomma Dinanzi al mio venir fu sì cortese. » Ma T orbita , che fe' la parte somma Di sua circonferenza , è derelitta Si eh' è la muffa dov' era la gromma. 114 La sua famiglia, che si mosse dritta Co* piedi alle su' orme , è tanto volta Che quel dinanzi a quel diretro gitta : E tosto s' avvedrà della ricolta 106 fiiga ; per carro di due ruote , quale ha descritto nel Canto xxiv del Purgatorio esser il carro della Chiesa. 110 De ir altra ruota ; cioè, di San Francesco, verso di cui San Tommaso si mostrò , lodandola , sì cortese, uà V orbita ; il segno che lascia in terra la ruota del carro , il solco di questa bene- , detta ruota. n3 E derelitta , ec. cioè, ma oramai la Regola di San Francesco non si osserva più 9 e non si seguon più i suoi esempj. 1 1 4 Si eh* è la muffa , ec. Proverbio che signi- t fica : Dov'era il bene ora è il male. 116 E tanto volta , che cammina a rovescio. uigi '6O Dy vj oogle CANTO XH. 125 Bella mala coltura , quando il loglio Si lagnerà che V arca gli sia tolta. 120 Ben dico r chi cercasse a foglio a foglio Nostra volume , ancor troveria carta leggerebbe : V mi son quel eh' io soglio. Ma non fia da Casal ne d' Acquasparta , Là onde végnon tali alla scrittura Ch' uno la fugge e V altro la coarta. 126 Io son la vita di Bonaventura Da Bagnoregio, che ne' grandi ufici Sempre posposi la sinistra cura : 110 Arca; per granajo. Allude alla parabola- della Zizania. Matth. c. i3. ni A foglio a foglio ; frate per frate. lau V ohimè \ per Ordine religioso. Carta ; per frate : stando sulla metafora del volume. j»3 F mi son , ec. cioè , io osservo la Regola , ' come prima si soleva fare. i»4 Ma non sarebbe già questo da Casale , di dove fu Fra Ubertino , ministro Gene- rale dell'Ordine, che allargò la Regola; nè da Acquasparta del contado di Todi , di dove fu Fra Matteo , ministro pure Generale , che troppo la ristrinse. 137 La vita ; lo spirito e 1 anima. . 128 Bagnoregio , volgarmente Bagnarea , pie- ciola città tra Orvieto e Viterbo , patria di San Bonaventura. Né grandi tifici di ministro Generale , di Cardinale , e di Vescovo. iao La sinistra cura delle caduche e terrene 3. 11 * ia6 PARADISO. Illuminato ed Agosrin son quinci, Che far' de* primi scalzi poverelli Che nel capestro a Dio si fero amici. i3* Ugo da Sanvittore è qui con elli , E Pietro Mangiadore , e Pietro Ispano , Lo qual giù luce in dódici libelli : Natan profeta , e '1 metropolitano 'Crisostomo , ed Anselmo , e quel Donato CU' alla prim' arte degnò póner mano ; i38 Rabano è qui, e lucemi da lato D Calavrese abate Giovacchino cose , alla destra cara dell' eterne e celesti. i3o Illuminato ed Agostino ^ due dei primi compagni di San Francesco. 1 33 Ugo, di nazione Fiammingo , canonico regolare del monistero di San Vittore in Parigi , scrittore illustre. 134 Pietro Mangiadore , o Comes tore ^ scrit- tore dell' Istoria ecclesiastica. Pietro Ispano compose i a libri di Dialettica. i36 Natan profeta , che riprese David del dop- pio peccato di adulterio e di omicidio. Il metropolitano , ec. San Giovanni Cri- sostomo , patriarca di Costantinopoli , Sant* Anselmo , arcivescovo di Contar- bia, Do nato, ma estro di San Girolamo , che compose una Gramatica. 1 38 Alla prim arte ; cioè , all' ìnfima delle arti liberali , che è le Gramatica. i3g Rabano Mauro Tedesco, abate di Fulda , e poi arcivescovo di Magonza. 140 Calavrese ; di Calabria. Digitized by Googl CANTO XII. i2 7 Di spirito profético dotato. Ad ixiveggiir cotanto paladino Ili mosse la infiammata cortesia Di fra Tommaso , e 1 discreto latino , meco questa compagnia. 145 CANTO XIII. Immagini , chi bene intender cupa Qaeì eh* io òr vidi , e ritenga Y image Mentre eh' io dico come ferma rupe , Quindici stelle che in diverse piage Lo cielo avvi'vàn di tanto sereno, Che soverchia dell' aere ogni compage : 6 Immagini quel carro , a cui il seno Basta del nostro cielo e notte e giorno , Si eh' al volger del temo non vien meno : v i4a Inneggiare ; qui per emulare, o per com- mendare e lodare. Cotanto paladino ; San Domenico bravo campione della uesa. i44 Latino ; per parlare , ragionamento. 1 Cupa ; per desidera : dal cupio Latino. 4 Quindici stelle della prima magnitudine. 6 Compage ; densità, ammassamento d'aria. 7 Quel carro ; cioè , le sette stelle dell' Orsa maggiore. ' 9 Non vien meno ; non tramonta. li. 1 ia8 PARADISO. Immagini la bocca- di quel corno Che si comincia in punta dello stelo, A cui la prima ruota va dintorno, ia Aver fatto di se duo segni in cielo , Qual fece la figliuola di Minói Allora che senti di morte il gielo ; E r un nelT altro aver gli raggi suoi , Ed amendue girarsi per maniera, Che l'uno andasse al pria è l'altro al poi : 1 8 Ed avrà quasi l' ombra della vera Costellazione e della doppia danza Che circulava il punto dov' io èra : Poich' è tanto di là da nostra usanza , io La bocca di quel corno , ec. le due stelle che fanno la bocca maggiore del corno figurato per le stelle dell' Orsa minore ; il qual corno ha la minor bocca o si co- mincia presso la punta dello stile o asse del mondo , cioè il polo . i3 Aver fatto , ec. Immagini dunque quelle quindici, quelle sette, e queste due stelle , cioè , *4 tali stelle aver formato di se stesse due costellazioni così confi- gurate com'è la costellazione della corona d' Arianna. Vedi Ovidio nel lib. S delle Tra normazioni. 18 Vuno al pria e V altro al poi; cioè f 1' uno al contrario dell'altro. 20 Della doppia danza di quei a 4 Beati. ai Circulava il punto ; danzava intorno a quel punto. 22 Po/c^è quello che io qui vidi, eccede tanto 1 Digitized by Google CANTO XIIL 129 Quanto di là dal muover della Chiana , Si muove '1 ciel che tutti gli altri avanza, 24 Lì si cantò non Bacco, non Peana, Ma tre Persone in divina natura , Ed in una persona essa e V umana. Compiè '1 cantare e'1 volger sua misura , E àttésersi a noi que' santi lumi, Felicitando se di cura in cura. 3o Ruppe 1 silenzio ne' concordi numi Poscia la luce in che mirabil vifca Del poverél di Dio narrata fumi ; E disse : Quando V una paglia è trita , Quando la sua semenza è già riposta , A batter V altra dolce amor m' invita. 36 Tu credi che nel petto onde la costa Si trasse per formar la bella guancia quel che siamo soliti di vedere in terra , quanto il primo mobile si muove più ra- pidamente che la Chiana , fiume pigro e in più luoghi stagnante tra il territorio d' Arezzo e di Siena. 2S Peana ; inno in lode di Apollo. 3o Felicitandose , ec. facendosi felici , avvan- taggiandosi sempre di uno in un altro più perfetto amore. 3a La luce che mi narrò la vita di San Fran- cesco ; cioè , San Tommaso d' Aquino* 34 Una paglia ; metaforicamente , per uno dei dubbj mossi da Dante. 35 Riposta nel granajo. 37 Nel petto di Adamo. xi J T 3o PARADISO. Il cui palato a tutto 'l mondo cast*» Ed in quel che forato dalla lancia E poscia e prima tanto soddisfece, Che d' ogni colpa vinse la bilancia, 4* Quantunque alla natura umana lece Aver di lume , tutto fosse infuso Da quel valor che V uno e 1* altro fece : E però ammiri ciò eh' io dissi suso, Quando narrai che non ebbe secondo li ben che nella quinta luce è chiuso. 48 Ora apri gli òcchi a quel ch'io ti rispondo , E vedrai il tuo crédere e ? l mio dire Nel vero farsi come centro il tondo. Ciò che non muore , e ciò che può morire , Non è se non splendor di quella idea , Che partorisce, amando , il nostro Sire : 54 Che quella viva luce , che si mea 39 Costa tante fatali calamità. 40 hd in quel , e€. e nel petto di Cristo. 41 E poscia e prima \ cioè , con tutta la sua , passione. 45 Da quel valor , ec. da Dio. 48 // bene\ per anima beata : cioè , Salomone, 5 j Ciò che non muore , ec. le cose immortali e le mortali ; cioè , tutte le cose create. 53 Di quella lucidissima universale idea , la f quale il nostro Signore Iddio , amando , partorisce. £5 Luce viva , il Verbo Eterno , il Figliuolo di Dio. Mearsi ; per procedere , derivare. Digitized by Google CANTO Xirr. i3t Dal suo lucente , che non si disuna Da lai ne dall' amor che 'n lor s' in tré a , Per sua bolliate il suo raggiare aduna , Quasi specchiato in nove sussistenze , Eternalmente rimanendosi una. 60 Quindi discende all' ultime potenze Giù d'atto in atto tanto divenendo Che più non fa che brevi contingenze : ' E queste contingenze essere intendo Jje cose generate, che produce Con seme e senza seme ilciel movendo. 66 La cera di costoro , e chi la duce, Non sta d' un modo , e però sotto '1 segno 56 Dal suo lucente ; dal Padre. Disunarsi ; dipartirsi dall' unità. , Sj Dalt amor \ dallo Spirito Santo. Intrearsi\ farsi tre , unirsi in tre. SS Soniate ; per liberalità. Aduna; comunica in maggior copia. 5g In nove sussistenze ; in nove cori d'angeli. 61 Quindi t ec. Da queste sussistenze discen- de y ec. Vedi sopra al Canto II, v. iai. AlC ultime potenze ; agli elementi. <63 Brevi contingenze ; cose corruttibili e di poca durata. 66 Movendo ; cioè , col suo moto. 67 Lacera, ec. la materia , di cui si formano queste sostanze generabili e corruttibili , e la particolare immediata ragione effet- trice che tira e forma tal cera. Ducere ; per istendere e so triglia re. 68 Solfo 7 segno ideale ; sotto V impressione i3a PARADISO. Ideale poi più è men traluce : Ond' egli avvién eh* un medésimo legno Secondo specie , meglio e peggio frutta , E voi nascete con diverso ingegno. 72 Se fosse appunto la cera dedulta , E fosse il cielo in sua vivtù suprema , La luce del suggél parrebbe tutta. > Ma la natura la dà sempre scema. Similemente operando all' artista , 0T ha T àbito dell' arte e man che trema. 78 Però se '1 caldo amor la chiara vista Della prima virtù dispone e segna, Tutta la perfezión quivi s' acquista. Così fu fatta già la terra degna Di tutta 1' animai perfezione : Così fu fatta la Vérgine pregtia., 84 « del sigillo di ciascuna particolar* idea. 69 Più e meri traluce ; apparisce quella cera pin emeno ben formata ed espressiva della bellezza dell' idea. 73 Appunto; compiutamente , perfettamente. 7 5* La luce del suggello ; la bellezza dell' idea. 79 II caldo amore ; Iddio. 80 Dispone la cera di sua propria mano , e v imprime la chiara luce e la bellezza dell' eterna idea. 81 La terra , o loto , di cui da Dio fu formato « Adamo. • * • * 83 V animai perfezione ; la perfezione comu- nicabile e conveniente ad una sostanza viva e sensibile qual fu Adamo. Digitized by Googl CANTO XIII. i33 Sì ch'io commendo tua opinioni: Che F umana natura mai non fue , Ne fia , qual fu in quelle due persone. Or s' io non procedessi avanti piiie ; Dunque come costili fu senza pare ? Comincerébber le parole tue. 90 Ma , perchè paja ben quel che non pare , Pensa chi èra , eia cagión che '1 mosse , Quando fu detto chiedi , a dimandare. Non ho parlato sì , che tu non posse Ben veder eh' el fu re che chiese senno , Acciocché re sufficiènte fosse : 96 Non per sapere il nùmero in che enno Li motór* di quassù , ò se necesse Con contingente mai necesse fenno : Non si est dareprimum motum esse , O se del mezzo cerchio far si puote • 84 Fu fatta pregna , formandosi da Dio, senza opere d' uomo , il corpo del Verbo in- carnato. 89 Costui; Salomone. 91 Quel che ancora non ti apparisce. 93 Quando da Dio fu detto a Salomone : Chiedi : Postula quod vis ut de ni tibi. Lib. in. Reg. c. 3, v. 5. 96 Sufficiente ; capace e idoneo a ben gover- nare. 97 Enno ; lo stesso che sono, 98 Necesse ; per necessità. 100 Si est dare , ec. se al primo moto si de* dar o non dar essere , cioè , se il moto è eternò. i34 PARADISO. Triàngol si eh' un retto non avesse : ioa Onde , se ciò eh* io dissi e questo note , fiegal prudenza è quel vedere impari, In che lo strai di mia 'ntenzión percuote : • E 9 se al surse drizzi gli occhi chiari , Vedrai aver solamente rispetto Ai regi che son molti , e i buon' son rari. 1 08 Con questa distinzión prendi '1 mio detto : E così puote star con quel che credi Del primo padre e del nostro diletto. E questo ti fia sempre piombo a' piedi , Per farti muover lento coni' uom lasso , E al sì è ài nò che tu non vedi: 114 Che quegli è tra gli stolti bene abbasso , Che senza distinzión afferma e niega , Così peli* un come nell' altro passo : Perch' egl' incontra che più volte piega L' opinion corrente in falsa parte , 104 Impari , ec. vieni a comprendere che io intesi del vedere in cui consiste la pr u- denza da re. 106 Al surse ; alla forza di questa parola surse t da me usata molto avvertitamente. 1 1 1 Del primo padre ; d' Adamo. Del nostro diletto ; di Cristo. n4 Che tu non 'vedi , quando della cosa che neghi o affermi , non ne hai una evi- denza manifestissima. *i8 Egl' incontra; cioè , accade» occorre assai d' ordinano. t Digitized by Googl CANTO X1IL i35 E poi l'affetto Io 'ntelletto lega. iao Vie più che 'ndarno da riva si parte, Perchè non torna tal qual ei si muove Chi pesca per lo vero e non ha F arte : E di ciò sono al mondo aperte pruove Parmenide , Melisso , e Brisso , e molti , li quali andàvan e non sapéau dove; iaG Si fé' Sabéllio , ed Arno, e quegli stolti Che fiiron come spade alle scritture In rènder torti li diritti volti. Non sien le genti ancor troppo sicure . A giudicar , sì come quei che stima Le biade in campo pria che sien mature : 1 3 a j»o E poi V affezione lega e impedisce tanto 4 r intelletto , che non può discernere il vero. lai Vie più eh' indarno , perchè , oltTa al per- dere la fatica , con suo nocumento ri- torna tutto intrigato d'infiniti errori e dubbj. 1*5 Parmenide , ec. Filosofi celebri , massime perchè impugnati e convinti da Aristo- tile di molti errori. 127 Sabellio r sfrrio , eresiar eh e. 128 Che furori come spade , ec. cioè , che tur- serono il senso vero delle Scritture , siccome spade forbite nelle quali gli og- getti , che vi si specebiano torti si veg- gono e trasformati, ilo Sicure ; per ardite. i3i Che stima h biade , ec. che vuol prognos- ticare q^ial sia per esser la ricolta. i36 PARADISO. Ch' io ho veduto tutto 1 verno prima / Il prun mostrarsi rigido e feroce, Poscia portar la rosa in su la cima : E legno vidi già dritto e veloce Córrer lo mar per tutto suo cammino. Perire al fine all' entrar della foce. i38 Non creda monna Berta e ser Marino , Per vedere un furare , altro offerere , Vedergli dentro al consiglio divino : Che quel può surger , e quel può cadere. 1 4 a * CANTO XIV. 4 Dal centro al cerchio e sì dal cerchio al centro Muóvesi F acqua in un ritondo vaso , Secondo eh' è percossa fuori o dentro. Nella mia mente fé' subito caso x38 Foce ; bocca del porto. i3a Monna Berta e ser Martino ; cioè, le per- sone idiote e sciocche , come son le donnette e gli artigianelli. 1 4 i Veder quello che la Divina Sapienza ha di lor preveduto, e qual sia predestinato f quale prescito ; perchè quel che fura può surger dal peccato ed esser salvo , e quel che offerisce sacrifizio e dà limo- sine può cader ed esser dannato. 4 Far caso nella mente ; cadere in mente , venire in mente. ■ * ■ Digitized by Google CANTO XIV. 137 Questo eh* io dico , sì come si tacque La gloriosa vita di Tommaso , 6 Per la similitudine ché nacque Del suo parlare e di quel di Beatrice A cui sì cominciar dopo lui piacque. A costui fa mestieri , e noi vi dice Ne con la voce nè pensando ancora, t>' un altro vero andare alla radice. ia Diteli , se la luce * onde s' infiora Vostra sustanzia, rimarrà con voi Eternalmente sì com' ella è ora : E se rimane ; dite come , poi Che sarete visibili rifatti , Èsser potrà eh' al vedér non vi noi. 18 Come da più letizia pinti e tratti Alcuna fiata quei che vanno a ruota , Lévan la voce e rallégrano gli atti : Così all' orazión pronta e devota Li santi cerchi mostrar' nuova gioja Nel torneare e nella mira nota. 24 Qual si lamenta perchè qui si muoja 5 Questo eh 9 io. dico ; cioè , tal muoversi dell* acqua in vaso tondo , conforme venga percossa. 6 Vita\ per anima. 34 Mira nota ; maravigli oso canto. a 5 Qual , ec. chiunque sia che si lamenti. Qui in terra ; ( parla il Poeta in persona sua. ) 12 PARADISO. Per viver colassù, non vide quive Lo refrigerio dell' eterna ploja. Quell' uno e due è tre che sempre vive , E regna sempre in tre è due ed uno , Non circonscritto , e tutto circonscrive , 3o Tre volte era cantato da ciascuno Ri quelli spirti con tal melodia , Lii ad ogni merlo saria giusto muno : Ed io udii nella luce più dia Del minor cerchio una voce modesta , Forse qual fu dell 1 angelo a Maria , 36 Rispónder : Quanto fia lunga la festa Di Paradiso , tanto il nostro amore Si raggerà dintorno cotàl vesta. La sua chiarezza seguita l'ardore, L 1 ardór la visione , e quella è tanta , Quanta ha di grazia sovra suo valore. 42 Come la carne gloriosa e santa aS Colassù in cielo. Quh e; quivi. 37 Ploja ; pioggia , abbondanza di celesti doni. 33 MunO) voce latina; remunerazione , dono. 34 Dia ; per divina , o per risplendente : cioè, la luce di Salomone. 35 Del cerchio più vicino al centro , e a me e Beatrice. 09 Vesta di luce. 4o Seguita f ardore; è a misura della carità. 4* La visione beatifica. 4 a Quanta dalla grazia è esaltata sopra la forza e la naturale virtù dell' umano intelletto. Digitized by Googl CANTO XIV. i3g Fia rivestita , la nostra persona Più grata fia per esser tuttaquanta : Perchè s' accrescerà ciò che ne dona Di gratuito lume il sommo Bene ; Lume eh* a lui vedér ne condiziona : 4S Onde la vision créscer conviene , Créscer Tardór che di quella s' accende, Créscer lo raggio che da esso viene. Ma sì come carbón che fiamma rende , E per vivo candór quella soverchia Sì che la sua parvenza si difende; 54 Così questo fulgor , che già ne cerchia , Fia vinto in apparenza dalla carne Che tutto dì la terra ricoperchia : Ne potrà tanta luce affaticarne, Che gli organi del corpo saràn forti A tutto ciò che potrà diiettarne. 60 Tanto mi parver subiti ed accorti E T uno e Y altro coro a dicer amme , Che ben mostrar* disio de* corpi morti : Forse non pur per lor , ma per le mamme, 45 Più grata fia a Dio. Tuttaquanta ; intera e perfetta. 47 Lume di gloria , col quale i Beati sono resi capaci della visione di Dio. 54 Sì che da quella circondato , nulladiineno si fa vedere. 57 Tutto dì ; tuttavia. J63 jimme , per ammen ; voce ebrea , che vale così fia , cosi avvenga. 19. i4o PARADISO. • » Per li padri, e per gli altri che far' cari Anzi che fósser sempiterne fiamme. 66 Ed ecco intorno di chiarezza pari Nascer un lustro sopra quel che v' era , À guisa d' orizzonte che rischiari. E sì come al salir di prima sera Cominciali per lo ciel nuove parvenze , Sì che la cosa pare e non par vera ; 72 Pàrvemi lì novelle sussistenze Cominciare a vedere a fare un giro Di fuor dall'altre due circonferenze. O vero sfavillar del santo spiro, Come si fece subito e candente Agli occhi miei, che vinti noi soffrirò ! 78 Ma - Beatrice -sì bella e ridente Mi si mostrò , che tra V altre vedute Si vuol lasciar che non seguir' la mente. Quindi ripréser gli occhi miei yirtute A rilevarsi , e vidimi translato Sol con mia donna a più alta salute. 84 Ben m' accórs* io , eh* i* èra più levato, 71 Parvenze ; comparse di stélle. 73 Novelle ; nuove e non più vedute, perchè non erano anime beate , ma angeli del coro delle Dominazioni. 76 Spiro; per spirito. 81 Si vuol lasciar , senza qui riferirlo , tra J' altre vedute cose che la mia mente non potò ritenere. < 84 Salute \ per cielo , o per gloria de' Beati, \ t Digitized by CANTO XIV. Per T affocato riso della stella Che mi paréa più roggio che V usato. Con tutto '1 cuore, e con quella favella Ch' è una in tutti , a Dio feci olocausto j Qua! con vernasi alla grazia ^novella : • Qo E non er' anco del mio petto esausto L' ardòr del sacrifìcio , eh' io conobbi Esso litare stato accetto e fausto : ' Che con tanto lucore è tanto robbi M'apparvero splendor* dentro a due raggi, Ch' io dissi : O Éliós , che sì gli addobbi ! 98 Come distinta da minori e maggi Lumi biancheggia tra i poli dèi mondo k Galassia sì che fa dubbiar ben saggi , * 86 L* affocato riso ; i' infuocato splendore. 88 Con quella favella e pai lai della mente ^ che non suol variare come quel della lingua. 89 Olocausto; sacrifizio : cioè , m'attuai in, ardentissima divozione. * 9$ LUare , vo^e latina ; sacrificare. 94 Lucore } \ lucidezza. Rabbi \ rossi. 95 Dentro a due raggi ; tra due lucidissiini raggi o liste, di luce che formando una croce distinguevano il corpo del pianeta in quattro quadri. 96 Elias ; Altissimp s è uno dei nomi di Dio 11 ella lingua ebrea . Addobbi ; adorni e fai belli. 99 Galassia ; la via lattea. Fa dubbiar uomini dottissimi , non avendo ancora ben deter- minato da che provenga in cielo quel biancheggiare. jjja PARADISO. Sì costellati fecéan nel profondo Marte quei raggi il venerabil segno Che fan giunture di quadranti in tondo, ioa Qui vince la memoria mia lo 'ngegno ; Che 'n quella croce lampeggiava Cristo , Si eh* io non so trovare esemplo degno. Ma chi prende sua croce e segue Cristo , Ancor mi scuserà di quel eh' io lasso , Veggendo in quello albór balenar Cristo. 1 08 Di corno in corno , e tra la cima e 1 basso , Si movéan lumi scintillando forte Nel congiungersi insieme e nei trapasso : Così si véggion qui diritte e torte , Veloci e tarde, rinnovando vista, Le minuzie de* corpi lunghi e corte 114 joo Costellati % cioè , ornati di molte stelle, eh* erano anime beate , e però lùcidis- sime. 101 J7 vencrabil segno della Croce. jo8 Feggendo , èc. cioè , quand' egli ancora dopo aver , fedelmente colla sua Croce seguito Cristo, verrà in cielo a vederlo e goderlo. 109 Di corno in corno , ec. da un estremila all'altra delle braccia , e da capo a piedi della Croce. in iVW trapassar oltre che poi facevano. sia Qui in terra,, quando un raggio di Sole passa per esempio per la finestra in una camera , e molto più mentre pur alloi a fi Mia spaiando o spolverando. Digitized by Google CANTO XIV. 143 Muòversi per lo raggio onde si lista Tal volta F ombra che per sua difesa La gente con ingegno ed arte acquista. E come giga ed arpa in tempra tesa Di molte corde fan dolce tintinno A tal da cui la nota non è intesa ; no Cosi da' lumi che lì m 1 apparìnno , 5* accoglila per la Croce una melode , Che mi rapiva senza intender 1' inno. Ben m' accórs' io eh' eli' era d* alte lode , Perocché a me venia : risurgie vinci, ConV a colui che non intende e òde. ia6 Io m' innamorava tanto quinci , Che 'nfino a lì non fu alcuna cosa Che mi legasse con sì dolci vinci. Forse la mia parola par tropp' osa , Posponendo ì piacer degli occhi belli , Ne' quai mirando mio disio ha posa. i3a Ma chi s' avvede 'che i vivi suggelli 216 Per sua difesa con tra il baglior della luce e del caldo. 118 Giga ; instrumento musicale di corde. i£i M' apparìnno ; m'apparvero. i*4 D'atte lode che davano a Cristo, lag Vinci ; per vincoli , legami. 130 Tropp' osa; troppo ardita ed avanzata Dell* espressione enfatica ed esaggerante. 131 Gli occhi belli di Beatrice. l33 Vivi suggelli d ogni bellezza; cioè, quegli occhi , vere forme e vive immagini di pguì bellezza. iU PARADISO. D' o£ni bellezza più fanno più suso , E eli* io non nV era più rivolto a quelli ; E scusar puommi di quel eh' io m* accuso Per iscusarmi , e vedermi dir vero : Che 1 piacér santo non è qui dischiuso , Perchè si fa, montando, più sincero. i3o, CANTO XV. Benigna volontade , in che si liqua Sempre l'amor che drittamente spira, Come cupidità fa nella inìqua , 1 34 Più fanno più suso ; più eccellentemente operano per apparir più belli , quanto più su vanno ai cielo in cielo. 136 Di quel cK io in accuso ; della mia .troppo osa e ardita parola. 137 E può vedermi due il -vero , e non con- trariare a me stesso con preferire ora la dolcezza di quella melode ad ogni altra dolcezza. 1 38 11 piacer santo derivante da Beatrice. Qui; in questo mio dire. Dischiuso j esclùso. i3o Perchè si fa, montando , più sincero , più puro, più perfetto, e che se io mi fosse rivolto a Beatrice sarei stato dagli occhi . suoi legato con vinci non meno dolci di quella melode. I Liq uare ; manifestare , s cu o pi ire. 3 V amor , ec. la verace e perfetta carità. 3 Nella iniqua volontà ; cioè > nsU* atto di volere iniquamente. CANTO XV. i'i5 Silenzio pose a quella dolce lira, E fece quietar le sante corde Che la destra del Cielo allenta e tira. 6 Come saranno a' giusti prieghi sorde Quelle sustanze che , per darmi voglia * Ch' io le pregassi , a tacer forxoncorde ? Ben è che senza termine si doglia ' Chi , per amor di cosa che non duri Eternalmente , queir amor si spoglia, 12 Quale per li serén' tranquilli e puri Discorre ad ora ad or subito fuoco, Movendo gli occhi che stàvan sicuri , E pare stella che tramuti loco, Se non che dalla parte onde s' accende , Nulla sen perde , ed esso dura poco ; 18 Tale dal corno che 'n destro si stende, Al pie di quella croce corse un astro Della coste llazión che lì ri splende : ? % . Ne sì partì la gemma dal suo nastro ; 4 A quella dolce lira ; cioè , a quel soave suono che udivasi nella Croce poco avanti descritta. 5 Le sante corde ; quelle heate anime che i erano nella Croce , come corde nella lira. 6 La destra del Cielo ,-la grazia divina. u Quell'amor; la perfetta carità. , *5 Movendo ; eccitando , suscitando. Sicuri; senza cura e sospetto alcuno. J 9 In destro ; nel destro lato. 10 Un astro ; cioè , un'anima risplendente, la Nastro ; per lista della Croce. \ Digitized by Google PARADISO. Ma per la lista radiai trascorse , Che parve fuoco dietro ad alabastro: 24 Sì pia r ombra d' Anchise si porse , ( Se fede merta nostra maggior musa ) Quando in Elisio del figliuól s'accorse. O sanguis meus , o super infusa Grada Dei , sicut tibi , cui Bis unquam catti janua reclusa ? 3<* Così quel Inme ; ond'io m' attesi a lui : Poscia rivolsi alla mia donna il viso , E quinci e quindi stupefatto fui : Che dentro agli occhi suoi àrdeva un riso Tal , eh' io pensai co' miei toccar lo fondo Della mia grazia e del mio Paradiso. 36 Indi ad udire ed a veder giocondo Giunse lo spirto al suo principio cose Ch' io non intesi , sì parlò profondo : Nè per elezion mi si nascose, *3 Radiale \ piena di raggi, risplendente. Sì pia % ec. così , come ora in questo incon- tro si mostrò con esso me Cacciaguida » mio tritavo carissimo. 36 Nostra maggior musa ; Virgilio, nel 6 dell' jiB O sanguis meus y ec. O sangue mio , o Dante mio discendente , o soprabhondante grazia di J3io ! e a chi fu mai due volte aperta la porta del Cielo, come lo sarà a te ? 35 Toccar io fondo del mio Paradiso ; esser giunto alla perfetta beatitudine a me pre* parala. / t -1 - ( Digitized by Google I CANTO XV. 147 Ma per necessità : che 1 suo concetto Al segno de* mortài si soprappose. 4* E quando l'arco dell'ardente affetto Fu si sfogato, che 1 parlàr discese Invér lo segno del nostro intelletto, La prima cosa che per me s* intese , Benedetto sie tu , fu , trino ed uno , Che nel mio seme se' tanto cortese : 48 E seguitò : Grato e lontin digiuno Tratto leggendo nel magno volume , U' non si muta mai bianco nè bruno , Soluto hai, figlio, dentro a questo lume In eh' io ti parlo , mercè di colèi Ch' all' aito volo ti vestì le piume. 54 Tu credi che à me tuo pensièr mei 42 Al segno de mortali ; ai limiti a* quali possono arrivare gli uomini. 4 \ Sì sfogato ; alquanto temperato dopo un tale sfogo. 5o Tratto \ concepito. Nel magno volume , ec. cioè , in Dio ; nel qual volume tutte le facciate sono sempre di un medesimo colore; (vedi sopra al Canto 11, n. 78.) con che vuol dire che i decreti di Dio sono immutabili. 5a Solvere il digiuno ; per appagare la voglia, saziare il desiderio. 55 A me tuo pensier mei , ec. cioè , tuo pen- sièr pervenga a mia notizia per mezzo di Dio , che essendo egli la prima origine e il principio di tutte le cose tutto precede ^ v )igitized by Google i48 PARADISO. Da quel eh* è primo , così come raja r Dell' un , se si conosce , il cinque e '1 sei. E però eh* io mi sia è perch 1 io paja Più gaudioso a te, non mi dimandi, Che alcun altro in questa turba gaja. • 60 Tu credi '1 vero che i minori e i grandi Di questa vita imran nello speglio , In che prima che pensi il pensiér pandi. Ma perchè '1 sacro amore in che io veglio Con perpetua vista , e che m' asseta Di dolce desiar , s 1 adempia meglio ; 66 La voce tua sicura balda è lieta Suoni la volontà , suoni 1 desio , A che la mia risposta è già decreta. r pii volsi a Beatrice : e quella udi'o Pria eh' io parlassi , e arrisemi un cenno Che fece créscer F ali al volér mio : 72 Poi cominciai così : L' affetto e '1 senno , Come la prima egualità v' apparse , • come V unità precede tutti i numeri r e da quella conosciuta ne riluce ogni altro numero. Mcare\ passare , pervenire. 56 Come raja , ec. come il cinque e il sei si fa manifesto , se F unità è conosciuta. 63 Pandore ; manifestare, dimostrare. 68 Suonare ; per palesare. 69 Decreta ; pronta e preparata. 73 V affetto della volontà e 7 senno dell' in- • te ìl e Ito. 74 La prima egualità ; la fonte d'ogni giusti- zia , Iddio. Digitized by Google CANTO XV. ,4 9 b' un peso per ciascun di voi si fenno : Perocché al Sol , che v' allumò ed arse Col caldo e con la luce , en' sì iguali Cbe tutte simiglianze sono scarse. 7 # Ma voglia ed argomento ne' mortali, Per la cagión eh' a voi è manifesta , Diversamente son pennuti in ali. j ortal y mi sento in questa Uisagguaghanza ; e però non ringrazio Se non col cuore alla paterna festa. 84 Ben supplico io à te , vivo topazio Che questa gioja preziosa ingemmi, Perchè mi facci del tuo nome sazio. 0 fronda mia , in che io compiacemmi Pure aspettando , io fui la tua radice : total principio , rispondendo , femmi. ga Poscia mi disse : Quel , dà cui si dice Tua cognazione , e che cent' anni e piue * • *. ;5 Sì ferino, ec. divennero in voi beati di un' istessà misura. 77 Col caldo della carità e con la luce dell' in- telletto. En ; per enno , cioè sono. 79 Voglia ed argomento ; il volere e il sapere. 81 In questa dis agguagliali za di piò desiderare che Saper renderti le dovute grazie. 86 Che ingemmi, ec. il qua! adórni questa preziosa gioia della Croce come la gem- ma adorna 1 anello. 9* Quel , dal cui nome prese il suacogriome di Alighieri^ la famiglia di Dante. 3* + 1 i5o PARADISO. Girato ha '1 monte in la prima cornice* y Mio figlio fu , è tuo bisavo fue : Ben si convicn che la lunga fatica Tu gli raccorci con l'opere tue. g& Fiorenza dentro dalla cerchia antica, Ond 1 ella toglie ancora e terza e nona , Si stava in pace sobria è pudiea. Non avéa catenella , non corona, Non donne còntigiate , non cintura Che fosse a vcdér più che la persona. 10% Non faceva nascendo ancor paura La figlia al padre , che il tempo e la dote Non fuggfan quinci e quindi la misura. Non avéa case di famiglia vote ; 93 La prima cornice del Purgatorio. 96 Per r opere tue satisfattone per l' anima dì lui. 97 Dentro V antico più angusto recinto di mura . 98 Onci' ella toglie ancpra e terza e nona; per- chè in quella parte della città v' è ancorar P oriuolo pubblico. 100 Catenella, corona; ornamenti donneschi. 101 Còntigiate ; ornate di contigue ,• le quali erano calze solate e ricoperte di cuojo traforato, che si stampavano intorno al piè e alla gamba. Non cintura con gioje. 104 Che il tempo, ec. perchè nè si maritavano così per tempo , nè loro si assegnava sì ricca dote , come ora si pratica. 106 Case vote di famiglia per le guerre civili. 1 Digitized by Google CANTO XV. j5i Non v'era giunto ancor Sardanapalo A. mostrar ciò che 'n camera si puote. 108 Non era vinto ancora Montemalo Dal vostro Uccellatóio , che , com' è vinto , Nel montar su , così sarà nel calo. Bellinción Berti vióV io andar cinto Di cuojo e d' osso , e venir dallo specchio La donna sua senza '1 viso dipinto: 114 E vidi quel di Nerli e quei del Vecchio Èsser contenti alla pelle scoverta, J07 Sardanapalo , re degli Assirj , celebre per le sue crapule e incontinenze : e qui per ogni uomo di simile sfrenatezza. * jog Montemalo , luogo elevato tra Viterbo e Roma , di dove si scuoprono i più son- tuosi edifìcj della gran città. Non era -vinto ancora , in quel eh' è veduta di fabbriche magnifiche , dal vostro Uccel- latojo 5 luogo una posta lontano da Fi- renze , di dove si scuoprono le più su- perbe fabbriche di quella città. jii pfel montar su ; nel salire , nella prospe- rità Fiorentina. Così sarà vinto nell* ab- bassamente , nella ruina di Firenze. 11% Bellinción Berti, dell' illustre famiglia de' Ravignani, ricchissimo cavalier Fioren- tino , ma di somma moderazione. 1 13 Di cuojo e d'osso ; d'una casacca di cuojo co' bottoni d' osso. Ii5 Quel di Nerli e quel del Vecchio, due de* più ricchi e nobili cittadini. pi 6 fZtser contenti di vestire semplici pelli i3. x52 PARADISO. E le sue donne al fuso ed al pennecchio : Ó fortunate ! e ciascuna era cerla Della sua sepoltura , ed ancor nulla Era per Francia nel letto deserta. iaq L' una vegghiava a studio della culla , E consolando usava V idiòma Che pria li padri e le madri trastulla : L'altra traendo alla rocca la chioma Favoleggiava con la sua famiglia De' Trojani, e di Fiesole , e di Roma. 12^ Saria tenuta allór tal maraviglia Una Cianghella , un Lapo Salterello , Qual or saria Cincinnato e Corniglia. A così riposato , a così beilo > conce , senza ricuoprirle di panni fini q di drappi. jig Nulla era, ec. nessuna donna era abban- donata dal marito che andasse a mer- cantare in Francia. Deserta ; per lasciata in abbandono. 154 TJ trafilando racconta va novelle e favole. ja8 Una Cianghella , donna Fiorentina , la quale riihasta vedova fu un esempio di dissolutezza. Lapo Salterello, giuriscon- sulto Fiorentino , cavilloso e maledico y e avversario di Dante. *2Q Qnal or saria Cincinnato e Corniglia y Romani di specchiatissimi costumi. Dice dunque : AIT età mia rarissimi erano i discoli , come a' dì d'oggi rarissimi sono gli accostumati. Digitized by Google , CAÌMTO XV. ,53 Viver di cittadini, a cosi fida Cittadinanza, a cosi dolco ostello, i3a Maria mi diè , chiamata in alle grida $ E nelF antico -vostro Jbatistéo Insieme fui Cristiano e Cacciaguida. Moronto fu mio frate , ed Eliseo : Mia donna venne a me di Vai di Pado , £ quindi 1 soprannome tuo si feo. i38 Poi seguitai lo 'mpcradór Currado , Ed el mi cinse della sua milizia , Tanto per bene oprar gli venni in grado. Dietro gli andai incontro alla nequizia Di quella legge , il cui popolo usurpa Per colpa del pastór vostra giustizia. 1 44 j33 Maria, la Santissima Vergine, invocata da mia madre ne* dolori del parto. |35 Fui Cristiano per il battesmo ricevuto , e Cacciagliela pel nome impostomi. rìj Di Val di Pado ; cioè , da Ferrara dove passa il Po; e da questa, che era della famiglia degli Alighieri , prese il mio figliuolo r arme e il nome , e poi il cognome tutta la famiglia , nominandosi Alighieri , che prima chiamavasi Elisei. i3g CurradolW , che guerregiò contra Turchi* 140 Ed ci m'adornò del titolo di cavalleria. l43 Di quella legge Maomettana. |44 Per colpa del poco zelo e dappocaggine del Papa. Vostra giustizia ; i luoghi dì Terra Santa, che di giustizia sono vofc? %f\ , cioè, dei Cristiani. jE>4 PARADISO. Quivi fu' io da quella gente lurpa Disvihippato dal mondo fallace, Il cui amor molt' anime deturpa , E venni dal martirio a questa pace. 148 CANTO XVI. O poca nostra nobiltà di sangue , Se gloriar di te la gente fai Quaggiù dove V affetto nostro langue , Miràbil cosa non mi sarà mai : Che là dove appetito non si torce, Dico nel Cielo , io me ne gloriai. 6 Ben se' tu manto che tosto raccorce , Si che , se non s' appón di die in die , Lo tempo va dintorno con le force. 1 45 Da quella gente sozza Maomettana. >46 Disviluppato , ec. sciolto dal corpo a forza di ferite , dai Maomettani ricevute in battaglia. 147 De turpa^ contamina. 3 Langue ; è infermo , disordinato. 5 Non si torce dal dritto ,della ragione. 8 Se non s' appon , ec. cioè , se dai discendenti di tempo in tempo con nuove azioni ono- rate non si viene aggiungendo nuovo lustro. q Con le force ; colle forbici * ora un pezzetto tagliandone, ed ora un altro. CANTO mi. i55 Dal 1 voi , che prima Roma sofferte , In che Ja sua famiglia men persevra , Ricominciaron le parole mie: 12 Onde Beatrice eh' era un poco scevra , Ridendo , parve quella che tossio Al primo fallo scritto di Ginevra. Io cominciai : Voi siete ì padre mio : Voi mi date a parlar tutta baldezza : Voi mi levate sì eh 1 io son più eh' io : 18 Per tanti rivi s' empie d' allegrezza La mente mia , che di sè fa letizia , Perchè può sostenér che non si spezza: Ditemi dunque , cara mia primizia , Quai furo i vostri antichi, e quai fargli anni Che si segnaro in vostra puerizia ? 2 4 io Dal voi, ec. cioò, il principio del mio par- lare fu Voi.^ vedi sotto al v. 16.) Secondo alcuni , Roma già soggiogata da Giulio Cesare 9 che colla dittatura perpetua aveva assunti altri uflzj principali , cominciò non senza pena a trattarlo non più col tu, ma col voi, per adularlo , quasi riconoscendo in lui più persone per quella multipli efe potestà. 11 In che, ec. il quai modo di dire non è oggi molto usato dai Romani. ■ 13 Scevra ; separata da noi. 14 Quella cameriera di Ginevra. 15 Scritto nel romanzo della Tavola rotonda. 30 Che di sè Ja letizia , èc. che diventa fonte £ non pure ricettacolo di allegrezza. i56 . PARADISO. Ditemi dell' ovil di San Giovanni Quant 1 era allora , e chi' éran le genti Tra esso degne di più alti scanni ? Come s' avviva allo spirar de' venti Carbone in fiamma , cosi vidi quella ( Luce rispléndere a' miei blandimenti : 3q E come agli occhi miei si fe più bella , Così con vocé più dolce e soave,. Ma non con questa moderna favella, Dissenni : Da quel di che fu detto Jve ÀI parto in che mia madre, eh* è òr santa , S' alleviò di me ond' era grave , 3(j Ài suo Leon cinquecento cinquanta E tre fiate venne questo fuoco U 5 Zi' ovil di san Giovanni ; Firenze , che ha per suo principal Avvocato e Protettore San Giovanni. 33 Non con questo parlar Fiorentino di oggi , ma in lingua Latina , come usavasi a quei tempi 4i Cacci agii ida Ira le persone meno rozze in cose di momento. 34 ZW dì dell' Incarnazione fin* alla mia na- scita , quella'stella infuocata di Marte dove noi siamo , è tornata 553 volte soiu* il segno di Leone , suo domicilio , se- condo gli astrologhi. Marte mettendo quasi due anni a far questo ritorno, ve- niva dunque Cacciaguida ad esser nato intorno al nofi , come si fa verisimile fssendo morto intorno al 1147» Digitized by Google CANTO XVI. i5 ? A rinfiammarsi sotto la sua pianta. Gli antichi miei ed ìq nacqui nel loco Dove si truova pria V ultimo sesto Da quel che corre il vostro annùàl giuoco. 4 % Basti de' miei maggiori udirne questo : Chi èi si furo , ed onde vénner quivi , Più è il tacér , che '1 ragionare , onesto. Tutti color , ch ? a quel tempo éran ivi Da potere arme tra Marte e 1 Batista , Èrano '1 quinto tli quei che son vivi : 48 Ma la cittadinanza , eh 1 è òr mista Di Campi e dì Certaldo e di Figghine, 39 Pianta; perpiede o zampa d'animale. Sotto la pianta o piede del Leon celeste. 42 II vostro animai giuoco , ec. il palio, che annualmente si corre per San Giovanni y nella qual corsa i barberi trovavano la casa di Cacciaguida al principia del Sesto , o quartiere , di' era considerato come l' ultimo e così nominato. £j Da potere armo; abili a portar Tarmi. Tra Marte e 7 Batista ; cioè , ne' tempi che Firenze aveva cominciato a lasciare la fede Pagana e pigliare la Cristiana : ovvero , tra il luogo doy' era la statua di Marte situata a Ponte Vecchio , e il Batisterio. Vedi il Canto xm dell' Inferno , v. i43 e 1 46. 49 Mista ; non più pura , da che si sono agr gregate tante nuove famiglie venute del contado. 50 Campi , Certaldo , Figghine , lu oghi del cpn* tado di Firenze. x5ft PARADISO. Pura vedéasi nell' ultimo artista, O quanto fora meglio esser vicine Quelle genti , eh 1 io dico , ed al Galluzzo Ed a Trespiano aver vostro confine ; 54 Che averle dentro , e so$tcnér lo puzzo DeLviilàn d* Aguglión , di quel da Signa Che già per barattare ha V occhio aguzzo ! Se la gente eh 1 al mondo più traligna, 3N T on fosse stata a Cesare noverca, Ma come madre a suo figliuul benigna : 60 Tal fatto è Fiorentino, e cambia e merca , Che si sarebbe volto a Simifonti Là dove andava V avolo alla cerca. Sariesi Montemurlo ancor de* Conti : 5i Neil' ultimo artista ; fin' ali* infimo artigia- nello , non che nelle famiglie principali. 5 3 Vicine ; confinanti , e non di dentro al vos^ tro dominio. 53 Galluzzo , Trespiano ; luoghi assai vicini a Firenze, e presso presso che sulle porte. 56 Del villan M. Baldo di Aguglione , e di M. Bonifazio da Signa , molto attento a far baratteria e mercato sulle grazie e gli uffìcj. 58 Lagente, ec. cioè , i Prelati di quei tempi. 59 Cesare ; per lo 'mperadore. Noverca; ma- trigna. 62 Simifonte , castello in Toscana , disfatto dai Fiorentini V anno 1302. £3 V avolo suo tanto povero che campava di limosine. Digitized by CANTO XVI. i5$ Sarten i Cerchi nel pivicr d' Acone , E forse in Valdigrieve i Buondelmonti. 66 Sempre la conftfsión delle persone Principio fu del mal della cittade, Come del corpo il cibo che s* appone: E cieco toro più àvaccio cade Che cieco agnello : e molte volte taglia Più è meglio una che le cinque spade. 72 Se tu riguardi Luni ed Urbisaglia Come son ite , e come se ne vanno Diretro ad esse Chiusi e Sinigaglia ; Udir come le schiatte si disfanno , Non ti parrà nuova cosa nè forte, Poscia che le cittadi termine hanno. 7$' Le vostre cose tutte hanno lor morte Sì come voi ; ma celasi in alcuna 64 Monicmurlo^ castello non lontano da Prato, sarebbe ancora de' conti Guidi. 65 Cerchi, Buondelmonti; famiglie nobili Fio- rentine. Piviere; il contenuto della giu- risdizione della pieve. Acone , Vaidi* grieue ; luoghi sul Fiorentino. fu) Cibo che s* appone sopra cibo. , 70 Ajaccio ; tosto, in fretta. 72 Che cinque spade incrociate insieme tra di loro : e così risponde alla tacita obbie- zione , che colf aggregare tante famiglie crebbe la potenza. y3 Luni) città già capo della Lunigiana, deca- duta a quei tempi, e in oggi distinta. Uròisaglid , castelluccio non lungi da Ma- cerata. iSo PARADISO; Che dura molto , e le vite són Coite. E come il volger del ciel» della Luna Cuopre e discuopre i liti senza posa, Così fa di Fiorenza la fortuna : S/J Perchè non dee parer mirabil cosa Ciò eli' io dirò degli alti Fiorentini , De' quai la fama nei tempo è nascosa. Io vidi gli Ughi e vidi i Catellini , . . : Filippi , Greci , Ormanni , ed Alberichi Già nel calare , illustri cittadini : 90 E vidi Così grandi come antichi , Con quel della Sannella quel dell' Arca^ È Soldanieri ed Ardinghi e Bostichi. Sovra la porta eh' al presente è carca ì)i nuova fellonia di tanto peso , the tosto, fia giattura della barca , 96 Èrano i Ravignani , ond' è disceso ìt conte Guido è qualunque del nome Dell 1 allo Bcllincione ha poscia preso. Quel della Pressa sapeva già come Regger si vuole , ed avea Galigajo Dorata in casa sua già V elsa e '1 pome. 102 83 Cuopre , ec. cagionando il flusso e riflusso del mare. 91 Così grandi , ec. egualmente antichi é po- tenti. 94 ho. porta di San Pietro in Firenze. 95 Di nuova fellonia ; di cittadini felloni. 96 Giattura ; perdimento e vuinA. 102 U cUoe 7 pome; l'impugnatura e guardia Digitized by Googk CÀ^TO XVI. i6f Grande era già la colonna del vajo , Sacchetti , Giuochi , Sifanti , e Barucci , £ Galli , e quei eh 1 arrossali per lo stajo. Lo ceppo di cui nacquero i Calfucci Era già grande , e già erano tratti : . ; Alle cùrulq Sizii , ed Arrigucci. 108 %\ O quali io vidi quei che son disfatti J Per lor superbia ! e le palle dell' oro Fiorian Fiorenza in tutti suoi gran fatti. Così facén li padri di coloro della spada ; qui vuol dire V insegna a divisa di cavaliere. io3 La colónna del uajo , cioè dipinta a pelle di vaio in campo rosso , è V arme de' Bilii. 105 E quei che divéngon rossi per la vergogna alla famiglia loro fatta da colui che aveva falsilicfìta la misura del Pubblicò. Vedi nel Canto xii del Purgatorio , n. 104. 106 Lo ceppo , ec. Questi sono i Donati. 108 stile cimile : ai primi seggi dei più rag* guardevoli magistrati. 109 Quei, ec. Intende la famiglia degli Abbati , di cui Tarme , secondo alcuno , erano le palle delV oro . na Li padri de' Visdomini, dei Tosinghi , e de' Cortigiani , nati di un medésimo* ceppo ; i quali per essere stati fondatori dei Vescovato di Firenze , quando mo- riva il Vescovo, lino che il nuovo pi^ gliasse possesso, entravano curatori aK* economia della Mensa , e tutti insieme Digitized by Google PARADISO. Che , sempre che la vostra Chiesa vaca $ Si fanno grassi stando a consistoro. 114 1/ ohracotata schiatta , che s' indraca Dietro a chi fugge , ed a chi mostra '1 dente O ver la borsa coni' agnél si placa , Già venia su, ma di picciol a gente i Sì che non piacque ad Ubertin Donato Che *I suocero il facesse lor parente. 120 Già era '1 Caponsacco nel mercato Disceso giù da Fiesole, e già era Buon cittadino Giuda, ed Infangato. Io dirò cosa incredibile e vera : Nel picciol cerchio s' entrava per porta Che si nomava da quei della Pera. fl6 mangiavano e dormivano in Vescovato. Ii5 V ohracotata schiatta; la schiatta d' una tracotanza bestiale ; intende di casa Adimari. Indracarsi ; per istizzirsi , in- crudelire a guisa di drago. 6S • PARADISO. Tale era io , è taie era sentito E da Beatrice e dalla santa lampa Che pria per me àvéa mutato sito. 6 Perchè mia donna : Manda fuor la vampa Del tuo disio , mi disse , sì eh' eli* esca Segnata bene dell'interna stampa: Non perchè nostra conoscenza cresca Per tuo parlare , ma perchè t' ausi A dir la seta, sì che i'uom ti mesca. 12 O cara pianta mia , che sì l' insusi Che , come veggion le terrene menti Non capere in triangol due ottusi, Così vedi le cose contingenti Anzi che sieno in se , mirando 'I punto A cui tutti li tjempi son presenti : 18 Mentre eh* io èra a Virgilio congiunto Su per lo monte che V anime cura , E discendendo nel mondo defunto, Dette mi fur di mia vita futura Parole gravi ; avvegna eh' io mi senta ipen tetragono ai colpi di ventura. 2$ udito cont ra ge ; il cui funesto c&cmpiq fa e deve farei padri più ritenuti e scarsi nel soddisfare a tutte le voglie dei lor figliuoli. Vedi Ovidio nel lib. 2 delle Trasformazioni. 13 Ti mesca ; cioè , s' induca a mescerti e disr setarti. i3 Intasarsi ; portarsi in suso, poggiare. Tetragono j cioè f d* animo ben féf axo e ben Digitized by Google CANTO XVII. • 1G7 Perchè la voglia mia sana contenta D'intender qual fortuna mi s' appressa ; Cbe saetta precisa vien più lenta. Cosi diss' io a quella luce stessa Che pria m' avéa parlato, e, come volle Beatrice , fu la mia voglia ponfessa. 3o Nè per ambage in che la gente folle Già s* invescava pria che fosse anciso L' Agnél di Dio che le peccata tolle , Ma per chiare parale e con preciso Latin rispose queir amor paterno , Chiuso e parvente del suo proprio riso : 36 La contingenza , che fuor del quaderno Della vostra materia non si stende, ■ quadrato; che come dado ( corpo solido di iìgura cubica ) , in qual faccia cada , vi si posa ugualmente bene. 30 Confessa ; confessata , manifestata. 31 Ambage ; circuizione , involuzione di par role : cioè , non per via di parole ambi- gue ed enigmatiche , quali erano gli an- tichi Oracoli. 34 Con preciso e proprio parlare. 3j 11 quaderno della -vostra materia ; cioè f 1 intelletto nel corpo umano. 38 Non si stende fuor del quaderno , ec. In tal quaderno non si stende fuori , non appa- risce scritta questa contingenza , cioè i contingenti futuri , benché vi possano apparire scritti i contingenti presenti e preteriti. \ ,.68 PARADISO, •"jLulla è dipinta nei cospetto eterno. Necessità però quindi non prende. Se non come dai viso in che si specchia Nave che per corrente giù discende. ^2 Da indi , sì come viene ad orecchia l>lce armonia dà òrgano , mi viene A vistaci tempo che ti s'apparecchia. Qua! si partì Ipólito d' Atene Per Ja spietata e perfida noverca, Tal di Fiorenza partir ti conviene. 48 Questo si vuole , e questo già si cerca : E toslu verrà fatto a chi ciò pensa Là dove Cristo tutto di si merca. 40 Quindi però non ne segue che i futuri conr -tingenti accadono di necessità. 4*2 Se non* come dalla vista o dall'occhio veg- gente , in cui si specchia e rappresenta una nave che Gorre giù per un fiume . ne segue che corra giù di necessità : e vuol dire tal necessità non essere assoluta e antecedente , ma per supposizione e consequente ; imperciocché la nave non corre perchè 1' occhio la vede correre , ma i' occhio la vede perchè essa corre. 47 Per' non voler piegarsi al furioso amore della matrigna Fedra. j 48 Tal partirai tu forzatamente di Firenze , per non voler tir consentire alle inique voglie de' cittadini perversi e delia patria; divenuta tua matrigna. §9 Qncsto già si tratta e trama segretamente. d by Googl CANTO XVII. j6 9 La colpa seguirà la parte offensa In grido come sudI ; ma la vendetta Fia testimonio al ver che la dispensa. 54 Tu lascerai ogni cosa diletta Più caramente : e questo è quello strale Che T arco dell' esilio pria saétta. Tu proverai sì come sa di sale Il pane altrui , e conT è duro calle Lo scéndere e '1 salir per 1' altrui scale. 6o E quel che più ti graverà le spalle Sarà la compagnia malvagia e scempia Con la quai tu cadrai in questa valle : Che tutta ingrata , tutta matta ed empia Si farà contra te ; ma poco appresso Ella , non tu , n' avrà rossa la tempia. 66 Di sua bestialilade il suo processo Farà la pruova , sì eh' a te fia bello Averti fatta parte per te stesso. Lo primo tuo rifugio e '1 primo ostello 5 r Là) ec. cioè a Roma , dove tutto dì si com- mettono simonie. 53 In grido ; cioè per fama. Ma la vendetta di Dio col punire i veri colpevoli , ren- derà testimonio olla verità ; la qual verità è dispensati ice ed esecutrice della ven? detta. 58 Sa , dal verbo sapere ; ha di sapore, fa Scempia^ per disunita, disgiunta, fil In questa bassa e misera fortuna. ftà JV avrà rossa la tempia di vergogna, 170 PARADISO. Sarà la cortesia del gran Lombardo, Che 'n su la scala porta ilsanto uccello : 7* Ch* in te avrà sì benigno riguardo , Che dei fare e del chieder tra voi due Fia primo quel che tra gli altri è più tardo. Con lui vedrai .colili che impresso tue Nascendo sì da quella stella forte, Che notàbili fien V opere sue. 7$ Non se ne sono ancor le genti accorte Per la novella età , che pur nove anni Son queste ruote intorno di lui torte. Ma pria che '1 Guasco l 1 alto Arrigo inganni , Parràn faville delia sua virtute In non curar d' argento nè d' affanni. 84 Le sue magnificenze conosciute Saranno ancora sì , che i suoi minici Non ne potran tener le lingue mute. 71 II gran Lombardo ; Alboino della Scala , signore di Verona; la qual famiglia faceva per arme una scala d' oro in campo rosso , e di sopra T aquila nera. . 7/1 Del fare benefìzj e del chiederli. 76 Colui, ec. Can Grande della Scala, fratello minore del prenominato Alhoino. 77 Da questa stella forte ; dagl'influssi di Marte. 80 Nove anni aveva Can Grande nel i3oo. 8 1 Queste ruote ; il cielo del Spie , che gira co- me ruota. ?2 Ma prima che Papa Clemente V di Gnasr cógna inganni V imperatore Arrigo VII. Digitize Canto xvil 171 A lui t' aspetta ed a' suoi benefici : Per lui fia trasmutata motta gente , Cambiando condizión ricchi e mendici : 90 E portérane scritto nella mente Di lui , ma noi dirai ; e disse cose Incredibili à quei che fia presente. Poi giunse : Figlio, queste son le chiose Di quel che ti fu detto : ecco V insidie Che dietro a pochi giri son nascose. 96 Non vo' però eh' a' tuoi vicini invidie , Poscia che s' infutura la tua vita Via più là che '1 punir di lor perfidie. Poi che tacendo si mostrò spedita L' anima santa di métter la trama In quella tela eh' io le porsi ordita, 1%% lo cominciai , come colui che brama , Dubitando , consiglio da persona Che vede e vuol dirittamente , ed ama : Ben veggio , padre mio , sì come sprona Lo tempo verso me per colpo darmi Talch'èpiùgravea chi più s'abbandona: 10S 91 E portérane \ e tu ne porterai. g3 Incredibili non solo ai posteri che le legge- ranno o udiranno , ma fino ai presenti che con gli occhi proprj le vedranno. 96 Giri ; per anni. 97 Vìcììiì ; per concittadini. ytf S' infutura ; è per durare , durerà tanto che tu vegga punita la lor perfìdia. 100 Spedita ; libera. 308 «S' abbandona alla disperazione e dolore , 7 2 PARADISO'. Perchè di provedenza è buon cK*iò m'armi Si che , se luogo m' è tolto più caro , Io non perdessi gli altri per miei carmi. Giù per lo mondo senza fine amaro « E per Io monte del cui bel cacume Gli occhi della mia donna mi levaro , 1 14 E poscia per lo Ciel di lume in lume , Ho io appreso quel che s' io ridico , A molti fia savór di forte agrume: E , s' io al vero son Umido amico , Temo di perder vita tra coloro Che questo tempo chiameranno antico. 120 La luce in che rideva il mio tesoro CAi io trovai lì , si fé' prima corrusca Quale a raggio di Sole spècchio d' oro : Indi rispose : Cosciènza fusca 1x0 Luogo più caro ; la patria. ni Gli altri miei ricettatori disgustati della libertà dei mio scrivere. 117 Di forte agrume ; di salsa troppo piccante e disgustosa. irò Vita \ cioè T immortalità della fama. Co- loro , ec. cioè la Posterità. 131 La luce , ec. lo spirito di Cacciaguida. iaa Corrusca ; risplendente , fiammeggiante. 124 Coscienza fusca , ec. cioè, Quei che non sono di netta coscienza ma l'hanno mac* chiata di malvagità o proprie o di loro congiunti, pioveranno disgustoso ed aspro il tuo lidire e notificare quei che hai veduto pttuiti nell' Inferno o nel Purgatorio, Digitized by Google CANTO XVlt. i 7 3 0 della propria o dell' altrui vergogna Pur sentirà la tua parola brusca. 126 Ma nondimén , rimossa ogni menzogna, Tutta tua vision fa manifesta , E lascia pur grattar dov'è la rogna : Che se la voce tua sarà molesta ]Yel primo gusto , vilai nutrimento Lascerà poi quando sarà digesta. i32 Questo tuo grido farà come '1 vento Che le più alte cime più percuote : E ciò non fìa d' onór poco argomento. Però ti son mostrate , in queste ruote , Nel monte , e nella valle dolorosa , Pur P anime clic son di fama note: i38 Che T animo di quel eh' ode , non posa , Ne ferma fede , per esempio eh' haja La sua radice incognita e nascosa, Ne per altro argomento che non paja. i4a 139 Non posa , ec. non si acquieta e modera l'appetito sfrenato , ne crede per esem- plo che gli si adduca , quando sia avve- nuto in persona di bassa lega e ignobii condizione , come fa quando ode esem- pli di persone altee cospicue per i suoi delitti punite ; nò si raffrena e disin- ganna per via di altri argomenti che non abbiano una bella e illustre com- parsa al di fuori. i 7 4 PARADISO. w * CANTO XVIII. si godeva solo del suo verbo Quello spirto beato, ed io gustava Lo mio, temprando 'l dolce con l'acerbo : E quella donna eh' a Dio mi menava , Disse : Muta pensiér , pensa eh' io sono Presso a colui eh' ogni torto disgrava. 6 Io mi rivolsi air amoroso suono Del mio conforto ; e , quale io afltór vidi Negli occhi santi amor , qui 1' abbandono : j Non perdi* io pur del mio parlar diffidi , Ma per la mente che non può reddire Sovra sè tanto, s' altri non la guidi. 12 Tanto poss* io di quel punto ridire , Che rimirando lei , lo mio affetto Libero fu da ogni altro disire. Fin che '1 piacere eterno , che diretto Raggiava in Beatrice , dal bel viso , Mi contentava col secondo aspetto j 18 1 Godeva nel pensare fra se stesso tacendo. 11 S* altri non la guidi; cioè , senza uno stra- ordinario ajnto di grazia singolarissima. 16 II piacere eterno ; Iddio veduto faccia a faccia. 18 Col secondo aspetto ; eli riflesso, venendo- mi lo splendor di Dio dal bel viso di lei «:be iì eia a drittura raggiata. Digitized by canto xvm. 1? 5 Vincendo me col lume cT un sorriso , Ella mi disse : Volgiti , ed ascolta , Che non pur ne' miei occhi è Paradiso. Come si vede qui alcuna volta L'affetto nella vista , s' elio 9 tanto Che da lui sia tutta V anima tolta ; 24 Così nel fiammeggiar del fulgor santo A eh 1 io mi volsi , conobbi la voglia In lui di ragionarmi , ancora aJ quanto. E cominciò : In questa quinta soglia Dell* albero che vive della cima , E frutta sempre , e mai non perde foglia , 3o Spiriti son beati che giù , prima Che venissero al Ciei , fur' di gran voce , Si eh* ogni Musa ne sarebbe opima. Però mira ne* corni della Croce : Quel , eh' io òr nomerò , lì farà Y atto Che fa in nube il suo fuoco veloce. 36 Io vidi per la Croce un lume tratto Dal nomar Josiiè , coni' ei si feo, Kè mi fu noto il dir prima che J l fatto. ao Volgili a Cacciagliela. 28 Quinta soglia; quinto cielo di Marte t dov^ confabulavano. 39 Dell' albero , ec. cioè , di tutto il Paradiso figurato in un albero di più palchi o solaj di rami. Cima ; cioè , Dio beatificatore. 33 Opima ; ricca di un amplissimo ed efcellen* tissimp soggetto per un poema eroico* i 7 « PARADISO. Ed al nome dell' alto Maccabeo Vidi muoversi un altro roteando : E letizia era ferza del paleo. 4» Così per Carlo Magno , e per Orlando Due ne segufc lo mio attento sguardo , Com' occhio segue suo falcón volando. Poscia trasse Guiglielmo e Rinoàrdo E 'i duca Gottifredi la mia vista Per quella Croce, e Roberto Guiscardo. t\8 ludi tra V altre luci mota e mista Mostrommi 1- alma che m' avéa parlato , Qual era tra i cantóY del Cielo artista. Io mi rivolsi dal mio destro lato , Per vedere in Beatrice il mio dovere O per parole o per atto segnato : 5^ E vidi le sue luci tanto mere, 4a Paleo; strumento col quale giuocano i fan* ciulli , facendolo girare con una sferza. 46 Guiglielmo , figliuolo del conte di Narbona , fu primo principe d' Orar/ge. Rinoàrdo, parente di Guiglielmo. 47 Gotti/redo Buglione , a cui tanto si è accres- ciuto di fama per Tim mortai poema del Tasso. 48 Roberto Guiscardo , ni Normandia , vinse la Sicilia , e tolse la Puglia a' Saraceni. 49 Mota e mista ; datasi a" danzare e roteare insieme con quegli altri spiriti beati. 5i Qual era , ec. cioè , cominciò anch' esso a cantare d 1 una musica veramente celeste e di un artifizio maravigiioso. uigmzeo by Google CANTO XVIII. Tanfo gioconde , elio la sua sembianza Vinceva gii altri , e 1' ultimo solere. E come , per sentir più dilettanza Bene operando I 1 uom , di giorno in giorno 5' accorge che la sua virtute avanza ; 6'o Sì ni accórs' io che '1 mio girare intorno Col Cielo 'nsieme avéa cresciuto V arco , Veggendo quel miracol più adorno. E quale è il trasmutare in picciol varco Di tempo in bianca donna , quando '1 volto Suo si discarchi di vergogna il carco ; 63 Tal fu negli occhi mici , quando fui volto , * Per lo candor della temprata stella Sesta , che dentro a sè m avéa raccolto r Io vidi in quella Giovial facella Lo sfavillar dell' amor che lì èra , Segnare agli occhi miei nostra favella. 7 a 5y V incera la comparsa che soleva farmi negli altri cieli e nel cielo istesso di Marte , che era V ultimo dove fin allora erano salir? . 62 uivea cresciuto V arco , perchè in tal punto, era salito a! cielo più alto di Giovr , di cui era per conseguenza l'arco maggiore. G3 Quel miracolo di bellezza , Beati ice. 67 Tal fa e apparve agli occhi mici Beatrice. 71 ho sfavillar dcW amor , ec. cioè , lo splen- dore de' beati spiriti infiammati di carità* che erano in questa stella. 72 Segnare , ec. rappresentar , con, Ggure dì lettere che essi variamente esponendosi formavano ? il parlar nostro. • , 1 5 . . Digitized by Google i 7 8 PARADISO. E come augelli surti di riviera , Quasi congratulando a lor pasture , Fanno di sè òr tonda or lunga schiera; Sì dentro a* lumi sante creature ^ Volitando cantavano, e faciensi Or D. or I. or L. in sue figure. 78 Prima cantando a sua nota moviensi : Poi, diventando l'un di questi segni, Un poco s'arrestavano e taciensi. O diva Pegaséà , che gì' ingegni Fai gloriosi e rendili longevi , Ed essi teco le cittadi e i regni, 84 Illustrami di te , sì eh' io rilevi Le lor figure com' io V ho concette : Paja tua possa in questi versi brevi. Mostrarsi dunque cinque volte sette Vocali e consonanti : ed io notai Le parli sì come mi parver dette. 90 DiLiciTE justitiam primài fur* verbo e nome di tutto '1 dipinto : 8a Diva Pegasea ; Calliope , la principale tra; le Muse , che abitano in Parnaso , ove è il fonte dai cavai Pegaso fatto scaturite con una zampata. 88 Mostrarsi dunque in 35 tra vocali e conso- nanti. 90 Dette ; cioè figurate. Gì Diligite justitiam qui judicatis terram : Amate la giustizia voi che giudicate laj terra. Con queste parole comincia il libro; jìella Sapienza di Salomone, ■ CARTo xvnr. Qìll JUDICATIS TERRAM far' SfZzài. Poscia nel!' M del vocabol quinto Rimaser ordinate, sì che Giove Pareva argento lì d' oro distinto. 96 E vidi scénder altre lujci dove Era 1 colmo dell' 1 M , e lì quetarsi Cantando , credo, il ben eli* a sè le muove. Poi , come nel percuoter de' ciocchi arsi Srirgono innumerabili faville , Onde gli stolti sogliono agurarsi , io£ Risurger pàrver quindi più di mille Luci , e salir qua] assai è qual poco , Sì come '1 Sol , che V accende , sortille : E , quietata ciascuna in suo loco , La testa e '1 collo d' un' aquila vidi Rappresentare a quel distinto foco. 108 Quei , che dipinge lì , non ha chi ì guidi j Ma esso guida , e da lui si rammenta Quella virtù eh' è fornja per li nidi. L' altra beàtitudo , chje contenta * 93 Se zzai ; ultimi. 100 Ciocchi arsi ; tizzoni accesi. ioa Agurarsi ; augurarsi; pigliarsi augurio. io5 // Sol ; Iddio , Sole di giustizia. Sortille ; r elesse a suo beneplacito. 109 Quei) ec. Iddio. jii Ch' è forma , e dà l'essere e il giusto sito e riparti mento in questa spera per i nidi da riposarvi quegli spiriti , che di sopra al v. 7$ il Poeta ha assomigliajj agli uccelli. fli Beatitudo ; per schiera di beati spirti» ■ iftd PAP%ADISO. Pareva in prima d* inpigliarsi all' emine, Con poco moto seguilo la 'mprenta. n4 O dolce stella , quali e quante gemine Mi dimoslràron che nostra giustizia Effetto sia del ciel che tu ingemme ! Perca* io prego la mente in che s"* inizia Tuo molo e tua virtute , che rimiri Ond' esce il fummo che tuoi raggi vizia : 120 Sì che un 1 altra fiata ornai s' adiri Del comperare e vénder dentro al tempio Che si murò di segni e di martiri. O milizia del Ciel , cu' io contemplo , Adora per color che sono in terra Tuifi sviati dietro al malo esemplo. 126 Già si soléa con le spade far guerra : Ma òr si fa togliendo or qui òr quivi n3 Ingigliarsi ; fare di se come una corona di giglio. ? 14 Con poco moto , ec. col muoversi che fere un poco , seguirò V impiotila e forma dell' Aquila che restava a compirsi; sic- ché aggiuntasi tale schiera a quella testa e collo , le tre gambe dell' M ingigliato avranno , oltre il resto ( cioè petto e ale ), rappresentato le due gambe e la coda dell' Aquila. 112 Del comprare e vendere simoniacamente nella Chiesa, che fu stabilita con insigni miracoli e col sangue sparso de' martiri. ilo Adorare ; per pregar Dio. 126 Al malo esemplo de' Prelati. 1 CANTO XVIII. 181 Lo pan che 1 piò padre a nessun serra. Ma tu , che sol per cancellare scrivi , Pensa che Pietro e Paolo , che morirò Per la vigna che guasti , ancor son vivi. 1 3a Ben puoi hi dire : Io ho fermo il disiro Si à colui che volle viver solo E che per salti fu tratto a martiro , Ch 1 io non conosco il Pescatór nè Polo. 1 36 CANTO XIX. . .. Parca dinanzi a me con Tali aperte La bella ima^e , che nel dolce frui J„iete faceva 1' anime conserte. 129 Lo pan , ec. per li Sacramenti di Chiesa Santa. 130 Ma tu , o Papa Bonifazio Vili, che scrivi le censure per venderne poi la rivoca- zione. *3s San viwiifk Cielo , e ti posson punire. 1 34 Colui , ec. San Giovanni Batista , che volle vivere solo nel deserto , e che fu fatto morire in premio d'una saltatricc , cioè della figliuola d' Erodiade, Per S. Gio: Batista s' intende il fiorili d' oro che si batteva in Firenze coli* immagine sua. j36 II Pesca tot \ cioè San Pietro appostolo. Polo ; cioè San Paolo appostolo. 2 La bella itnage ; X immagine dell' Aquila suddetta. Frui , voce latina ; godere , godimento. 3 Conserte •> inserite , intrecciate. i8a PARADISO. > Paréa ciascuna rubinetto in cui Raggio di Sole ardesse si acceso , Che ne' miei occhi rifrangesse lui. 6 E quel che mi convién ritràr testeso , INon portò voce mai , nò scrisse inchiostro , fu per fantasia giammài compreso ; Ch' io -vidi , ed anche udii parlar lo rostro r E sonar nella voce ed io è mio , Quand' era nel concetto noi e nostro. \% E cominciò : Per èsser giusto e pio Son io qui esaltato a quella gloria Che non si lascia vincer a disio : Ed in terra lasciai la mia memoria Sì fatta , che le genti lì malvage Comméndan lei , ma non séguon la storia. 1 8 Così un sol caiór di molte brage Si fa sentir , come di molti amori .Usciva solo un suon di quella image j 7 Testeso ; testé , pur ora. l i E sonar nella voce , ec. e dire e proferire 10 e mio in singolare, quasi fosse una sola persona y mentre pure il concetto e 11 vero senso era in plurale noi e nostro 5 perchè' quelle parole erano concorde- mente mosse e orticnlate da tutti quegli spiriti , e una sola voce usciva da tutù pel becco dell' Aquila. or Usciva solo un suon y ec. contribuendo cias- chedun di quegli spiriti alla formazione della voce articolata che dall' Aquila prò- feritasi. CANTO XIX. i83 Ond* io appresso : O perpètui fiori Dell 1 eterna letizia , che pur uno Parer mi fate tutti i vostri odori ; a # Solvetemi, spirando, il gran digiuno Che longamente m'ha tenuto in fame, . Non trovandoli in terra cibo alcuno. Ben so io , che se in Cielo altro reame La divina giustizia fa suo .specchio , Che '1 vostro non V apprende con velame. 3o , Sapete come attento io m* apparecchio Ad ascoltar : sapete quale è quello Dubbio che m' è digiùn cotanto vecchio. Quasi falcone eh* esce del cappello , Muove la testa , e con V ali s' applaude , Voglia mostrando , e facéndosi bello , 35 Vid' io farsi quel segno , che di laude Della divina grazia era contesto, Con canti , quai si sa chi lassù gaude* Poi cominciò : Colui che volse il sesto Allo stremo del mondo , e dentro ad esso ' Distinse tanto occulto e manifesto* A£ a8 Se in altro più basso cielo si vede tutto 3 chiaramente in Dio , nel vostro più alto certamente non si vedrà con minor chia- rezza. 34 Cappello* cappelletto che gli si tiene avanti gli occhi perchè non si sbatta troppo. 3 7 Quel segno ; l'Aquila. ' W 4o Coluiy ec. Iddio, Sesco; compasso. j i 187» PARADISO. * Non potéo suo valor sì fare imprèssi In lutto 1' universo , che '1 suo verbo Non rimanesse in infinito eccesso, i. E ciò fa Certo ciré '1 primo superbo Che fu la somma d' ogni creatura. Per non aspettar lume cadde acerbo. E quinci appar eh' ogni minor natura È corto ricettacolo; a quel bene ">'> Gbè non ha fine- e sè con sè misura. Dunque nostra veduta , che conviene Èssere alcun de' raggi della mente Di ebe tutte le cose son ripiene/ 54 Non può di sua natura esser possente Tanto ? , che suo principio non discema Molto di là , da quel eh' egli è , parvente. 44 II suo verbo ; la sua Sapienza. 45 Non rimanesse ancora sconosciuto in gran parte , anzi infinitamente ancor cogno- scibile per 1' immenso eccesso della sua cugnoscibilitit . 46 II primo superbo \ cioè Lucifero ; angelo nna volta di somma bellezza , ora prin- cipe de' Demonj. Per non aspettar lume da Dio , cade non perfezionato dalla gloria , che fu la ma- turità alla quale pervennero gli angeli fedeli a Dio. 53 Della mente divina. 56 Che la nostra mente non discérna suo prin- cipio, cioè Dio , apparirle molto di là e molto diversamente da quel che egli e in se- stesso. CANTO XIX. i85 Però nella giustizia sempiterna iLa vista che riceve il vostro mondo , Com' occhio per lo mare entro s'interna : 6ó Che , benché dalla proda veggia il fondo , In pèlago noi vede : e nondimeno Egli è, ma celai lui l'esser profondo. Lume non è , se non vien dal sereno Che non si turba mai , anzi è tenèbra , Od ombra della carne, o suo veleno. 65 Assai t' è mo aperta la latebra Che t' ascondeva la giustizia viva Di che facéi quistión cotanto crebra : Che tu dicevi : Un uom nasce alla riva Dell' Indo , e quivi non è chi ragioni Di Cristo, nè chi legga, nè chi scriva : 7* E tutti suoi voleri ed atti buoni Sono, quanto ragione umana vede, 58 Però la vista di voi mortali penetra ed entra dentro alla sempiterna giustizia di Dio , come fa l' occhio dentro il mare. 61 In pelago ; in alto mare. 64 Non vi è lume d'intendimento , se non viene illustrato dal sereno raggio della Sapienza di Dio. 66 Ombra della carne; per la ignoranza umana contratta dal primo peccato, Veleno del lume dell' intelletto. v 67 Mo; ora. Latebra; nascondiglio, oscurità, 68 Viva ; sempre in atto , non mai languida. 69 Crebra \ frequente. 3. 16 i86 PARADISO; - Senza peccato in vita od in sermoni : Muore non battezzato e senza fede ; Ov' è questa giustizia che '1 condanna ? Oy* è la colpa sua se èl non crede ? 7$ Or tu chi se 1 che vuoi sedere a scranna Per giudicar da lungi mille miglia Con la veduta corta d' una spanna ? Certo a colui che meco s' assottiglia , Se la Scrittura sovra voi non fosse, Da dubitar sarebbe a maraviglia. 84 O terreni animali , o menti grosse , La prima volontà , eh' è per sè buona , Da sè , eh* è sommo ben , mai non si mosse. Cotanto è giusto quanto a lei consuona: Trullo creato bene a sè la tira, Ma essa, radiando, lui cagiona. 90 Quale sovr' esso il nido si rigira , Poi eh 1 ha pasciuti la cicogna i figli ; E etime quel eh* è pasto la rimira ; Cotàl si fece, e si levai li cigli. La benedetta immagine , che V ali Movéa sospinte da tanti consigli, 96 • » 82 S' assottiglia; sottilizza. gì Sovr esso 7 nido ; sovra il nido. g3 E come il cicognino pasciuto rimira la madre. 94 Cotal, ec. l'Aquila si fece come la cicogna » girandosi intorno a me , ed io come il % cicognino , rimirando V Aquila. 96 Consigli j per beati spiriti* I CANTO XIX. ìSf Roteando cantava e dicéa : Quali Son le mie noie a te che non le 'ntendi, Tal è il giudicio eterno a voi mortali. Poi si queiaro que' lucenti incendi Dello Spiritò santo ancor nel segno Che fe' i Romani al mondo reverendi. ioì Esso ricomincio : A questo regno Non salì mai chi non credette in Cristo Nè pria nè poi che '1 si chiavasse al legno. • Ma vedi , molti gn'dàn Cristo , Cristo , Che saranno in giudizio assai men prope A lui che tal* che non conobbe Cristo : 108 E tai Cristiani dannerà Y Etiope , Quando si partiranno i . due collegi , L* uno in eterno ricco , e Y altro inope. « Che potràn dir li Persi ai vostri regi , - Com* e' vedranno quel volume aperto Nei qual si scrivon . tutti suoi dispregi 1 1 14 98 Le mie note ; cioè , quei caratteri D. I. L. che comparivano intorno all'Aquila, co- me si dice nel Canto precedente , v. 78. Z07 Prope , voce latina ; presso. 109 Tai Cristiani di nome non di opere saran- , no processati e condannati al confronto . coli' Etiope 'infedele. ^ / ' ^ : li* Che potrah dir ^ ec.' Quali improperj po- tranno con tutta ragione 'dire ài vostri re Cattolici i re Persiani che non furono* illuminati dalla fede , ec. , r u4 Suoi > per loro. Dispregi; delitti. : ì6\ u . Digitized by Google tj$8 ~ PARADISO. Lì si vedrà tra V opere d'Alberto Quella , che tosto moverà la penna , Perchè 1 regno di Praga fia deserto. Lì si vedrà il duol che sopra Senna Induce , falseggiando la moneta , Quei che morrà di colpo di cotenna. 120 Lì si vedrà la superbia ch'asseta, Che fa lo Scolto e V Inghilese folle Sì , che non può soffrir dentro a sua meta. Vedrassi la lussuria e 1 viver molle Di quel di Spagna , e di quel di Buèmme, Che mai valor non conobbe ,nè volle. 126 0* 115 Alberto d'Austria, figlio di Ridolfo hnpe- radore , di cui si/ disse nei Canto VI, v. 97 del Purgatorio. 116 Mitoverà la pennati Sotuvcio Giudice a scriverlo in quel libro de 1 reprobi. 117 Perchè, ec. per la quale opera rimarrà re*- vinato il regno di Bòemmia. xx8 II duol, ec. il dolor che cagiona in Parigi, per dove passa il fiume Senna , Filippo» il Bello col far battere moneta falsa e pagare -con quella V esercito assoldate* contra i Fiamminghi dopo la rotta di Cortrè. 120 Che morirà ferito da un cinghiale. Coten- na : ; la pelle del porco : qui figurata- mente per lo porco cinghiale. iaa Lo Scotto e T Inghilese; il re Scozzese e il re Inglese. 133 Dentro a sua meta; cioè , di stare dentri a suoi confini. Digitized by google CANTO XIX- i8g Vedrassi al ciotto di Gemalèntrae Segnata con un I. la sua boutade Quando 1 contrario segnerà un' emme. Vedrassi Y avarizia e la viltade Di quel che guarda T isola benedetto segno ini rispose , Per non tenermi in ammirar sospeso: Io veggio che tu credi queste cose, * Perch' io le dico , ma non Vedi come : Si che , se son credute , sono ascose. 90 Fai come quei che la cosa per nome Apprende ben ; ma la sua quiditate Veder non puote, s' altri non la prome. 79 Io fossi, ec. cioè, manifestassi e facessi ap- parire di fuori il mio dubbio , come il vetro scuopre il colore , ec. nondimeno Tacceso desiderio di saperne la soluzione non soffri indugio. 81 Che cose son queste che odo e vedo ? Se- non si salvo chi non crede in Cristo , sic- «ome m'avete detto, come dunque vedo qui salvo Rifeo nato e allevato nel Paga- nesimo? 89 Come possano essere. • E vidi cento spérule che 'nsieme Più s'abbellivan con mutui rai. a 4 Io stava come quei che 'n sè ripremè La punta del disio , e non s' attenta Di dimandar , sì del troppo si teme : E la maggiore e la più luculenta Di quelle margherite innanzi fessi, Per far di sè la mia voglia contenta , 3o . Poi dentro a lei udì' : Se tu vedessi , Com' io , la carità che tra noi àrde , Li tuoi concetti sarebbero espressi; Ma .perchè tu aspettando non tarde All' alto fine , io ti farò risposta Pria al pensiér di che sì ti riguarde. 17 Macke; se non , salvo , eccetto , fuor che. 31 Ridui; per riduci. 34 Ma perchè tu non tardi di giungere all' alto. termine del tuo viaggio. i36 Ti riguardi tanto di esprimere , per rispetto di non nojarci con tante interrogazioni* *o8 PARADISO. Quel monte , a cui Cassino è nella costa , Fu frequentato già in su la cima Dalla gente ingannata e mal disposta. Ed io son quel che su vi portai prima Lo nome di colui che 'n terra addusse La -verità che tanto ci sublima : E tanta grazia sovra me rilasse, Ch' io ritrassi le ville circostanti Dall' empio colto che '1 mondo sedusse. Questi altri fuochi tutti contemplanti Uòmini furo, accesi di quel caldo Che fa nàscere i fiori e i frutti santi 43 Qui è Maccario , qui è Romoàldo : Qui sòn li frati miei che dentro a' chiostri Fermar' li piedi e tennero '1 cuor saldo. Ed io à lui: L'affetto che dimostri Meco parlando , e la buona sembianza Ch'io veggio e noto in tutti gli ardór' vostri , 54 Cosi m'ha dilatata mia fidanza ? Come '1 Sol fa la rosa , quando aperta Tanto divién quant' eli' ha di possanza. Però ti prego , e tu , padre , m' accerta , $' io posso prender tanta grazia , eh' io Ti veggia con immagine scoverta. 60 37 Cassino, castello in Terra di Lavoro. 39 Ingannata e mal disposta ; idolatra € prò versa. 40 Ed io son quel Benedetto. 4 1 Lo nome di Cristo. Digitized by Google CANTO XXII. ae>$ Ond' egli ; Frate , il tuo alto disfo S 1 adempierà in su 1' ùltima spera , Ove s' adémpion tutti gli altri e '1 mio. Ivi è perfetta matura ed intera Ciascuna disianza : in quella sola È ogni parte là dove sempr' era : 66 Perchè non è in luogo , e non s' impola: E nostra scala infino ad essa varca : Onde così dal viso ti s' invola. Infin lassù la vide il Patriarca Jacob ispórger la superna parte > , Quando gli apparve d' angeli si carca. 7* Ma per salirla mo nissiin diparte Da terra i piedi : e la règola mia Riraasa è giù per danno delle carte. Le mura , che soléano esser badia , Fatte sono spelonche , e le cocolle Sacca son piene di farina ria. 78 Ma grave usura tanto non si tolle 66 È ogni parte dove sempre è stata , perchè è immobile. 67 Impolarsi ; girarsi intorno a' poli. 68 E nostra scala , ec. é la scala che vedi in questo ciclo, trascéndendo tutti gli altri, giungé fin lassù. ?5 Rimasa è già , ec. cioè, non è d'alcuna Utilità, e ad altro non serve chea consu- mar la Carta dove si scrive. yo, Grave usura tanto , ec. cioè , non dispiace tanto a Dio l' usui a. i. - *S aio PARADISO. Contra 1 piacer di Dio , quanto quel fruttò Che fa il cuor de' monaci sì folle. Che , quantunque la Chiesa guarda , tutto È della gente che per Dio dimanda, Non di parente , nè d' altro più brutto. 84 La carne de' mortali è tanto blanda , Che giù non basta buon cominciamento Dai nascer della quercia al far la ghianda. Pier cominciò senz' oro e senza argento, Ed io con orazione e con digiuno , E Francesco umilmente il suo convento. 90 E, se guardi al principio di ciascuno, Poscia riguardi là dov' è trascorso , Tu vederai del bianco fatto bruno. Veramente, Giordan vòlto retrorso, Più fu il mar fuggir , quando Dio volse , 80 Frutto; per rendite di monistero* 81 Folle ; stolto. 82 Tutto è de' poveri , non de' parenti che di quello s* ingrassino. 85 Blanda; dilicata , dedita alle morbidezze. 86 Che non dura , non si mantiene un buono e santo Istituto , se non per breve tempo , e non più lungo che dal nascimento della quercia al far poi la ghianda. 88 Pier; San Pietro appostolo. 89 Io Benedetto. y4 fieramente fu più mirabile a veder fuggire il mare , e Giordano volto retrorso , c/ie, non sarà qui a vedere il soccorso dell» Chiesa , la quale è in mina. CANTO XXIT. 211 Mirabile a veder, che qui il soccorso, 96 Così mi disse : e indi si ricolse Al suo collegio, e '1 collegio si strinse : Poi come turbo in su tutto s* accolse. La dolce donna dietro a lor mi pinse Con un sol cenno su per quella scala, Sì sua virtù la mia natura vinse : ioa Nè mai quaggiù, dove si monta e cala, Naturalmente fu sì ratto moto, Ch' agguagliar si potesse alla mia ala. S'io torni mai, lettore , a quel divoto Trionfo , per io quale io piango spesso X*e mie peccata e '1 petto mi percuoto , 108 Tu non avresti in tanto tratto e messo v Nel fuoco il dito, in quanto io vidi '1 segno Che segue '1 Tauro , e fui dentro da esso. O gloriose stelle , o lume pregno Di gran virtù , dal quale io riconosco 0.9 Poi roteando come fa un vento turbinoso , si sollevò tutto in alto. 105 Alla mia ala ; al mio volo. 106 S y io torni ; così mi sia concessa la grazia di ritornare. 107 Per lo aitale trionfo ottenere. 109 Tu , ec. come è vero die fu , ec. ;io II segno di Gemini , o Gemelli , che nello Zodiaco vien dopo il Tauro. Jl3 Dai \ quale ,ec. Dante nacque sotto il segno di Gemini, che, secondo gli astrologhi! |8. aia PARADISO. > Tutto ( qnal che si sia ) il mio ingégno : n£ Con voi nasceva e s' ascondeva vosco Quegli eh' è padre d' ogni mortài vita, Quand' io senti' da prima l'aere Tosco : £ poi, quando mi fu grazia largita D' entrar nell'alta ruota che vi gira, La vostra región mi fu sortita. 120 A voi devotamente ora sospira L' ànima mia , per acquistar virtuto Al passo forte che à se la tira. Tu se* sì presso all' ultima salute , Cominciò Beatrice, che tu dei Aver le luci tue chiare ed acute. 126 £ però , prima che tu più t' inléi , dà influenza di gran virtù > e inclina gli animi alle scienze. ji6 Quegli ; il Sole , che col suo calore con- corre alla generazion delle cose. 117 Quando io nacqui in. Firenze. jiy Neil' alta ruota , nel! 1 ottava spera che vi gira. xao Mifn sortita , ec. mi fu dato in sorte il passar appunto per il luogo dove state postate voi. ia3 Al passo forte ; cioè , all' alta e difficile impresa di passare dal mondo sensibile all'invisibile che tira tutto me e richiede tutta V applicazione. n4 dlV ultima salute ; alla vision di Dio. 126 Le luci % ec cioè , purità di animo c pers* picacia di mente. Digitized by Google canto xxn. *i3jf Rimira in giuso , e vedi quanto mondo Sotto li piedi già èsser ti fei: Sì che 1 tuo cuor , quantùnque può giocondo S' appresenti alla turba trionfante Che lieta vien per questo etera tondo. i3a Col viso ritornai per tutte quante Le sette spere, e vidi questo globo Tal , ch'io sorrisi del suo vii sembiante : E quel consiglio per migliore appròbo , Che V ha per meno : e chi ad altro pensa Chiamar si puote veramente probo. i38 Vidi la figlia di Latona incensa > Senza quelP ombra che mi fu cagione Perchè già la credetti rara e densa. JJ aspetto del tuo nato , Iperiòne , Quivi sostenni , e vidi cotn' si muove Circa e vicino a lui Maja e Dione. 144 127 Inlearsi; per entrare in lei y s'immergere. nel!' ultima salute. i3a Etera ; etere , cielo. 137 Che l' ha per meno ; che lo stima pochis- simo. 138 Probo ; buono, e di molta virtù dotato. j3a La figlia di Latona \ la Luna. Incensai accesa, illuminata dalla parte superiore. l4* Del tuo nato ; del Sole tuo figliuolo , o Iperione. l44 Ma/a; il pianeta di Mercuria, figliuolo di Maja. Dione ; il pianeta di Venere , figliuola di Dione. 18.* ki4 PARADISO. * Quindi m'apparve il temperar di Giove , Tra '1 padre e '1 figlio : e quindi mi fu chiaro U variar che fanno di lor dove : 147 E tutti e sette mi si dimostraro Quanto son grandi , e quanto son veloci , E come sono in distante riparo. L' ajuola che ci fa tanto feroci, Volgéndom' io con gli eterni Gemelli , Tutto m' apparve da' colli alle foci : Poscia rivolsi gii occhi agli occhi belli. i54 r - CANTO XXIIL Come T augello intra V amate fronde Posato al nido de' suoi dolci nati Ta notte che le cose ci nasconde , : Che per veder gli aspetti desiati , E per trovar lo cibo onde li pasca , In che i gravi labori gli son grati, 6 Previene 1 tempo in su l'aperta frasca, E con ardente affetto il Sole aspetta , l45 II temperar che fa hi sua virtù il pianeta di Giove tra il freddo Saturno suo padre e il focoso Marte suo figliuolo. 147 Dove ; per luogo, l5o Riparo ; ricovero : qui per epiciclo. .l5i Ajuola ; aja piccola 2 qui per la Terra % che fa tanto insuperbire eziandio chi ne possiede piccola parte. * Digitized by GoogI CANTO XXIII. ax$ Fiso guardando pur che V alba nasca ; Così la donna mia si stava eretta Ed attenta , rivolta invér la plaga Sotto la quale il Sol mostra men fretta : ia Si che , vergendola io sospesa e vaga , Fécimi quale è quei che disiando Altro vorria , e sperando s' appaga. Ma poco fu tra uno ed altro quando , Del mio attender dico , e del vedere Lo ciei venir più è più rischiarando. 18 E Beatrice disse : Ecco le schiere Del trionfo di Cristo , e tutto il frutto Bicolto del girar di queste spere. . ' Parvenu che '1 suo viso ardesse tutto; E gli occhi avéa di letizia sì pieni , Che passar mi convién senza costrutto, 24 Quale ne' plenilunii sereni . Trivià ride tra le Ninfe eterne , Che dipingono '1 ciel per tutti i seni } Vid' io sopra migliaja di lucerne 11 Invcr la plaga , ec. verso la parte di Mez- zogiorno , dove il Sole pare che vada più adagio che quando è alla parte d' Oriente o d'Occidente. 15 Altro\ qualche altra cosa oltre quella che ha* 16 Quando ; per tempo. 21 Del girare che hai fatto questi cieli. 24 Senza conclusione alcuna. a6 Trivia ; la Luna. Le Ninfe eterne ; le stelle» 37 Seno) per sito e parte di cielo. *i6 % PARADISO. Un Sol , che tutte quante V accendéa , Come fa '1 nostro le viste superne : 3o E per la viva luce trasparéa la lucente sustanzia tanto chiara Nel viso mio , che non la sostenéa. O Beatrice dolce guida e cara ! Ella mi disse : Quel che ti sobranza , E virtù da cui nulla si ripara. 36 Quivi è la sapienza e la possanza Ch 1 apri le strade tra 1 cielo e la terra , Onde fu già sì lunga disianza. Come fuoco di nube si disserra Per dilatarsi , sì che non vi cape , £ fuor di sua natura in giù s'atterra; 4 3 Così la mente mia tra quelle dape Fatta più grande , di se stessa uscio , 3o Come fa 7 nostro , secondo quelP opinione che le stelle fisse mendichino la luce dal Sole. Le viste superne ; le stelle da noi vedute. 3a La lucente sustanza , eh' era Y Umanità santissima di Cristo. 35 Quel che ti sobranza ; quella eccessiva luce che vince e supera la tua vista , è virtù divina contra ia quale non vaie schermo. 37 Quivi ; in Cristo. 39 Onde; del quale apri mento , o delle quali strade. ijo Disperarsi; per {sprigionarsi. 42 Atterrarsi ; per abbassarsi verso la terra. 43 Dape 5 per cibi. CANTO XXIII. air E che si fesse rimembrar non sape. Apri gli occhi e riguarda qual son io: Tu hai vedute cose , che possente Se' fatto a sostener lo riso mio. 43 Io èra come quei che si risente Di visione obblita , e che s' ingegna Indarno di ridurlasi alla mente; Quand' io udì' questa profferta degna Di tanto grado , che mai non si stingue Del libro che '1 preterito rassegna. 54j Se mo sonasser tutte cruelle lingue, Che Polinnia con le\ suòre fero Del latte lor dolcissimo più pingue, Per ajutarmi, al millesmo del vero Non si verria cantando il santo riso , E quanto il santo aspetto facéa mera* E così figurando il Paradiso 45 Rimembrar non sape ; non si sa ricordare. 46 Apri , ec. Disse Beatrice. 49 Risentirsi ; accorgersi. 53 Grado ; per gratitudine , gradimento. Che • mai non u scancella dalla memoria. 55 Lingue pingue del latte , ec. per poeti nu* triti del più prezioso latte delle Muse. 59 11 santo riso di Beatrice. 60 Eqiianto quel riso rendeva 1* aspetto di Beatrice un aspetto di pura gioja , un 9 aria di mero giubbilo. 61 E così avendo io preso a parlare del Para-» diso, soggetto ineffabile , convien lasciare di tratto in tratto di descrivere ciò cho 4i8 PARADISO. Convién saltar il sagrato poèma , Com' uom che truova suo cani min reciso. Ma chi pensasse il poderoso tema E 1* omero mortài cbe se ne carca , Noi biasmerebbe se sott' esso trema. 66 'Non è pileggio da picciola barca Quel che fendendo va V ardita prora , Kè da nocchiér eh' a se medesmo parca. Perchè la faccia mia sì t'innamora, Che tu non ti rivolgi al bel giardino Che sotto i raggi di Cristo s* infiora ? 72 Quivi è la rosa in che '1 Verbo divino Carne si fece ; e quivi son li gigli Al cui odor si prese '1 buon cammino* Così Beatrice : ed io , eh' a' suoi consigli Tutto era pronto , ancora mi rendei , richiederebbe la materia occorrente di questo sacro poema. 6a Saltare ; per passare sotto silenzio, trasan- date alcune cose più diffìcili senza des- criverle. 63 Reciso; tagliato da' fossi e da' ripari sbarrato. 67 Pileggio ; passaggio , cammino. 69 Ch* a se medesmo parca ; che si risparmi e non voglia la fatica di vogare e arrancare. 70 Perche, ec. Ripiglia qui il suo ragionamento Beatrice , ch'era stato dal Poeta interrotto. 73 La rosa mistica , la Beata Vergine. 74 Li gigli; gli Appostoli. 77 Mi rendei, ec. cimentai di bel nuovo i miei occhi a rimirare fissamente quella ecces- Digitized by Google canto xxirr. Alla battaglia de* débili cigli, 7 8 Come a raggio di Sol , che puro mei Per fratta nube , già prato di fiori Vidér coperti d'ombra gli occhi miei; r Vid'io così più turbe di splendori Fulgurati di su di raggi ardenti , Senza veder principio di fulgori» 84 1 O benigna virtù che sì gì' imprenti , Su t' esaltasti per largirmi loco Agli occhi lì che non éran possenti. Il nome del bel fior eh' io sempre invoco E mane e sera , tutto mi ristrinse L' animo ad avvisar lo maggior foco. 90; E comè ambo le luci mi dipinse siva luce che alle mie deboli pupille fa* ceva contrasto. 79 Meare ; per trascorrere, passare. 81 Gli occhi miei coperti tV ombra i stando io all' ombra , senza però vedere il Sole. 83 Fulgurati; illustrati da' raggi ardenti dalla parte di sopra dov' era salito Cristo. 86 Largire ; concedere , donare. 87 Non possenti; non valevoli a rimirare quei gloriosi spiriti , per la vicinanza dell*, immensa tua luce che mi abbagliava. 88 II nome del bel fior , della suddetta Rosa mistica; cioè il nome di Maria. 90 Lo maggior foco ; il maggiore splendore che era tra loro , pensando quivi esser Maria. 9 1 E come m* occorse agli occhi. . PARADISO. B quale e 1 quanto della viva stélla , Che lassù vince come quaggiù vinse , Perentro il cielo scese una facella Formata in cerchio a guisa di corona j E Qinsela e girossi intorno ad ella. 96 Qualunque melodia più dolce suona QUaggiù i ed a se più V anima tira , Parrebbe nube che squarciata tuona , Comparata al sonar di quella lira Onde s'incoronava il bel zaffiro Del quale il ciel più chiaro s' inzaffira. 101 Io sono amore angelico, che giro V alta letizia che spira del ventre Che fu albergo del nostro disiro : E girerommi , Donna del ciel , mentre Che seguirai tuo Figlio , e farai dia Più la spera suprema , perchè lì eritre. 108 Così la circulata melodia W II quale e 7 guanto ; la qualità e la quantità del suo splendore. <ù3 Che lassù vince tutti gli altri lumi di splen- dore e di gloria , come quaggiù -vinse tutti gli altri santi in grazia ed in merito. 94 XJna facella ; uno spirito luminoso , f arcan- gelo Gabriello. 101 lì ciel più chiaro ; 1* Empireo. Inzaffirarsi\ ornarsi di zaffiri. 106 Mentre che , ec. cioè, in eterno. 107 Dia ; divina , beata , gloriosa. i«8 Ptrcliè tu.ivi.fai il W> albergo, Digitiz<^f)fG(x5gle CANTO XXÌIt 2 Si sigillava, e tutti gli altri lumi Facéan sonar lo nome di Maria. Lo réàl manto di tutti i volumi Del mondo , che più ferve e più s' avviva bell'alito di Dio è ne' costumi, n4f Avéa sovra di noi V interna riva Tanto distante , che la sua parvenza Là , dov' io èra , ancor non m' appariva : Però non ébber gli occhi miei potenza Di seguitar la coronata fiamma Che si levò appresso a sua semenza. iaa| E come fantolin che 'nver la mamma , Tende le braccia poi che 1 latte prese , Per V ànimo che n fin di fuor s infiamma , Ciascun di quei candori in su si stese Con la sua cima sì , che l 1 alto affetto Ch' aviéno a Maria mi fu palese. 12$ Indi rimàser lì nel mio cospetto , no Sigillare 5 per compire , terminare. na Lo real manto, ec. il primo mobile $ che a guisa di mantello cuopre tutti gli altri cieli inferiori. 114 Nel? alitò onnipotente , è nell'impres- sione de' suoi divini costumi e perfe* zioni. 115 L* interna riva ; ciòè , il suo concavo, iao Semenza ; per figli u olo. 123 Che infin ai fuori in quegli atti esterni festosi si manifesta. , 124 Candori 5 anime vestite di candida luce. 3. 19 I 4aa PARADISO. Regina cali cantando sì dolce , Che mai da me non si partì 1 diletto. Oh quanta è V ubertà che si soffolce In queir arche ricchissime , che foro A seminar, quaggiù bone bobolce ! l3* Quivi si -vive e gode del tesoro Che s' acquistò piangendo nell' esilio Di Babilónj ove si lasciò Toro: Quivi trionfa sotto V alto Fitto Di Dio è di Maria, di sua vittoria, E con T antico e col nuovo concilio Colui che tien le chiavi di tal gloria* i3g, CANTO XXIV. O sodalizio eletto alla gran cena Del benedetto Agnello , il qual vi ciba Sì , che la vostra voglia è sempre piena; Se per grazia di Dio questi preliba 130 Soffolcere ; per riporre , accumulare. 131 Che furono in terra buone seminatrici d' opere pie e meritorie. i3a Bobolce ; per bifolche , seminatrici : dal latino bubulcus. j35 Di BabUon ; cioè , di questo mondo. i3q Colui , ec. San Pietro coi Santi del Vec* chio e coi Santi del Nuovo Testamento, I Sodalizio ; consorzio di convitati. 4 Questi , ec. cioè f Dante in carne ancor Digiti zed by de CANTO XXIV. àaa Di quel che cade della vostra mensa , Anzi che morte tempo gli prescriba ; 6 Ponete mente alla sua voglia immensa. E roràtelo alquanto : voi bevete i Sempre del fonte onde vien quel eh' ei pensa. Così Beatrice : e quelle ànime liete Si fero spere sopra fissi poli , Raggiando forte a guisa di comete. 1% E , come cerchi in tempra d' oriuòli Si giran sì , che '1 primo , a chi pon mente , Quièto pare , e 1' ultimo che voli , Cosi quelle carole differente- mente danzando , della sua ricchezza Mi si facéan stimar veloci e lente. 18 Di quella eh' io notai di più bellezza , Vid' io uscire un fuoco sì felice , Che nullo vi lasciò di più chiarezza : E tre fiate intorno di Beatrice mortale assaggia innanzi tempo ed ha lft sorte singolarissima di gustare , ec, 6 Gli prescriva il termine della vita. 8 Roratelo ; spruzzatelo della vostra celestiale rugiada. 9 Del fonte dell' eterna gloria alla quale as 7 pira anelante. i3 E) comcTuote nel congegnamene d'orinoli. 16 Carole ; per balli , e gente che danzi. 17 Ricchezza; per gloria , beatitudine. ■fu Di quella carola di anime che ballavano g:ii rando. 19- fe*4 PARADISO. Si volse con unj v canto tanto diva , Che la mia. fantasia noi mi ridice : 24 Però salta la penna , e non lo scrivo : Che T immaginar nostro a cotài pieghe , JJon che 1 parlare , è troppo color vivo. O santa suora mia , che sì ne pregne Divota, per lo tuo àrdente affetto Da quella beila spera mi disleghe. 3q Poscia , fermato il fuoco benedetto , Alla mia donna dirizzò lo spiro, Che favellò così com' ip ho detto. Ed ella : O luce eterna del gran viro A cui nostro Signor lasciò le chiavi Ch' ei portò giù di questo gaudio miro , 36 Tenta costui de punti lievi e gravi , a 3 Divo 5 divino. 36 Acotai pieghe ; cioè , a dimostrare sì fatti distinzioni , che sono come pieghe nelle figure dipinte coi vestimenti. %y È troppo color vivo ; cioè , ha colori troppo grossolani , ne può dilicatamente dipin- gerle. a8 Suora, per sorella nella gloria, è San Pie* tro che parla a Beatrice. ao jiffetto ; desiderio di compiacere e soddis- fare a Dante. 3o Mi disleghi e sciogli dalla spera dove sto carolando con gli altri Appostoli. 36 Che portò già di cielo in terra. Miro; mira* bile. 37 Tenta costui , ec. esamina Dante su punti facili diffìcili. 1 Digitized by Google CANTO XXIV. Come ti piace , intorno della fede Per la qual ta su per lo mare andavi. S'egli ama bene , e bene spera , e crede } Non t'è occulto , perchè 1 viso bai quivi Dove ogni cosa dipinta si vede. jja *Ma perchè questo regno ha fatto civi Per la verace fede , a gloriarla Di lei parlare è buon eh* a lui arrivi. Sì come il baccelliér s' arma e non parla , Fin che 1 1 maestro la quislión propone Per approvarla , non per terminarla; 48 Così m' armava io d' ogni ragione , Mentre eh' ella dicéa , per esser presto A taj querente e a tal professione. Dì , buon Cristiano : fatti manifesto : Fed,e che è ? ond' io levai la fronte In quella Juce onde, spirava questo. 54 Poi mi volsi a Beatrice , ed essa pronte Sembianze femmi percV io spandessi L* acqua di fuor del mio interno fonte : 43 Ha fatto rivi ; ha acquistato cittadini. 44 <4 gloriarla ; per via più magnificarla. 45 E buòno , sta bene che arrivi a Dante e a lui si faccia sentire il tuo parlare di essa Fede. 46 Si arma pensando tacitamente agli argo- menti e alle prove per difenderla , non definirla ; che questo tocca al maestro che la propone. ti ji tale esaminatore e a tale professione di I Ska6 PARADISO. La grazia che mi dà eh' io mi confèssi , Comincia' io , dall' alto primipilo , Faccia li miei concetti èsser espressi : 60 E seguitai : Come 1 verace stilo Ne scrisse, padre , del tuo caro frate , Che mise Roma teco nel buon filo, Fede è sustanzia di cose sperate , Ed argomento delle non parventi: E questa pare a me sua quiditate. 66; Allora udii : Dirittamente senti, Se bene intendi perchè la ripose Tra Jc sustanze , e poi tra gli argomenti. Ed io appresso : Le profonde cose Che mi largiscon qui la lor parvenza , Agli occhi di laggiù son sì nascose, 7* Che l' esser loro v* è in sola credenza , Sovra la qual si fonda 1' alta spene : • » 58 La grazia-Ai Dio la quale mi concede ch'io faccia la professione della Fede nelle raa^ ni del principe degli Appostoli , mi con- ceda ancora che io possa esprimere i con- cetti della mia mente. 5g Primipilo ; capo di prima schiera. 62 Tuo caro frate San Paolo. 63 Mettere nel filo\ indirizzare. 64 Fede è' sustanzia , ec. Parole di San Paolo ad Hebr. c. xi , v. 1. 65 Argomento per virtù di cui rimaniamo cer- tificati delle cose invisibili e non appa-r renti al lume della ragione naturale. 66 Quid itale; essenza o definizione della cosa. \ Digitized by Google CANTO XXIV. rtg E però di sustanza prende intenza : E da questa credenza ci conviene Sillogizzar senza avere altra vista : E però intenza d' argomento tiene. 78 Allora udii : Se quantunque s' acquista Giù per dottrina fosse cosi 'nteso , Non v' avria luogo ingegno di sofista : Cosi spirò da queir amore acceso ; Indi soggiunse : Assai bene è trascorsa D'està moneta già la lega e '1 peso: 84 Ma dimmi se tu V hai nella tua borsa. Ed io : Sì , F ho sì lucida e sì tonda, Che nel suo conio nulla mi s'inforsa. Appresso uscì della luce profonda Che lì splendeva : Questa cara gioja Sovra la quale ogni virtù si fonda , 9$ Onde ti venne ? Ed iò : La larga ploja Dello Spirito santo , eh* è diffusa In su le vecchie e 'n su le nuove cuoja , 5 Intenza ; per vece , ,0 forza , equivalenza. 5 Se cu V hai , ec. cioè , se tu credi come dici ed intendi. \ 86 Sì lucida e sì tonda, ec. cioè , sì chiara e si perfetta , che in essa niuna cosa mi si fa dubbia , nè mi fa stare in forse. Segue la metafora della moneta. 91 Pio/a; pioggia ; per grazia , dono. '93 Le vecchie e le nuove cuoja ; le carte del Nuovo e Vecchio Testamento. Cuoja ; perchè in (Juei tempi erano scritte in cam pecora. ^8 PARADISO. È sillogismo che l i mi ha conchinsa Acutamente sì , che T n -verso cT ella Ogni dimostrazióif mi pare ottusa. 96 l Io udii poi : L' antica e la novella Proposizione che sì ti conchiude , Perchè V hai tu per divina favella ? Ed io : La pruova che 1 ver mi dischiude, Son 1' opere seguite , a che natura Non scaldò ferro mai ne battè, ancude. 1 o* Risposto fummi : Dì , chi ti assicura Che quell'opere fósser quel medesmo Che vuol provarsi ? non altri il ti giura* Se '1 mondo si rivolse al Cristianesmo, Diss' io , senza miracoli , quest' uno È tal che gli altri non sono 1 centesmo : 10$ Che tu entrasti povero e digiuno In campo a seminar la buona pianta , Che fu già vite, ed ora è fatta pruno. 94 Che me 1* ha dimostrata. 97 U antica , ec. V Antico e '1 Nuovo Testa- mento. 98 Ti conchiude ; ti convince e persuade, joi V opere seguite , ec. i miracoli, che non sono lavoro dai martelli della natura.' ' 104 Fpsser quel medesmo , ec. cioè , succedes- sero veramente , e fossero veramente miracolose ; in una parola , se fossero quel medesimo chedeve prima provarsi y è non presupporsi alla balorda. _ Jp t 5 Non aitrì il ti giura; v' è forse chi te lo f iuri ? certo che no, » bigitized by Google C^NTO XXIV. xag Finito questo , V alta corte santa Risonò per le spere : Un Dio lodiamo , ' Nella melode che lassù si canta. 114 £ quel barón , che sì di ramo in ramo Esaminando già tratto m' avéa , £he all' ultime fronde appressavamo , Ricominciò : La grazia , che donnea Con la tua niente , la bocca t* aperse Imi no a qui com 1 aprir si dovéa ; 12^ Si eh' io àppruovo ciò che fuori emerse : Ma òr conviene esprimer quel che credi , È onde alla credenza tua s'offerse. O santo padre , o spirito , che vedi jCiò che credesti , si che tu vincesti Ver lo sepolcro più giovani piedi , ia$ Comincia' io : tu vuoi eh' io manifesti JLa forma qui del pronto créder mio, Ed anche la cagión di lui chiedesti. Ed io rispondo : Credo in uno Iddio Solo ed eterno , che tutto 1 Ciel muove , Non moto, con amore e con disio; i3* 1 15 Barone ; signore. 118 Donneare ; per fare tlP amore , accarezzare , conversare, lai Emergere , voce latina ; per uscire. 116 Ver lo sepolcro , ec. Vedi Joann. c. xx, v. 4, 6 e 8. 128 La formala delle cose che io credo , e la cagione e il motivo per cui le credo. 0 ' 5à3o . PARADISO. Ed a tal créder non ho io pur pruove fisice e metafisice, ma dalmi .Anche la verità che quinci piove, Per Moisè , per profeti , e per salmi, Per F evangelio , e per voi che scriveste Poiché r ardente spirto vi fece almi. i38 E credo in tre Persone eterne , e queste Credo una essenza sì una e sì trina , Che sofferà congiunto sunt et este. Della profonda condizión divina Ch' io tocco rao , la mente mi sigilla Più volte l'evangèlica dottrina. 144 Quest' è il principio , quest' è la favilla Che si dilata in fiamma poi vivace, E , come stella in cielo , in me scintilla. Come 1 signor eh' ascolta quel che piace, Da indi abbraccia il servo , gratulando Per la novella , tosto eh' el si tace j *5q Così benedicendomi cantando , ■ 133 Non pur ; non solamente. 134 Dalmi % ine le somministra. i38 Almo ; che dà anima e vita : qui per santa e divino. l4* Afferà ; sostenga, patisca. Sunt et est\ sono ed è. 243 Ch' io tocco mo , ec. che qui adesso piut- tosto accenno di quel che spieghi , me lo imprime nella mente e scolpisce più 4' un testo del sacro Vangelo. - » Digitized by Google CANTO XXm «3it ^tre volte cìnse me , sì com' io tacqui , L' apostolico lume , al cui comando 10 àvéa detto; sì nel dir gli piacqui. i5t( CANTO XXV. / Se mai continga che '1 poèma sacro, Ài quale ha posto mano e Cielo e Terra * Sì che fai' ha fatto per più anni inacro , Vinca la crudeltà che fuor mi serra t)el belìo ovile ov' io dormii agnello Nimico a' lupi che gli danno guerra : 6 Con altra voce ornai, con altro vello Ritornerò poèta , ed in sul fonte Del mio battesmo prenderò '1 cappello : Perocché nella fede che fa conte ì.' anime a Dio , quiv' entra 1 io , è poi Pietro per lei sì mi girò la fronte. t% Indi si mosse un lume verso noi i5a Cinse me; m'abbracciò , le mani girando.* mi intorno al capo, i Se mai continga ; se egli avverrà mai. 5 Dell' ovile ; di Firenze. 8 lu sul fonte , ec. nel tempio di San Giovan- ni , sul fonte dove fui battezzato. 9 II cappello; cioè, la corona di alloro. 11 Quivi ; per questo fonte battesimale. £2 Sì mi girò la fronte ; m'abbracciò tre volte % come è detto nel fine dei precedente Canto. *3* • PÀRÀttSÒ. Di quella! schiera ond' usci la primìzia Che lasciò Cristo de 1 vicari suoi. E la mia donna piena di letizia , Mi disse : Mira , mira , ecco il barone Per cui laggiù si visita Galizia. i3 Sì come quando colombo si pone Presso al compagno , Y uno e Y altro pande , Girando e mormorando , V affezione ; Cosi vid' io l $ un dall' altro grande Principe glorioso essere accolto, Laudando il cibo che lassù si prande. 2 4 . Ma poi che '1 gratular si fu assolto , Tacitò , coram me , ciascun s affisse Ignito sì , che vinceva il mio volto. f Ridendo allora Beatrice disse : Inclita vita | per cui la larghezza Della nòstra basilica si scrisse, 3o 14 Ond* nscìy ec. donde era a me poco fa ve* mito San Pietro, che fu il primo vicario che Cristo salendo al Cielo lasciò in Terra a sostenere le sue veci. 1J II barone San Jacopo , per divozione al professo. ,76 Tu poi , o sant* Appostolo , me la infon- desti di nuovo con quel che ne dici nella tua Epistola quasi con le parole medesimt di Davidde. ~8 Rìpluo ; ripiovo. #4 palma del martirio. S5 V uol che io parli a te di lei , a te che di lei ti diletti. 1 $6 Emmi a grato che tu diche ; è a me caro Perchè mi parli : tu vedi mia voglia , E per udirti tosto non la dico. 96 Tal volla lin animai coverto broglia j Sì che V affetto convién che si paja Per lo seguir che face a lui la 'nvogiia ; E similmente Y ànima primaja Mi facéa traspatér per la coverta . Quant' ella a compiacermi venia gaja. 10» Indi spirò : Senz' èssermi profferta Da te la voglia tua , discerno meglio Che tu , qualunque cosa t' è più certa : Perch' io la veggio nel verace speglio Che fa di se pareglie V altre cose, E nulla face lui di se pareglio; 10» Q7 Unanimal, per esempio un cane. Coverto; confusamente , non chiaramente. Broglia ; si muove festosamente accarezzando il padrone. 98 Si paja; apparisca e si palesi. 99 Perlo secondare che /' invoglia fa a quell affetto festoso. Invoglia ; tela grossa da involgere : qui per corpo dell' animale rispetto alla sua anima, come si dice del corpo umano , vesta , velo , gonna , ec. 101 Per la coverta ; per quella luce di cui era vestita. | . 107 Pareglio , o parelio ; nuvola illuminata in tal maniera dal Sole , che rassembri un altro Sole. 108 Nulla creatura fa lui , Iddio , paregho di $e } cioè di essa creatura. Digitized by Google CANTO XXVI. a*? Tu vuoi udir quant', è che Dio mi pose Neil' eccelso giardino, ove costèi A così lunga scala ti dispose; E quanto fu diletto agli occhi miei , E la propria cagión del gran disdegno, E l'idioma ch'io usai è fei. *xA Or, figliuól mio , non il gustar del legno • Fu per se la cagión di tanto esilio , Ma solamente il trapassar, del segno. Quindi , onde mosse tua donna Virgilio, Quattromila trecento e due volumi Di Sol desiderai questo concilio : 12Q E vidi lui tornare a tutti i lumi Della sua strada novecento trenta 110 Nel Paradiso terrestre, , ove trovasti Bea«i trice che ti fece ahile a salire quassù per la lunga scala dei cieli. xi% E per quanto tempo io continuassi a go* dere di quelle delizie nello stato dell' innocenza. 11$ Disdegno di Dio con tra di me e della mia posterità. 1 1 4 Idioma ; linguaggio, 117 Trapassar del segno ; trasgressione , rom- pimento della legge. 118 Quindi \ dal limbo. Tua donna \ Beatrice. 119 Volumi di Sole\ rivoluzioni di Sole, xao Desiderai di trovarmi in questo consesso dove ora in Paradiso mi trovo : cioè ^ stetti nel limbo 43oa anni. 111 Lui\ il Sole. Lumi ; per segni del Zodiaco. 21 . «48 PARADISO.. Fiate , mentre eh' io In terra fumi. La lingua eh* io parlai fu tutta spenta " Innanzi che all' ovra inconsumàbile fosse la gente di Nembrotte attenta» 126 Oie nullo affetto mai razionàbile, Per lo piacere umàn che r innovella , Seguendo 1 cielo , sempre fu duràbile. Opera naturale è *h' uom favella : Ma così , ò cosi , natura lascia JPqi f^re a voi secondo che v' abbella. i3ot Pria ch'io scendessi all'infernale ambascia El s' appellava in terra il sommo Bene Onde vien la letizia che mi fascia : EU si chiamò poi : e ciò conviene: Che r uso de' mortali è come fronda Jn ramo , che sen va, ed altra viene. i38 ia3 Fumi; mi fui : e per conseguenza $3o anni vissi in terra. ja5 All' ovra inconsumabile ; alla fabbrica da non potersi finir mai della Torre di Ba- belle , dove si fece la confusione delle lingue. 127 Razionabile; cioè, dell' nomo, eh' è ani- mai j azionabile. 128 Che rinnovila, ec. che si muta e si cangia di tratto in tratto , per lo seguire che fa gl'influssi del cielo, che si variano. j3a V abbella ; vi piace. j33 Air infernale ambascia ; al limbo. j3£ ffàe mi fascia; che nii circonda. Digitized by Google CANTO XXVI. 249 Nel monte che si leva più dall' onda , Eu* io con vita pura e disonesta Dalla prim' ora a quella eh' è seconda , Come 'I Sol muta quadra , all' ora sesta. i4a CANTO XXVII. Ai Padre , al Figlio , allo Spirito Santo Cominciò gloria tutto il Paradiso, Sì che m' innebbriàva il dolce canto. Ciò eh' io vedeva mi sembrava un riso Dell' universo : perchè mia ebbrezza , Entrava per V udire e per lo viso, • $ O gioja! O ineffabile allegrezza! O vita intera d' amore e di pace ! O senza brama sicura ricchezza! 139 Nel monte , ec. nel Paradiso terrestre, eh* è posto in cima del monte del Pur- gatorio. 140 Con vita pura e innocente innanzi al pec- cato , e con quella di mia vergogna dopp il peccato. Fu io , ec. ci dimorai sei ore. 141 Dalla prima ora del giorno alla settima, c/i è seconda alP ora sesta , allora che il Sole muta la quadra Orientale varcando all' Occidentale. ?4 a Q«Mwfr»f termine astrologico ; quadrante, la quarta parte del cielo. 3J -* a5o PARADISO. Dinanzi agli ocelli miei le quattro face Stavano accese , e quella che pria venne Incominciò à farsi più vivace: la E tal nella sembianza sua divenne , Qual diverrebbe Giove, s'egli e Marte Fossero augelli e cambiassersi penne. La provedenza che quivi comparte Vice ed officio, nel beato coro Silenzio posto avéa da ogni parte : 18 Quand' ip udì' : Se io mi trascoloro Non ti maravigliar ; che , dicend' io , Vedrai trascolorar tutti costoro. Quegli eh* usurpa in terra il luogo mio r 11 luogo mio , il luogo mio che vaca , Nella presenza del Figliuól di Dio , a4 Fatto ha del cimiterio mio cloaca Del sangue e della puzza , onde il perverso Che cadde di quassù , laggiù si placa. 10 l-e quattro face ; i tre Appostoli e Adamo. 11 Quella che pria venne ; San Pietro. l3 E tal , ec. cioè , San Pietro , che fin qu^ riluceva d' una luce chiara e piacevole come la stella di Giove, ora per il conce- puto sdegno divenne del color di Marte x rosso ed acceso. %i Quegli, ec. Intende di Bonifazio Vili. a 5 Del cimitero mio* y di Roma. 26 II perverso Lucifero. 37 Si plac a ; si consola in vedere tante corrufc telle. > Digitized by CANTO XXVII. a5j Di quel color che per lo Sole avverso Nube dipinge da sera e da mane, iVid' io allora tutto ir Ciel cosperso. 3q E come donna onesta che permane Di se sicura , e per V altrui fallanza Pure ascoltando timida si fané , Così Beatrice trasmutò sembianza : E tale eclissi credo che in Ciel fue Quando patì la suprema possanza: 36; Poi procedétter le parole sue Con voce da se tanto transmutata, Che la sembianza non si mutò piué: Non fu la sposa di Cristo allevata Del sangue mio , di Lin , di quel di Cleto , Per èssere ad acquisto d' oro usata : 4* Ma per acquisto d* esto viver lieto E Sisto-, e Pio, è Calisto , ed Urbano Spàrser lo sangue dopo molto fleto. 28 Di colore rosso infiammato. Avverso ; op- posto e in faccia alla nube , che vien da. quel colore dipinta. 33 Si Jane ; si fa. » 36 La suprema possanza; Cristo. 38 Con 'voce tanto mutata dalla sua solita , quanto era cambiato il colore. 40 Allevata ; innaffiata e nutrita. 41 Lino, Cleto , due santi successori di San Pietro nel Pontificato. 44 Sisto , Pio , e,c. altri santi yicarj in terra di Gesù Cristo. 45 Fleto ; pian**. PARADISO. Non fa nostra intenzjén eh* a destra mano De' nostri successór' parte sedesse , Parte dall' altra del pópol Cristiano : 4& Nè che le chiavi che mi fur' concesse , Divemsser segnacolo in vessillo Che contra i battezzati combattesse : Nè ch'io fossi figura eli sigillo A' privilegi venduti e mendaci , Ond' io sovente arrosso e disfavillo. 5£ In veste di pastór lupi rapaci Si véggion di quassù per tutti i paschi. O difesa di Dio perchè pur giaci i Del, sangue nostro Caòrsini e Guaschi S' apparécchian di bere : o buon principio , A che vii fine convién cfye tu caschi! ò'o Ma V alta providenza che con Scipio Difese a Roma la gloria del mondo , 46 Che parte del popolo Cristiano sedesse alla destra , e fosse favorito e fomentato dai nostri successori , «come avviene dV Guelfi ; e parte alla sinistra perseguitato ed oppresso , come accade de'Ghibellini; dovendo esser padri universali nou fau- tori di fazione. 56 Paschi ; figuratamente per Chiese. oy Difesa ; per vendetta. 58 Del sangue nostro ; dei tesori della Chiesa a lei da noi guadagnati col nostro sangue. Caorsini e Guaschi. Intende di Giovanni XXlIdiCaorsa, e di Clemente V di QfUfi cogna. ()z Difendere ; per mantener^ ;. I t Digitized by Goflglt: CANTO XXVII. 253 Saccorrà tosto si com' io concipio : E tu , fìgliuól , che per lo mortài pondo Ancor giù tornerai, apri la bocca, ) E non ascónder quel eh' io non ascondo. 66 Si come di -vapor' gelati fiocca In giuso 1' aere nostro , quando il corno Della Capra del ciel col Sol si tocca ; In su vid' io così l' etere adorno Farsi , e fioccar di vapor' trionfanti Che fatto avéan con noi quivi soggiorno. 7 % Lo viso mio seguiva i suo' sembianti , E segui fin che il mezzo per lo molto Gli tolse il trapassar del più avanti: Onde la donna che mi vide assolto Dell' attènder in su , mi disse : Adima 63 Soccorrerà alla sua Chiesa , come già mi par di vedere. 64 Per t° mortai pondo ; per esser ancora in corpo mortale. 68 Quando il Sole è in Capricorno. 70 Via 9 io un quasi fioccare al contrario , ri- tornandosene via in su quegli spiriti trionfanti. 73 Viso; vista. 74 II mezzo; l'intervallo di mezzo tra me e loro. Perlo mollo ; per esser uno spazio troppo sterminato. j6 Assolto libero , disimpegnato. Attendere in su ; guardare in aito. Adi* piare : abbassare. a 5 4 PARADISO. Il viso, e guarda come tu se' volto. Dall' ora eh' io àvéa guardato prima Io vidi mosso me per tutto V arco Che fa dal mezzo al fine il primo clima , Sì eh' io vedéa di là da Gade il varco Folle d' Ulisse , e di qua presso il lito Nel qual si fece Europa dolce carco i 8£ E più mi fora discoverto il sito Di questa ajuola : ma il Sol procedéa Sotto i miei piedi un segno e più partito. La mente innamorata che donnea Con la mia donna sempre, di ridurrò Ad essa gli occhi più che mai ardéa. 90 78 Guarda come nel girare dell' ottava spera tu ancora insieme con essa hai voltato e girato. 79 Dall' ora , ec. Vedi sopra al Canto xxn. * v. 1 1 1 e i33. 82 Sì eh' io vedea di là da Cadice quel mare che follemente ardi di varcare Ulisse; ( Vedi U Canto xxvi dell'Inferno) ; e di tjuà mi stava a vista la costiera della Fe- nicia dove Europa donzella si mise a cavallo di quel falso toro , cioè di Giove. 86 jéjnola ; aja piccola della Terra. 87 Sotto i mici piedi. Dante era su nell'ottava spera , e il Sole giù nella quarta. Partito ; allontanato. Tra Dante e il Sole c'era l'intervallo di più d'un segno , perchè ' Dante era in Gemini , e il Sole in Ariete. 88 Donneare. Vedi sopra al Canto xxiv ,n. 11$. Digitized by Google CATETO XX VII. % 55 E se natura o arte fé' pasture t)a pigliar occhi per aver la mente , In carne umana o nelle sue pinture, Tutte adunate parrébber niènte Ver lo piacér divm che mi rifulse Quando mi volsi al. suo viso ridente* 96 E la virtù che lo sguardo m' indulse , Del bel nido di Leda mi divelse , E nel ciel velocissimo m'impulse. Le parti sue vivissime ed eccelse Sì uniformi son , eh' io non so dire Qual Beatrice per luogo mi scelse. xoaj Ma ella che Vedeva il mio disire * Incominciò ridendo tanto lieta, Che Dio paréa nel suo viso gioire: La 'natura del moto che quièta Il mezzo , e tutto V altro intorno muove , 91 Pasture da pigliar occhi ; bellezze- i> 98 Nido di Leda ; cioè il segno di Gemini , Che secondo le favole sono Castore e Pol- luce figliuoli gemelli di Leda. 99 M' impulse , ec mi sospinse nella nona spera , al primo mobile , degli altri cieli inferiori più veloce , siccome più alto e più lontano dall' asse attorno a cui gira- vano lutti i nove, secondo il sistema che Dante segue. 100 Vivissime ; per velocissime. 106 Quieta; fa posare. 107 II mezzo j cioè la Terra. *5& paradiso; Quinci comincia come da sua meta. to9 E questo cielo non ha altro dove Che la mente divina , in che s 1 accende L' amor che il volge , e la virtù eh' ei piove* Luce ed amor d' un cerchio lui comprende &\ come questo gli altri , e quel precinto Collii ehe il cinge solamente intende. 1 14 Non è suo moto per altro distinto: Ma gli a Uri son misurati da questo , Sì come diece da mezzo e da quinto. * E come il tempo tenga in cotàl testo JLe sue radici , e negli altri le fronde , Ornai à te puot' esser manifesto. iao O cupidigia, che i mortali affonde Sì sotto te , che nessuno ha podere Di ritrar gli occhi fuor delle tue ónde ! 108 Meta ; termine : qui per principio. 109 Non ha luogo realmente che lo circondi e contenga. ti 1 V amor che il 'volge 5 1' angelo motore di esso primo mobile. La virtù d'influire derivata da Dio in questo cielo , che come canale la diffonde e piove giù nei' cieli e negli elementi. uà Luce ed amor , ec. V empireo , che non è altro che una spera tutta luce e tua 9 amore. li3 precinto; compreso , contenuto. n5 Non è distinto e misurato dal movimenta di alcun altro corpo. 1 18 Testo \ vaso noto da piante di fiori* Digitized by Googli CANTO XXVn. ^ Beh fiorisce negli uomini 1 volere ! Ma la pioggia continua converte In bozzacchioni le susine vere, 126 Fede ed innotenzia son reperte Solo ne* pargoletti : poi ciascuna Pria fugge che le guance sien coperte; l'ale bàlbuziéndo ancor digiuna , Che poi divora con la lingua sciolta Qualunque cibo per qualunque Luna : 1$$ E tal balbuziéndo ama ed ascolta La madre sua , che con loquela intera Disia poi di vederla sepolta. Così si fa la pelle bianca, nera Nel primo aspetto della bella figlia Di quei eh* apporta mane e lascia sera. 1 38 Tu, perchè non ti faci maraviglia, Pensa che in terra non è chi governi : Onde si svia V umana famiglia* 126 Bozzachione; aborto o frutto imperfetto del susino. • l3a Per qualunque Luna; in tutti i tempi, in tutte le occasioni. a 37 Primo aspetto ; per faccia , superficie del corpo. Figlia del Sole; l'umana spezie, perdi' egli ajuta a generarla. Cioè, cosi si cambia l'animo negli uomini di buono in reo , come la bianca carnagione de* teneri fanciulli si muta in bruna negli uomini fatti. 140 Chi ben governi , perchè i Pastori la fan, da lupi. 3. *a a 58 PARADISO. Ma prima che Gennajo tutto sverni* Per la centesma eh' è laggiù negletta , jRuggeran sì questi cerchi superni, i^Q Che la fortuna che tanto s' aspetta , Le poppe volgerà ù' son le prore , Si che la classe correrà diretta : E "vero frutto verrà dopo il fiore. 148 CANTO XXVIII. Poscia che 'ncontto alla vita presente ì)e' miseri mortali aperse il vero Quella che imparadisa la mia mente; Come in ispecchio fiamma di doppiero Vede colui che se n'alluma dietro, • j4* Ma prima che il mese di Gennajo non ap- partenga pia all' Inverno ma cada in Primavera ; per V errore eh* era nel Ca- lendario a 1 tempi di Dante. 143 Per la centesima parte di un dì , che si credeva essere lo svario tra Tanno civile e '1 solare. 1 44 Reggere , o ruggire ; per fare strepito in volgendosi. J45 La fortuna , ec. Allude ali* aspettar che i Ghibellini facevano la venuta in Italia dell' Imperadore , come loro difensore con tra la prepotenza dei Guelfi. 147 Classe ; per armata navale : qui figurata* mente* * Digitized by Google CANTO XXVIII. *5£ Prima che l' abbia in vista od in pensiero, 6 E se risolve per veder se il vetro Li dice il vero , e vede eh 1 el s 1 accorda Con esso come nota con suo metro; Così la mia memoria si ricorda Gì io feci riguardando ne' begli occhi Onde a pigliarmi fece amor la corda: u* E com' io mi rivolsi , e fiiron tocchi Li miei da ciò che pare in quel volume , \ Quandunque nel suo giro ben s" adocchi , Un punto vidi che raggiava lume Acuto sì , che il viso eh' egli affuoca Chiuder conviensi per lo forte acume: iS E quale stella par quinci più poca, Parrebbe Luna locata con esso Come stella con stella si colloca. Forse cotanto quanto pare appresso Halo cinger la luce che il dipigne, 12 Onde f ec. de' quali V amor fece la corda da legarmi e rendermi suo prigioniero» *4 In quel volume ; negli occhi di Beatrice. 2 5 Quandunque ; ogni volta che. adocchiare $ tener V. occhio fìsso. 16 Un punto y che qui era centro ; cioè Dio. 17 II viso ; cioè gii occhi. 19 Quinci f ec. di qui dalla Terra apparisco più picciola. 30 Con esso lume , eh' era minimo sì , m* tacito acuto , che , nel guardarlo , subito affuocava. ago , PARADISO. Quando il vapor che il porta più è spesso, Distante intorno al punto un cerchio d'igne Si girava sì ratto ,~ eh' avria vinto Quel moto che più tosto il mondo cigne : E questo era d' un altro circuncinto , E quel dal terzo , e U terzo poi dal quarto, Pai quinto il quarto, epoidalsesto il quinto. 3a Sopra seguiva il sèttimo sì sparto Già di larghezza , che il messo di Juno Intero a contenerlo sarebbe arto : Così F ottavo, e il nono : e ciascheduno. Più tardo si movéa , secondo eh' era In nùmero distante, più dall' uno. 36; E quello avéa la fiamma più sincera , a5 Un cerchio d* igne o fuoco, , forse cotanto, lontano e distante da quel lucidissimo punto quanto è. accosto è vicino al Sole o alla Luna quel cerchio luminoso che «erve loro talor di corona , girava sì ratto che avrebbe vinto nella velocità il ciela più veloce che circonda tutto il mondo materiale. Descrive la disposizione locale dello spettacolo che aveva davanti gli occhi ; cioè Dio con attorno i nove con degli angeli che giubbilavano e tripudia- vano in giro con diversa e incredibile velocità. 3a 11 messo di Juno ; V arco baleno, V Iride. 33 Arto; angusto. 36 DalF uno ; dal puntino luminoso dell' Unité^. Google CANTO XXVIII. atf* Cui men distava la favilla pura , Credo perocché più di lei s'invera. La donna mia che mi vedeva in cura Forte sospeso , disse : Da quel punto Dipende il Cielo e tutta 1^ natura. 42 Mira quel cerchio che più gli è congiunto, E sappi che il suo muovere è sì tosto Per T affocato, amore on per vanno* Digitized by CANTO XXVIII. a6$ Perete il primo te maro termin orino. £ dei saper che tutti hanno diletto , Quanto la sua veduta si profonda Nel vero in chiesi queta ogni intelletto. io8[ Quinci si può veder come si fonda U èsser beato neli' atto che vede, Non in quel eh' ama , che poscia seconda. E del vedere è misura mercede Che grazia partorisce e buona voglia; Così di grado in grado si procede. 1 1 4 L' altro ternaro che così germoglia In questa primavera sempiterna , Che notturno Ariète non dispoglia , Perpetualemente osanna sverna Con tre melode che suonano in tree O'rdini di letizia onde s'interna. 120. In essa gerarchia son le tre Dee', Prima Dominazioni , e poi Virtudi : io5 II primo ternaro ; la prima delle tre gerar^ chie. Tcrminonno ; per terminane?. 108 Nel 'vero ; in Dio. uà Mercede ; il merito, perchè tanto veggono quanto hanno meritato. n5 L* altro ternaro ; la seconda gerarchia. 117 Che l'Autunno non sfronda. Al cominciar dell' Autunno il segno dell' Ariete nasce al tramontar del Sóle. 118 Svernare ; per cantare come fanno gli uccelli passato il Verno, xao Ordini ; cori. S* interna ; si fa te^naro^ ^ trino , si distingue in tre. * m *6S PARADISO. U órdine terzo di Podestadi ée. Poscia ne 1 due penultimi tripudi Principati ed Arcàngeli si girano : L'ultimo è tutto d'Angélici ludi. 128 Questi órdini di su tutti s' ammirano, £ di giù vincon sì , che verso Iddio Tutti tirati sono e tutti tirano. E Dionisio con tanto disio À contemplar questi órdini si mise , Che li nomò , £ distinse conV io. 1 3 a Ma Gregorio da lui poi si divise : Onde , sì tosto come gli occhi aperse In questo elei , di se medesmo rise. E se tanto segreto ver profferse Mortale in terra , nón voglio eh' ammiri; Che chi '1 vide quassù gliel discoverse , Con altro assai del ver di questi giri. i3g • » ia3 Ee ; è. X?7 Di su , ec. rimirano in su, cioè Dio. 128 Vincono; cioè illuminano , e infiammano, e con ciò tirano. j3o Dionisio Areopagita. Vedi sopra al Canto x , n. n5. i33 Gregorio Magno , sommo Pontefice. ?36 E se un puro uomo mortale , com' era San Dionisio , potè in Terra manifes- tare accertatamele una sì segreta verità. x38 Chi'i -vide ; cioè San Paolo , ebe fu rapito al terzo cielo. j3q Con altre molte verità intorno a craestQ cielo intellettuale, * Digitized by PARADISO. pG% CANTO XXIX. Quando ambedue li figli di Latona Coperti del Montone e della Libra * Fanno dell' orizzonte insieme zona , , Quant' è dal punto che li tiene in libra , Infin che Funo e l'altro da quel cinto Cambiando V emisperio si dilibra , $ Tanto col volto di riso dipinto Si tacque Beatrice riguardando Fiso nel punto che m' aveva vinto t Poi cominciò : Io dico , e non dimando ^ Quel che tu vuoi udir , perch' io T ho visto Ove s'appunta ogni ubi ed ogni quando. 1% Non per avere a se di bene acquisto , Ch'esser non può , ma perchè suo splendore Potesse risplendendo dir : Sussisto ; In sua eternità di tempo fuore, Fuor d' ogni altro comprender, com' ei piacque, 6' aperse in nuovi amor' l'eterno amore. 18 J>fè prima quasi torpente si giacque : Che nè prima nè poscia procedette 4 Quanto dura quel momento ,-ch'èìirevis^ simo tempo. 9 Vinto dal suo splendore. 12 Ogni luogo e ogni tempo. *o iVé prima nè poscia ; perchè il tempo non era avanti la creazione del mondo. Digitized by Google Paradiso. Lo discórrer di Dio sopra quest* acque. Forma e materia congiunte e phrette Uscirò ad atto che non avéa fallo, Come d' arco tricorde tre saétte : /xk E come in vetro in ambra ed in cristallo Raggio risplende 5 sì che dal venire All' esser tutto non è intervallo , Così il triforme effetto dal suo sire Neil' esser suo raggiò insieme tutto Senza distinzión neir esordire. 3o Concreato fu órdine e costrutto Alle sustanzie , e quelle fiiron cima 3Vel mondo in che puro atto fii produttd* ÌPura potenzia tenne ìa parte ima: Nel mezzo strinse potenzia con atto ai Sopra queste acque. Allude al testo Spiri tus Deiferebatur super aquas. Gen. c. là v. a. 31 à Purette ; prette , pure. 30 Esordire ; principiare. 3 1 Concreato , eé. Insieme con queste creature fu creato e costruito V ordine loro. 3 3 E quelle in che puro atto , ec. e le sostanze angeliche, che nella lor condizione rice- verono Tesser pure e semplici forme fu- rono collocate sopra 1* órhe celeste, e ter- raqueo. Atto^ la forma, quello che cos- tituisce le cose in essere. 34 Pura potenzia ; pura e semplice materia. 35 Potenzia con atto ; i corpi celesti , la mate- ria e forma de 9 quali unì insieme sì forte vincolo , che non vi è potenza creata che disunire e slegare li possa. Digitized by Google CANTO XXÌX. -*6tf Tal viihe che giammài non si divima. 36 Jcrónimo vi scrisse lungo tratto t)e' sècoli degli angeli creati, Anzi che l'altro mondo fosse fatto. Ma questo -vero è scritto in molti lati Sagli scrittcV dèlio Spirito santo : E tu lo vederài , se bene aguati. 4 % Ed anche la ragione il vede alquanto* Che non concederebbe che i motori Senza sua perfezión fosser cotanto. Or sai tu dove e quando questi amori Furon creati e come; sì che spenti Nel tuo desiò già sono tre ardori; 48 Nè giugneriesi , numerando , al venti Sì tosto , cóme degli angeli parte Turbò '1 suggetto de' vostri elementi. 36 Dwimare ; di si e gare , sciogliere. 39 V 'altro móndo; cioè questo nostro corporeo. 40 Questo 'vero che io ti asserisco , cioè essere stato l' uno e l'altro mondocreato insieme. 44 I motori; gli angeli destinati a muovere e regolare i cieli. '45 Fossero stati cotanto tempo senza sua per- fezione , perchè non essendo' i cieli non avrebbono avuto che muovere. Ardore ; per gran desiderio , curiosità. j|9 Ne giugneriesi , ec. Più tempo si metterebbe a contare da uno fino a venti , di quel che corse e passò di mezzo dalla creazione degli angeli , alla ribellione di Lucifero con una gran parte de' suoi seguaci. 3. , *3 a 7 o PARADISO. L' altra rimase e cominciò quest' arte Che tu discerni , con tanto diletto Che mai da circuir non si diparte. 5^ Principio del cader fu il maladetto Superbir di colui che tu vedesti Da tutti i pesi del mondo costretto. Quelli che vedi qui furon modesti A riconóscer se della bontate Che gli avéa fatti a tanto intènder presti : So Perchè le viste lor furo esaltate Con grazia illuminante e con lor mertb f Sì eh' hanno piena e ferma volontate. E non voglio che dubbi , ma sie certo , Che ricéver la grazia è meritoro, Secondo che V affetto V è aperto. 6$ Ornai dintorno a questo consistoro Puoi contemplare assai, se le parole Mie son ricolte , senz' altro ajutoro. Ma , perchè in terra per le vostre scuole Si legge che V angelica natura 3E tal , che 'ntende e si ricorda e vuole ; 71 Ancor dirò , perchè tu veggi pura La verità, che laggiù si confonde » * * 5a L'altra parte degli angeli a Dio fedeli ri* mase in Cielo , e cominciò quest' incum* benza di girare i cieli» 63 Volontà di bene. 65 Meri toro ; meritorio. «69 Jjutoro J ajuto» Digitized by C CANTO XXIX. * 7 « Equivocando in sì fatta lettura. Queste sustanze , poiché fiir' gioconde Della faccia di Dio , non vólser viso Da essa , da cui nulla si nasconde: 78 « Però non hanno vedere interciso Da nuovo obbietto , e però non bisogne* Rimemoràr per concetto diviso. Sì che laggiù non dormendo si sogna , Credendo e non credendo dicer vero : Ma neir uno è più colpa e più vergogna. 84 Voi non andate giù per un sentiero , Filosofando, tanto vi trasporta X! amor dell' apparenza e '1 suo pensiero. Ed ancor questo quassù si comporta Con men disdegno, che quando è posposta Jia divina Scrittura , o quando è torta. 90 Non vi si pensa quanto sangue costa Seminarla nel mondo , e quanto piace Chi ùmilmente con essa s 7 accosta. Per apparér ciascun s' ingegna , e face Sue invenzioni , e quelle son trascorse Da' predicanti, e '1 Vangelio si tace. 96 • 79 Interciso ; interrotto. 82 Si sogna; cioè , i vostri maestri di Teola* già e filosofìa sognano. 94 Per apparer dotto, e di sublime e peregrino ingegno. Face ; fa. 05 Trascorse ; qui per trattate a lungo. " a3 . «7* PARADISO. Un dice che la Luna si ritorse Nejla passión di Cristo, e s'interpose, Perchè '1 lume del Sol giù non si porse : Ed altri, che la. luce si nascose Da sè : però àgi' Ispani e agi' Indi , Come a* Giudèi , tale eclissi rispose, ipa Non ha Firenze tanti Lapi e Biadi , Quante sì fatte favole per anno In pergamo si gri'dan quinci e quindi: Sì che le pecorelle , che non sanno , Tórnan dal pasco pasciute di vento, E non le scusa non vedér lor danno. 10$ Non disse Cristo al suo primo convento : Andate e predicate al mondo ciance; *^ ^ diecle lor verape fondamento : E quel tanto sonò nelle sue guance Si , eh' a pugnar per accender la fede , 97 Si ritorse; cioè, ritornò in dietro di sei segni. 99 Porgere ; per mandare , gettare. ioa Rispose ; cprrispose e fu comtnune agli Orientali e agli Occidentali come ai Giudei. jo3 LapieBindi; nomi molto usati in Firenze ai tempi di Dante* Lapo è il corrottq da Jacopo. Bindo nessuno sa rinvenire da che nome si deduca. 109 Convento ; collegio appostolico. H2 Qupl; Gesù Cristo. Nelle sue guance j nella, bocca degli Appostoli. Digitized by Google f » CANTO XXIX. * 7 5 Dell'Evangelio fero scudi e lance. Ora si va con motti e con iscede À predicare , e pur che ben si rida , Gonfia '1 cappuccio , e più non si richiede. Ma tale uccél nel becchetto s' annida , Che , se '1 .volgo il vedesse « non torrebbe "La. perdonanza di che si confida. iao Per cui tanta stoltezza in terra crebbe, Che senza pruova d 1 alcun testimonio Ad ogni promissióni si converrebbe. Di questo ingrassa il porco sant'Antonio, Ed altri assai che son peggio che porci , Pagando di moneta senza conio. iaS 114 Scudi a difendersi, lande a combattere. n5 Sceda ; buffoneria. ìli 8 Tal uccello; il diavolo. S'annida nel cap- puccio di chi predica. Becchetto; parte dell'antico cappuccio. 119 Non torrebbe la perdonanza ; non acquie- terebbe V Indulgenza nella quale tanto, si confida. iaa Che senza esigerne prova di qualche pri- vilegio o bolla speziale del Papa , dareb- be alla balorda piena fede a ogni pro- messa che gliene fosse fatta. 134 San? Antonio i cioè il monasteri o del suo ordine. Ingrassai porco che gli è attri- buito. ia6 Pagando , ec. cioè , allettando i benefat- tori creduli con false Indulgenze e di- vozioni , che non sono di alcun valore > come, le monete senza conio. a3 M Digitized by Google fl ,k PARADISO. Ma , perchè sem digressi assai , ritorci - Gli occhi oramai verso la dritta strada , Sì che la via col tempo si raccorci- Questa natura sì oltre s' ingrada In numero , che mai non fu loquela Nè concetto mortài che tanto vada. i3i r E , se tu guardi quel che si rivela Per Daniel , vedrai che 'n sue migiiaja Determinato numero si cela. La prima luce , che tutta la raja , Per tanti modi in essa si ricepe, Quanti son gli splendori a che s' appaja. i38 Onde, perocché all' atto che concepe Segue V affetto , d* amor la dolcezza Diversamente in essa ferve e tepe. *3o & ingrada; si moltiplica di grado in grada è di coro in coro. ÌX.34 Per Daniel , che dice , c. 7. v. io. Milli* millium minisirabantei , et dccies millies. cencena millia assistabant eù In tal testo vedrai che non si pretende di dire il preciso e determinato numero , che anzi l questo si cela , sicché quel parlare vuol dire un numero innumerahile. ^36 Che irradia tutta l'angelica natura. Si ricepe , si riceve; si comunica agli an- geli in tanti diversi modi quanti appun- to sono gl'istessi angeli ai quali s' unisce e accoppia. l3o Alt ano ; alla forma. Che concepe j che riceve la luce. X$i Ferve e tepe\ scalda e intepidisce. Digitized by Google CANTO XXIX. a 7 5 Vedi V eccelso ornai è la larghezza Dell' eterno valor , poscia che tanti Spéculi fatti s' ha , in che si spezza , Uno manendo in se come davanti. i45 . CANTO XXX. 9 Forse semila miglia di lontano Ci ferve V ora sesta , e questo mondo China già V ombra quasi al letto piano , Quando '1 mezzo del cielo, a noi profondo, Comincia a farsi tal , eh' alcuna stella Terde 1 parere infino a questo fondo : 6 a 44 In che si spezza ; ne* quali raggiando-di- versamente si distribuisce e si divide. I Dice, che siccome ali* albeggiare del giorno vengono a sparirsi a poco a poco le stelle , cosi accadde che lì dov'era il Poeta ven- nero a sparirgli gli angeli disposti ne* suoi ordini come fin ora ha descritto. Forse, ec. Lontano da noi intorno semila miglia verso Oriente è mezzogiorno quan- do a noi qui in Toscana è già V Alba. ' a Ora sesta; per mezzogiorno. Questo nostro mondo ed emisperio Toscano. 4 Profondo ; altissimo , così parendo perchè è il colmo. 5 Alcuna delle più picciole stelle. € Perde V apparire fino alla Terra , non dendosi di Terra oramai più mente. » 7 6> PARADISO. E , come vien la chiarissima ancella Del Sol più oltre , così '1 ciel si chiude Di vista in vista infino alla più bella ; Non altrimenti '1 trionfo che lude Sempre dintorno al punto che mi vinse , Parendo inchiuso da quel eh* egli inchiude , i a A poco a poco al mio veder si stinse : Perchè tornar con gli occhi a Beatrice Nulla vedere ed amor mi costrinse. Se quanto infino a qui di lei si dice Fosse conchiuso tutto in una loda , Poco sarebbe a fornir questa vice. 18 ' La bellezza eh' io vidi si trasmoda Non pur di là da noi , ma certo io credo Che solo il suo fattór tutta la goda. Da questo passo vinto mi conceda 7 V ancella del Sole ; V Aurora. 8 II ciél si chiude , così parendo , perchè le stelle rimangono coperte. 9 Di 'vista in vista , ec. di stella in stella fino alla bellissima stella di Venere. IO II trionfo degli angelici cori che festeggiano intorno a Dio che mi abbagliò con la sua luce. 19 Si trasmoda , ec. eccede il modo del nostro intendere , sicché tutta solo Dio j|a com- prenda : ovvero , supera di tanto le bel- lezze d' ogn' altra creatura , che solo in Dio se ne può ritrovar altrettanta. $2 Da questo passo )tc. dalla difficoltà di des- criverla vinto più di quel che superato Digitized by Google CANTO XXX. *i% Più che giammài da punto di suo tema Suprato fosse comico o tragedo. 24 Che , come Sole il viso che più trema , Così lo rimembrar del dolce riso La mente mia da se medesma scema. Dal primo giorno eh* io vidi 1 suo viso In questa vita , insino a questa vista , Non è '1 seguire al mio cantar preciso : 3o Ma òr convién che 1 mio seguir desista Più dietro a sua bellezza poetando » Come all'ultimo suo ciascuno artista. - Colai , quai io la lascio a maggior bando • si trovasse giammai tragico o comico au- tore dalla malagevolezza del suo argo- mento. 1 5 II viso che più trema; gli occhi più infermi e deboli. 27 Scema ; confonde e turba , e la fa divenire da meno di quel che era prima. 30 Non è 7 seguire , ec. cioè non mi si è reso impossibile l'adequare in qualche maniera col mio canto le sue bellezze. Preciso j tolto , vietato. 31 Desista, ec. tralasci di più seguitare ad es- primere col canto la bellezza nuova che andava via via acquistando. 33 Come ciascuno artefice , dopo che ha fatto V ultimo sforzo della sua arte coli' ulti- mo ad esso possibile raffinamento , toglie la mano dall'opera , non potendo arrivar^ più là e passar oltre la sua potenza. 34 Bando ; per encomio , preconio ■ a 7 8 PARADISO. Che quel della mia tuba , che deduce U ardua sua materia terminando , 36 Con atto e voce di spedito duce Ricominciò : Noi semo usciti fuore Pel maggior corpo al ciel eh' è pura luce: Luce intellettùàl piena d' amore , Amor di vero ben pien di letizia , letìzia che trascende ogni dolzore. 4* Qui vederài V una e V altra milizia Di Paradiso , e l'una in quegli aspetti Che tu vedrai air ultima giustizia- Come subito lampo, che discetti Gli spiriti visivi sì , che priva péli' atto r occhio de 1 più forti obbietti , 48 Così mi circonfttfse luce viva , S5 Tuba ; tromba. Che deduce, ec. la quale conduce e tira avanti l'ardua sua materia avvicinandosi già al suo termine. 3o Del maggior corpo , ec. della nona spera , che è il più grande di tutti i celesti corpi r all'Empireo , che è pura luce. £1 Dolzore ; dolcezza. 43 V.una e V altra milizia ; cioè , gli angeli t - é T anime de* Beati. 44 t? una ; cioè quella delle anime beate. In quegli aspetti medesimi in cui ti si dimos* treranno il giorno dell'universa! Giudizio. 46 Discettare ; per disgregare , disunire , dis-? sipare. 4? Che priva V occhio dell 1 atto di vedere gli oggetti eziandio alla vista più esposti, t Digitized by Google CANTO XXX. * 79 t lasclommi fasciato di tal velo Del suo fulgor, che nulla m'appariva. Sempre V amor che queta questo cielo , Accoglie in se con sì fatta salute , JPer far disposto a sua fiamma il candelo. 54 Non fur' più tosto dentro a me venute Queste parole brievi , ch'io compresi Me sormontar di sopra a mia virtute : E di novella vista mi raccesi Tale , che nulla luce è tanto mera , Che gli ocelli miei non si fósser difesi : 60 E vidi lume in forma di riviera Fùìvido di fulgori , intra due rive Dipinte di miràbil primavera. Di tal fiumana uscian faville vive , E d' ogni parte si mettéan ne' fiori , Quasi rubnV che òro circonscrive. 66 Poi , come inebriate dagli odori , Sa Sempre l' amor , ec. Parole di Beatrice* 53 Con sì fatta salute , ec. cioè , con tanto utile e salutifera cosa quanto è questo abbagliamento , accadendo all' umano. in- telletto , come alle candele , che accese si spengono per riattarle, affinchè riac« cese rendano più vivo splendore. 56 Compresi H ec. sentii sopra il mio umano potere innalzarmi. 69 Mera ; pura e folgorante. j$o Difesi da ogni abbagliamento ed offesa. 64 Faville vive \ fiori* Per le vive faville intende gli angeli ; per i fiori 1' anime beate. a8o PARADISO. Riprofondavan se nel miro gurge* E , s' una entrava , un' altra n' uscia fuori. V alto disio , che mo t' infiamma ed urge, D'aver notizia di ciò che tu vei, Tanto mi piace più quanto più turge : 7* Ma di quest' acqua convién che tu bei " Prima che tanta sete in te si sazii: Cosi mi disse 1 Sol degli occhi miei: Anche soggiunse : Il fiume , e li topazii Ch' éntran ed éscon , e'1 rider dell' erbe, Son di lor vero ombriferi prefazii : 78 Non che da sè sien queste cose acerbe ; Ma è il difetto dalla parte tua , Che non hai viste ancor tanto superbe* Non è fantin che sì subito rua Col volto verso il latte, se si svegli 60* Miro gnrge\ fiume maraviglioso. 70 Mo ; ora. Urge , stimola , spighe* 73 Turge ; si gonfia , cresce , abbonda. 77 11 rìder delV erbe ;.l' allegrezza delle anime beate , che sono i fiori e Y erbe di quella mirabil primavera. 78 Sono adombrate dimostrazioni e come puri cenni alla lontana del vero lor contento» Prefazio ; qui saggio , preludio , ovvero annunzio. 79 Acerbe ; malagevoli ad intendersi e ben dis- tinguersi. 81 Viste , ec. occhi di vista tanto eccellente. $2 Fantino ; fantolino , bambino di fette. Rua ; corra volonteroso. Digitized by Google CANTO. XXX. .a** Molto tardato dall' usanza sua , 84 Come fec* io per far migliori spegli Ancor degli occhi , chinandomi air ónda Che si deriva perchè vi s' immegli. E sì come di lei bevve la gronda t)elle palpebre mie , così ibi parve Di sua lunghezza divenuta tonda. gc* Poi , come gente stata sotto larve , Che pare altrò che prima , se si sveste La sembianza non sua in che disparve , MI ffl li fiori e le faville, si ch'io vidi Ambo le corti del Ciel manifeste. 96 67 Che si spande perchè vi si diventi migliore. 88 Di lei; di essa onda. La gronda > ec. l'es- tremità delle palpebre mie. 89 Mi parve che di lunga che era , tonda dive- nisse. Nella Iiinghessa era figurato il dif- fondersi di Dio nelle creature , nella ro- tondità il ritornare che fa quella diffu- sione in Dio , come a suo primo princi- pio e ultimo fine. 93 In che disparve ; sotto la quale era sparita e non si vedeva la sembianza sua propria e naturale. 94 In maggior feste ; in più festosi e rilucenti aspetti. si conserva in vigore. 85 Servo di tanti vizj. 390 PARADISO* La tua magnificenza in me custòdi Si che T ànima mia , che fatta hai sana , Piacente a te del corpo si disnodi: 90 Così orai , e quella sì lontana , Come paréa , sorrise e riguardommi ; Poi si tornò ali eterna fontana. E '1 santo sene : Acciocché tu assommi Perfettamente , disse , il tuo cammino , A che priego ed amor santo mandommi , g5 Vola con gli occhi per questo giardino : Che veder lui t* accenderà lo sguardo Più à montar per lo raggio divino. E la Regina del Ciel , ond' io àrdo Tutto d' amor , ne farà ogni grazia , Però ce! r io sono il suo fedél Bernardo. 1 02 1 Quale è colui che forse di Croazia , Viene a veder la Veronica nostra , SS In me custodi, ec. cioè , custodisci e man- tieni in me il frutto de' tuoi benefizj , che dalla tua somma liberalità riconosco. 9$ Assommi ; riduca a buon termine. 96 Priego di Beatrice, e il nnQ santo amore di carità. 98 T* accenderà Io sguardo , ec. ti renderà la vista più acuta e disposta a montar più su per lo raggio divino , e contemplare lo splendore della Divina Essenza, xba Bernardo , il celebre Santo Abate e Dot- ■ - tore mellifluo. jo3 Croazia, provincia confinante colla Scaia* vonia e con la Dalmazia. 104 Viene a veder a Roma il Santo Sudario. Digitized by CANTO XXXI. a 9 « Che per V antica fama non si sazia , Ma dice nel pensiér , fin che si mostra : Signor mio Gesù Cristo Iddio verace , Or fu sì fatta la sembianza vostra? 108, Tale era io mirando la vivace Carità di colui che 'n questo mondo Contemplando gustò di quella pace. Figliuól di grazia, questo esser giocondo, Cominciò égli , non li sarà noto Tenendo gli occhi pur quaggiuso al fondo : 1 14 Ma guarda i cerchi fino al più rimoto » Tanto che veggi seder la Regina ^Cui questo regno è suddito e divoto. Io levai gli occhi , e , come da mattina La parte orientai dell' orizzonte Soverchia quella dove 1 Sol declina, iaa Così , quasi di valle andando a monte , Con gli occhi vidi parte nello stremo Vincer di lume tutta Y altra fronte. -. E , come quivi ove s' aspetta il temo Pone qui Santa Veronica per il Santo Sudario che ella tiene in mano, dov' è • impressa l'Immagine del Redentore. Vi è chi vuole che a dirittura Veronica sig- nifichi Immagine vera, quasi tal parola venga dal vera icori. . ^ jio Soverchia e vince di splendore. 2a? Nello stremo; nel supremo giro e al punto più vicino. 124 Quivi ; quaggiù in Terra alla parte d' Oriente dove si aspetta il carro del PARADISO. ■ Che mal guidò Fetonte , più s' infiamma* + E quinci e quindi il lume si fa scemo ; 126 . Così quella pacifica Oria fi anima , ftel mezzo s' avvivava , e d 1 ogni parte Per iguài modo allentava la fiamma. Ed à quel mezzo con le penne sparte Vid' io più di mille angeli festanti , Ciascun distinto e di fulgore e d' arte ; i3a Vidi quivi lor giuochi ed a' lor Canti Bidere una bellezza che letizia Età negli occhi a tutti gli altri santi. E s'io avessi in dir tanta divizia Quanto ad immaginar , non ardirei Lo tninimo tentar di sua delizia. i38 Bernardo , come vide gli occhi miei Nel caldo suo calór fissi ed attenti ; Gli- suoi con tanto affetto volse a lei, Che i miei di rimirar fé' più àrdenti. 14 a Sole , che mal non seppe carregìarFeton , come disse nel Canto iv , v. 72 del Pur- gatorio. Il temo ; il temone : la parte per il tutto. tij Oriafiamma ; fiamma A* òro , o bandiera. Qui per la Beata Vergine. i3» È d* arte nel festeggiare. i34 ttiaéne J splendere. Una bellezza } quella di Maria. i38 Tentar di dire la minima parte del diletto che da tanta bellezza veniva. 140 Nel volto di Maria * che tanto ardente- mente era da San Bernardo amata. Ca- lore \ per oggetto amato. Digitized by Googl Paradiso. ■ « CANTO XXXiL Affetto al suo piacer quel contemplante tuièro officio di dottore assunse, E cominciò queste parole sante : La piaga che Maria richiuse ed unse , Ouella eh' è tanto bella da' suoi piedi È colei che r aperse e che la punse. 0. Neil' órdine che fanno i terzi Sedi , Siede Rachel di sotto da costei , Con Beati-ite , SÌ come tu vedi. Sarra , llebecca , Judit , e colèi Che fu bisava al cantór che per doglia Del fallo disse Miserere mei , *» Puoi tu veder così di soglia in soglia Giù digradar , com' io eh' a proprio nome Vo per la rosa giù di foglia in foglia. E dal sèttimo grado in giù , sì come Insiho ad esso , succèdono Ebree , t Affetto ; affezionato. Al suo piacere ;s a Maria: OueUontemplante', San Bernardo. A La pian* , e*- >' peccato originale. 6 Ouella eh' è assisa nel secondo giro della Q rosa , nel seggio posto ai piedi d. filaria. 6 È Eva , moglie d'Adamo. Z %t \ ec g6 Ruth moglie di Eoo, , bisava di David?. 3. »5 1 Digitized by Google *94 PARADISO. - Dirimendo del fior tutte le chiome : 18 Perciò secondo lo sguardo che fee La frde in Cristo , queste sono il muro A che si pàrton le sacre scalee. Da questa parte , onde ì fiore è maturo Di tutte le sue foglie, sono issisi Quei che credéttcrò in Cristo venturo. ^4 Dall' altra parte onde sono intercisi «Di voto i semicircoli , si stanno Quei eh' a Cristo venuto ébber li visi» E, come quinci il glorioso scannò Della Donna del Cielo , e gli altri scanni Di sotto lui cotanta cerna fanno , 3o Cosi di anitra , quel del gran Giovanni , 18 Dirimendo , ec. dividendo così tutte le chiome e foglie del fiore. 19 ^Secondo lo sguardo , ec. cioè , secondo i tempi ne* quali credette la gente in Cristo. uo Queste donne Ebree più eccelse e gloriose, sono come il muro di divisione che sparte t in mezzo "questa divina gradinata. 33 È maturo , ec. è con tutte le sue foglie in- tero, ed ha tutti i seggi ripieni di Beati. a5 Intercisi di voto ; interrotti di luogo voto e non ancora occupato. 37 Ebbero rivolto l'occhio della Fede. 30 Fanno tanto spartiraento , separando quei del Nuovo da quei del Vecchio Testa- mento. Cerna ; separazione , divisione. 31 Così lo scanno di San Giovanni Batista y che viene ad essere in faccia a quel di Maria. Digitized by Google CANTO XXXII. ag^ Che sempre santo il diserto e 'I martiro Sofferse, e poi l'Inferno da due anni: E sotto lui così cerner sortirò Francesco , Benedetto , è Agostino , E gli altri sin quaggiù di giro in girq. 36 Or mira V alto provveder divino : Che T uno e F altro aspetto della fede Igualmente empierà questo giardino. E sappi che dal grado in giù, che fiede A mezzo 1 tratto le due discrezioni, Per nullo proprio merito si siede; 4^ Ma per F altrui con certe condizioni : Che tutti questi sono spirti assolti 33 E poi V Inferno da due anni ; perchè fu due anni nei Limbo de' Padri , essendo morto due anni prima della resurrezione di Cristo. 34 E sotto lui ebbero in sorte di cernere all' ì? [ esso modo , cioè di spartire seguitandp giù in mezzo per la rosa, come U muro di divisione. £o Fiedcre ; per dividere. %t Tratto ; per lunghezza. Le due discrezioni \ F uno e F altro sparti mento. 43 Ma per V altrui , ec. perchè è legata, la lor* predestinazione a determinale opere dei genitori. 44 Assolti \ separati e sciolti dai legami cor»* 1 porei , e non assoluti dal peccato origi- nale. «*. > - K 1 396 PARADISO. Prima eh* avésser vere elezioni. Ben te ne puoi accorger per li volti 9 Ed anche per le voci puerili, Se tu gli guardi bene , e se gli ascolti. 4$ Or dubbi tu ? e dubitando sili : Ma io ti solverò forte legame In che ti stringon li pensiéV sottili. Dentro all' ampiezza di questo reame Casual punto non puote aver sito, Se non come tristizia , o sete , o fame : 54 Che per eterna legge è stabilito Quantunque vedi * sì che giustamente Ci si risponde dall' anello al dito. U però questa festinata gente A vera vita non è sine causa ; Entrasi qui più è meno eccellente. 60 Lo Rege , . per cui questo regno pausa '45 Prima che arrivassero all' uso di ragione , ed avessero libertà d' indifferenza per eleggere. 49 Sili ; faci : Lat. Silerc. 53 Non pub aver luogo un posto dato a caso 1. come non velo puòavere nè fame né sete. ÌJ Si risponde daW anello al dito. Maniera, proverbiale che dinota cosa fatta con provvidenza e non a caso. 69 Questa festinata gente ; questi bambini ' cui essendo stata affrettata la morte fu- rono presti a salire in Cielo. $9 Sine causa ; senza cagione. è \ Pausare \ posare , tranquillarsi. Digitized by CANTO xxxn. In tanto amore ed in tanto diletto, pie nulla volontade è di più ausa , Le menti tutte nel suo lieto aspetto Creando a suo piacer di grazia dota Eversamente : e qui basti T efletto. 6G E ciò espresso e chiaro vi si nota Nella Scrittura santa in que' gemelli Che nella madre ébber V ira corninola. * Però, secondo il color de' capelli Di cotal grazia , V altissimo lume Degnamente convién che s* incappelli. 72 Dunque senza mercè di lor costume » ' , f3 E dì più ausa ; è ardita di più desiderare. 05 Dota esse menti diversamente ài grazia . come a lui piace , dandone a chi più a chi meno nell'atto i stesso di crearle. Qui Dante mette in bocca a San Bernardo una, dottrina non sana , e mal conforme ai sen- timenti del santo dottore. (56 Qui basti t effetto , senza voler cercar la cagione. 6^ In a ne gemelli ; cioè in Giacobbe ed Esaù, che contrastarono nelF utero d'ella ma- dre, perchè ciascuno sforzavasi di uscirà il primo alla luce. Genes. c. i&\ v. ai. 71 V altissimo lume corivien che j' incappelli e incoroni , in aliando secondo il colore de* capelli di tal grazia ; cioè , secondo che tal grazia più e meno adorna e abbel- lisce questa e quell' anima , vien loro da Dio comunicata maggiore o minor gloria. 73 Senza riguardo a inerito di loro operazioni* a a .« Digitized by Google * Bastava sì ne' secoli recenti Con r innocenza , per aver salute, Solamente la fede de 1 parenti. 78 Poiché le prime etadi far' compiute,, Convenne a' maschi air innocenti penne , Per circoncidere, acquistar virtute. Ma poiché '1 tempo della grazia venne t Senza battesmo perfetto di Cristo Tale innocenza laggiù si ritenne. 84 Riguarda ornai nella faccia eh* a Cristo Più s'assomiglia , che la sua chiarezza Sola ti può disporre a veder Cristo. Io vidi sovra lei tanta allegrezza Piover, portata nelle menti sante Create a trasvolàr per quella altezza , 90 Che, quantunque io àvéa visto davante, ì \t llnl'i nìlll1in>Tru'ul .1.1111 ■ ì ì 1 v HCH^ ^ < 1 ili 1 1 yS Nel primiero acume ; nella prima, grazia da. Dio loro comunicata e infusa. " 76 Recenti ; vicini alla creazione. §0 V innocenti penne ; Tali dell* innocenza. . èi Per mezzo della circoncisione. » 84 Laggiù ; nel Limbo. 85 Nella faccia , ec. cioè in quella della Ver- gine sua madre. . - 89 Nelle menti sante depli angeli. Digitized by Google CANTO XXXII. ^ E queir amor che primo lì discese, , \ Cantando Ave Maria grada piena. Dinanzi a lei le sue ali distese. 96 Rispose alh* divina cantilena Da tutte parte la beata corte Sì eh' ogni vista sen fé' più serena. ! O santo Padre , che per me comporbe 1/ esser quaggiù , lasciando '1 dolce loco. Nel quai tu siedi per eterna sorte : ioa Qual è queir àngeì che con tanto giuoco Guarda negli occhi la nostra Regina , Innamorato sì , che. par di fuoco ?/ Così ricorsi ancora alla dottrina Di colui eh 1 abbelliva di Maria J*|Le^ » Come del Sol la stella mattutina. 108 Ed egli a me : Saldezza e leggiadria , Quanta èsser puote in angelo ed in alma , Tutta è in lui , è sì volém che sia : Perdi' egli è quegli che portò la palma Giuso a Maria, quando '1 Figliuól di Dio Carcàr si volle della nostra salma. 11 4 Ma vieni ornai con gli occhi, sì com' io ' 94 QuelV amor, ec. P arcangelo Gabriello. 107 Di colui, ec. di Bernardo che si ahhelliva delle bellezze di Maria , come la stella Venere , ec. 100 Saldezza; baldanza. x 14 Si volle vestire delle nostre mortali spo- glie e di un tal peso aggravarsi. 3oo PARADISO. Andrò parlando , e nota i gran patrici ì)i questo imperio giustissimo e pio, Que due , che sé^gon lassù più felici , Per èsser propinquissimi ad Augusta , Son d* està rosa quasi due radici. 120^ Colui che da sinistra le s'aggiusta, È il padre , per lo cui ardito gusto L'umana specie tanto amaro gusta. Dal destro vedi quel padre vetusto Di santa Chiesa , a cui Cristo le chiavi Raccomandò di questo fior venusto. 126 E quei che vide tutt' i tempi gravi , Pria che morisse , della bella sposa Qie s' acquistò con la lancia e co' chiavi , Siede lunghesso : e lungo P altro pos^ » ■ 116 Patrici ; principali cittadini e senatori. 119 Ad Augusta \ air Ioiperadrice , cioè a Maria. iqo Due radici, perchè dalla sinistra vi sedeva Adamo capo del Vecchio Testamento , e dalla destra San Pietro capo del Nuovo. 133 Ardito gusto ; audace temerità in gustare del pomo vietato. , 135 Le chiavi del Paradiso, cji' è il giardino di questo fiore. X?7 Quei * ec San Giovanni Evangelista- Che 'vide , come nella sua Apocalisse ci ha lasciato scritto. Gravi \ calamitosi. 138 l><*> bella sposa ; la Chiesa. 129 Con la lancia e co 9 chiavi \ per me^o della Passione di Cristo. ( Digitized by Google CANTO XXXII. 3oi Quel duca sotto cui visse di manna v La gente ingrata mobile e ritrosa. i3* Di contro a Pietro vedi sedere Anna Tanto contenta di mirar sua figlia , Che non muove occhio per cantare Osanna. E contro al maggior padre di famiglia Si#de Lucia, che mosse la tua donna, Quando chinavi a ruìn£r le cigliai. i38 Ma perchè '1 tempo fugge che t' assonna , Qui farém punto , come buon sartore Che , com' egli ha del panno , fa la gonna 2 E drizzeremo gli occhi al primo amore Sì che , guardando verso lui , penetri , Qua'nt' è possibil per lo suo fulgore. 144 Veramente, ne forse, tu t'arretri x3o E lungo r altro posa , ec. _e vicino ad Adamo si asside Mosè. i33 Di coatto , ec. dirimpetto a Pietro allato, del Batista siede Saot' Anna Madre à\ Maria Vergine. ^36 E contro ,ec. e in faccia d' Adamo , all'- altra mano del Batista, siede Lucia che mosse e persuase Beatrice a soccorrerti.' l38 Qnando\\\ chiudevi gli occhi sull'orlo del precipizio. Vedi il Canto 1 dell' Inferno. x3g Ma perchè il tempo del tuo lungo sognq o visione fugge ed al suo fipe si avvicina, *4o Farem punto ; termineremo. l4a Al primo amore ; a Dio. ^45 Nè forse ; cioè, e senza dubbio. Tu t'ar. retri % ec. tu dai indietro malgrado tutu* 3o* PARADISO. Movendo Tali tue, credendo ohrarti: Orando , grazia convién che s'impetri; Grazia da quella che puote ajutarti ; E tu mi seguirai con F affezione, Si che dal dicer mio lo cjior non parti; E cominciò questa santa orazione. i5* canto xxxni. Vèrgi ne Madre , figlia del tuo Figlio , "Umile ed alta più che creatura, Termine fisso d' eterno consiglio , Tu se' colei che V umana natura Nobilitasti sì , che '1 suo fattore Non disdegnò di farsi sua fattura. 6 Nel ventre tuo si raccese Y amore Per lo cui caldo nelT eterna pace Così è germinato questo fiore. Qui se' à noi meridiana face Di caritade , e giuso intra mortali Se' di speranza fontana vivace. 12 Donna , se' tanto grande, e tanto vali , lo sforzo che fa il tuo desiderio , quando 1 ti credi con vana lusinga andar oltre. 6 Sua ; cioè , di essa umana natura. 9 Questo fiore ; questa rosa composta di tutte le anime beate. 10 Meridiana face , come il Sole a mezzo dì. 1 Digitized by G CANTO XXXIIL 3o3 Che qual vuol grazia e à te non ricorre , Sua disianza vuol volar senz' ali. La tua benignità non pur soccorre A chi dimanda , ma molte fiate . Liberamente al dimandar precorre. 18 In te misericordia , in te pietate , In te magnificenza, in te s' aduna Quantunque in creatura è di bontate. Or questi , che dall' infima lacuna Dell' universo infin qui ha vedute Le vite spiritali ad una ad una, 24 Supplica a te per grazia di virtute Tanto che possa con gli occhi levarsi > Più alto verso l'ultima salute. Ed. io, che mai per mio veder non arsi Più ch'io fo per lo suo, tutti i miei prieghi 1 5 Sua disianza , ec. cioè , pretende un impos- sibile , come iivolar senz'ali. 23 Questi ; Dante. V infima lacuna dell ' uni- verso ; 1' Inferno. 24 Le vite spiritali; le vite degli spiriti , cioè le diverse condizioni sì degli angeli come dell' anime dal corpo separate. a5 Supplica a te che tu gli conceda per grazia tanto di virtù e vigore che possa solle- varsi con gli occhi della mente più alto nella sublimissima cognizione di Dio, da cui ogni nostra salute ha origine. 28 Non arsi più di desiderio per ottener la mia visione beata , di quel che la desideri per costui in questo punto. 3o4 PARADISO; Ti porgo , e prego che non sieno scarsi : 3o Perchè tu ogni nube gli disleghi Di sua mortalità co' prieghi tuoi , Sì che 'l sommo piacér gli si dispieghi» Ànccir ti prego, Regina, che puoi tiò che tu vuoi * che gli conservi sani , Dopo tanto veder, gli affetti suoi. 36 Vinca tua guardia i movimenti umani : ' Vedi Beatrice con quanti beati Per li miei prieghi ti chiudon le mani. Gli occhi da Dio dilètti e venerati t'issi negli oratór ne dimostraro Quanto i devoti prieghi le son grati. 4& Indi all' eterno lume si drizzaro , Nel qual non si può créder che s' invìi Per creatura Y occhio tanto chiaro; Ed io , che al fine di tutti i disù 30 Scarsi ; inefficaci. 31 Ogni nube dì oscurità che dal mortai stia corpo provenga a impedire una cogni- zione si sublime. 33 & che ad esso sveltamente si manifesti Iddio , che veduto cagiona sommo piacere. É7 1 movimenti umani ; cioè i rer appetiti , le malvage inclinazioni. 39 Ti chiudon le mani , ec. ti pregano colle mani giunte che esaudisca i miei prieghi. 40 Cliocchi della Vergine diletti da Dio come di sposa e figliuola , e venerati come di madré. 44 Inviare ; per indirizzare. Digitized by C CANTO XXXHi. ìo5 • ÉP appropinquava , sì com'io doveva, IfardóY del desiderio in me finii. 48 Bernardo m' accennava , e sorrideva , Farcii io guardassi in suso : ma 10 èra Già per me stesso tal qual ei voleva: Che la mia vista , venendo sincera j E più è più entrava per lo raggio JMY alta luce che da sé è vera. 54 Da quinci innanzi il mio veder fu maggia Cl« '1 parlar nostro eh* a tal vista cede , È cede la memoria a tanto oltraggio. Quale è colui che sommando vede , E dopo '1 sogno la passione impressa RÒBoane ,6 1' altro alla mente non riccie : 6# Cotàl son io , che quasi tutta cessa Miai visione , ed ancor mi dislilla Mei cuore il dolce che nacque da èssa : 4^ M' appropinquava ; m'avvicinava. 4& Finii, ec. terminai in me l'ardore del desi- derio. \ 84 Che da se è ^vera , nè da altra luce ha il suo essere , nè risplende per participazione come ogni altra luce fuori di lei. 5y Oltraggio ; per eccesso fuori di ogni misura. S& fede qualche cosa grande e ammirabile che gli abbia recato stupore e allegrezza ; che di poi destatosi gli rimane la passione e impressione di quella straordinaria alle- grezza e ammirazione , ma non gli ritor- na alla memoria qual sia la cosa veduta in sogno. 3- *6 V I 3o6 PARADISO. Così la neve al Sol si disigillar Cosi ài vento nelle toglie lievi Si perdéa la semenza di Sibilla. 66 O somma luce , che tanto ti lievi Da' concetti mortali , alla mia mente JUpresta un poco di quel che parevi : E fa la lingua mia tanto possente , Ch' una favilla sol della tua gloria Po^sa lasciare alla futura gente : 7 a Che per tornare alcruanlo a mia memoria , E per sonare un poco in questi versi. Più si conceperà di tua vittoria. Io credo per F acume eh' io soffersi Del vivo raggio , eh' io saréi smarrito Se gli occhi miei da lui fossero avversi. 78 E mi ricorda eh 1 io fui più ardito . Per questo a sostener tanto , eh' io giunsi f>4 Si disigilla; si liquefa e scioglie, perdendo - la sua forma e figura. 66 La sentenza della Sibilla Cumea , che no- tava i suoi oracoli nelle foglie degli al- beri; onde erano dispersi dal vento , né potevano più raccozzarsi e leggersi. 67 Ti lievi; t' innalzi sopra. 75 Di tua -vittoria; cioè, quanto la tua somma luce supera ogui creato e creabile intel- letto. 78 Se gli occhi mìei si fossero ad altra parte voltati ; perche chi più fissamente in Dio rimira , più distintamente e dolcemente io vede , e V occhio si sente più confortare. 1 Digitized by Googfe CANTO XXXIJL 3o 7 V aspetto mio col valore infinito» > O abbondante grazia , ond' io presunsi Ficcar lo viso per la luce eterna Tanto, che la veduta vi consunsi! 84 Nel suo profondo vidi che s' interna Legato con amore in un volume Ciò che per Y universo si squaderna : Sostanza ed accidente e lor costume , Tutti conflati insieme per tal modo , Che ciò eh 1 io dico è un sémplice lume. 90^ La forma universàl di questo nodo Credo eli io vidi , perchè più di largo > Dicendo questo, mi sento eh' io godo. Un punto solo m è maggior letargo* Si Col valore infinito ; con esso Dio. $4 Che tutta la mia potenza visiva vi spesi * tutta ve la impiegai. $f> In un /volume ; in Dio. 87 Ciò, the , ec. quanto per tutto P universo. si spande , cioè tntte le creature. 58 Sostanza 1 ec. cioè tutte le lor differenze e ( proprietà e perfezioni. 90 È un semplice lume ; è una molto minima parte di dimostrazione» qi La forma universàl ,ec. la prima e generale idea di questa macchina del mondo. Dice nodo perchè sopra ha detto legato. #3 Di largo ; largamente. «i}4 Un punto solo di tempo che a ciò non pensi % e mi sia vietato o impedito il ricordar- mene , m' annighittisce e m'apporta mag* 36 . 3o8 PARADISO. Che venticinque sècoli alia 'mpresa Che fé* Nettuno ammirar l'ombra ÓV Argo. 96 Così la mente mia tutta sospesa Mirava fissa immobile ed attenta, E sempre di mirar laccasi accesa. A quella luce cotàl si diventa, Che volgersi da lei per altro aspetto È impossi'bil che mai si consenta: ira Perocché 1 ben, eh' è del volere obbietta, Tutto s'accoglie in lei ; e fuor di quella È difettivo ciò clie lì è perfetto. Ornai sarà più corta mia favella , Pure a quel eh' io ricordo , che d* infante Chebagni ancor la lingua alla mammella. 108 Non perchè più cK un sémplice sembiante Fosse nel vivo lume eh 1 io mirava , Che tal è sempre qual era davante: gior dimenticanza e affanno , che imhi avrebbero fatto a5 secoli a quei gloriosi che passarono a Coleo , in ritardargli vie- tando loro l'affrettata e bramata impresa» la quale fece sì , che navigando eglino la prima volta per lo mar Egeo, Nettunno $i maravigliasse in vedendo nelle sue ac- que l'ombra delia nave Argo , essendo il primo navilio da lui veduto. XQl Per altro aspetto ; per rimirar qualunque altra cosa. ^07 A quel poco di cui ancor mi ricordo. ÌP9 Più eh* un semplice sembiante ; cioè, àU verse sembianze. Digitized by CANTO XXXIII. 3o 9 Ma pe* la vista che s' avvalorava In me guardando una sola parvenza , Mutandom 1 io, a me si travagliava : u4 Nella profonda e chiara sussistenza Dell' alto lume parvenu tre giri Di tre colori e d* una contenenza : E T un dall' altro , come Iri dà Iri , Paréa riflesso : e '1 terzo paréa fuoco Che quinci e quindi igualmente si spiri, uà O quanto è corto '1 dire , e come fioco ÀI mio concetto ! e questo a quei eh' io vidi $ tanto , che non basta a dieer poco. O luce eterna , che sola in te sidi , Sola t' intendi , e da te intelletta Ed intendente te ami ed arridi : i%6 Quella circulazión , che si concetta ■ *i4 Mutandomi io, , quella rispetto a me si cangiava e alterava , comparendomi via via sempre più beila. 116 Tre giù , ec. cioè le tre Persone colle loro proprietà nozionali. 118 V uri dall' altro ; cioè, il Figliuolo dal Padre : Lufnen de lumine. 119 E'I terzo \ lo Spirito Santo , qui ex utro* que procediti ia3 Non basta a dire , è poco, essendo ancora molto meno che poco. Sidi ; stai : da sidere , voce latina. 127 Quella circulazione , quel secondo giro O cerchio , cioè il Figliuolo, che , o Luce eterna del Padre , mi appariva concetta ■ 3lQ . PARADISO» Pareva in te-, come lume riflesso , - Dagli occhi miei alquanto circonspetta * > Dentro da se del sua colore Utesso Mi parve pint* della nostra effige : Perchè '1 mio viso in lei tuUo era messo. i3* Quai è il geòmetra che tujto s* affige Per misurar lo cerchio , e non ritruova^ Pensando , quel principio ond' egli kidige; _ Tale era io à quella vista nuova: Veder voleva come si convenne V imago al cerchio , e come vi s* indova: 1 3$ Ma non éran da ciò le proprie penne : Se non che la mia mente fu percossa Da ùn fulgore , in che sua voglia venne, e da te generato come da lume diretto* hi me riflesso. U»9 Circonspetta; guardata bene attorno. ì3i Mipàrve r, éc. mi apparve dipinto dentri di se della nostra umana sembianza* mentre pur mi apparve del suo istesso colore. i35 QncT egli indige ; dì cui ha bisogno per riuseir^airintentodiquadrareil circola. l38 V imago al cerchiò ; V Umana Natura alia Persona del Verbo . E cóme vi s indoua^ e come vi s'inserisca e in lui si al luoghi è si adatti , cioè , come sostanzialmente si unisca la Natura Umana alla Persona del Verbo. i3o. Da ciò; atte a ciò , sufficienti. Zji Dà tino splendore della Divina Grazia , ■> r 4 Digitized by Google CANTO XXXIIL 3ir Air alta fantasia qui mancò possa : 3fa già volgeva il mio disiro e '1 velie , SL come ruota che egualmente è mossa , 11' amor che muove il Sole e V altre stelle. i^5 mercè del quale venne adempiuto il suo desiderio , e intese il gran misterio. 142 Qui mancò il potere all' alta fantasia , che voleva trasmettere un' immagine alla memoria per lasciarne ai futuri secoli qualche notizia , scrivendone sublimi versi. 14? Ma C amore , cioè Iddio , che muove il tutto , e le stelle e il Sole , già volgeva \ secondo il suo piacere e santissima vo- lontà il desiderio e voler mio nel modo che una ruota è regolatamente mossa secondo il voler del suo artefice ; cioè y ma mi conformai al voler di Dio , che non voleva che di tal' immagine si arric- chisse la mia fantasia , e ne tramandassi qualche memoria ai posteri , deponen- done però ogni pensiero e desiderio. tINB DEL PARADISO» t I Digitized by Google » Digitized by Google - Digitized by Google